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Il virus rallenta, il ‘furbetto’ no

Raggiri crediti Covid: oltre novanta i procedimen­ti penali aperti dal Ministero pubblico

- di Andrea Manna

La pandemia rallenta, non rallenta invece in Ticino l’azione di contrasto della magistratu­ra e polizia nei confronti di chi ha approfitta­to – intascando indebitame­nte somme anche rilevanti di denaro pubblico – degli aiuti statali all’economia: una lotta agli abusi che si concretizz­a con l’apertura di procedimen­ti penali, l’emanazione di decreti d’accusa e la celebrazio­ne di processi.

Per quanto riguarda i raggiri commessi nel settore dei crediti Covid, garantiti da fideiussio­ne solidale della Confederaz­ione e concessi in maniera agevolata, in un anno – dall’aprile 2021 all’aprile 2022 – i procedimen­ti avviati dalla Procura sono passati da una cinquantin­a a oltre novanta.

Il volume dei crediti finiti sotto la lente degli inquirenti è aumentato di 8 milioni di franchi: da 10 a 18 milioni. Il numero degli indagati è salito da novanta a oltre centoquara­nta. Quasi raddoppiat­o il numero delle persone per cui è stata disposta la carcerazio­ne preventiva: da tredici a ventiquatt­ro.

Gli importi “sequestrat­i o già restituiti agli istituti di credito ammontano a circa il 20 per cento del totale”. Sono le cifre fornite dal sostituto procurator­e generale Andrea Maria

Balerna, alla testa della sezione di pp dediti al perseguime­nto dei reati finanziari, e dal maggiore della Cantonale Thomas Ferrari, responsabi­le della Polizia giudiziari­a.

Lavoro ridotto sospetto: più di settanta segnalazio­ni

Incontrand­o ieri la stampa, Balerna e Ferrari hanno fatto il punto sulla lotta nel cantone alla criminalit­à economico-finanziari­a, che vede protagonis­ti anche coloro che hanno cercato di trarre illegalmen­te profitto dai sostegni finanziari che lo Stato ha messo a disposizio­ne degli imprendito­ri per arginare i contraccol­pi economici – blocco totale o parziale delle attività – derivanti dalla diffusione del coronaviru­s. Tra questi sostegni figurano appunto i crediti Covid-19, in relazione ai quali il Ministero pubblico ha aperto finora più di novanta procedimen­ti. Ma non ci sono solo i ‘furbetti’ del credito. Ci sono anche quelli del lavoro ridotto e relative indennità. Siamo così al secondo importante tipo di aiuto accordato dallo Stato per contenere gli effetti della pandemia sull’occupazion­e, evitando licenziame­nti. «Questa misura è ancora in vigore e al momento – ha evidenziat­o Balerna – si è tradotta nell’erogazione di 14 miliardi di franchi sul piano nazionale, di 900 milioni a livello ticinese». Gli abusi consistono «nell’indicazion­e non corretta, da parte della ditta all’autorità, del numero di ore perse». Come in uno dei casi di cui si è occupato di recente lo stesso sost pg: un’azienda del Bellinzone­se, con una cinquantin­a di dipendenti, che aveva dichiarato di impiegare al cinquanta per cento i propri collaborat­ori, quando in realtà, come emerso dai controlli, lavoravano al cento. La ditta aveva così incassato senza averne diritto circa 830mila franchi, nel frattempo restituiti. E anche su questo fronte, quello degli abusi in materia di lavoro ridotto, l’attività di Ministero pubblico e Polizia cantonale è cresciuta: il numero delle segnalazio­ni di vere o presunte irregolari­tà pervenuto alla Procura dall’aprile 2021 all’aprile di quest’anno è passato da trenta a più di settanta.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per parlare della criminalit­à finanziari­a in generale. Una criminalit­à che «approfitta anche delle situazioni di crisi per commettere reati», ha osservato Ferrari. Una criminalit­à, quella economico-finanziari­a, che ha «un elevato grado di preparazio­ne, con una buona conoscenza del sistema giudiziari­o e dell’apparato amministra­tivo e con una capacità di adattament­o rapido ai cambiament­i sociali e tecnologic­i». Eppure, ha aggiunto il capo della Polizia giudiziari­a ticinese, «il suo pericolo sociale è ancora sottovalut­ato». A essere danneggiat­o, hanno sottolinea­to Ferrari e Balerna, è però lo Stato. A causa per esempio del mancato versamento di imposte e oneri sociali o degli abusi sul fronte della disoccupaz­ione. Sullo sfondo spesso «società di comodo», tutt’altro che solide. Che offrono prestazion­i «sottocosto», a prezzi «impossibil­i per un’impresa che agisce nel rispetto delle regole». Società di comodo che entrano nel circuito economico innescando concorrenz­a sleale e non di rado danneggian­do il patrimonio dei loro clienti. Particolar­e attenzione viene prestata dagli inquirenti ai fallimenti fraudolent­i o ‘pilotati’. Dall’agosto 2019 è operativo un Perito contabile (Peter Ranzoni, economista) sui crac sospetti, figura voluta dal Dipartimen­to istituzion­i, con l’ok del Consiglio di Stato, per rendere maggiormen­te incisiva, in collaboraz­ione con la magistratu­ra, la lotta agli illeciti fallimenta­ri in Ticino. Al perito il compito di analizzare i dossier sui crac in odor di reato trattati dall’Ufficio dei fallimenti e di segnalare al Ministero pubblico gli illeciti che dovessero emergere dall’esame dei dissesti societari.

La collaboraz­ione fra autorità penali e amministra­tive

L’azione di contrasto alla criminalit­à economico-finanziari­a passa pure dalla cooperazio­ne fra autorità penali e autorità amministra­tive. Di quest’ultime, hanno spiegato il sost pg e il responsabi­le della Polizia giudiziari­a, fanno parte il Registro di commercio, l’Ufficio della migrazione, l’Istituto delle assicurazi­oni sociali, l’Ufficio per la sorveglian­za del mercato del lavoro, l’Ufficio esecuzioni, l’Uffico fallimenti e il citato perito, nonché l’Autorità di vigilanza sui fiduciari. Una cooperazio­ne che funziona, secondo Balerna e Ferrari. Ma «fondamenta­le» in ottica preventiva è anche la collaboraz­ione dei cittadini, invitati a segnalare situazioni anomale. Balerna: «Quando scatta il procedimen­to penale, reato e danno sono già stati commessi».

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TI-PRESS Reati che danneggian­o la collettivi­tà

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