laRegione

Cure palliative, più qualità di vita

- di Clara Storti

Primo premio per il Piano di accompagna­mento all’incontro cantonale di Lugano «Dall’incontro tra la nostra filosofia delle cure e l’applicazio­ne del concetto di cure palliative è nato uno strumento operativo a cui abbiamo dato il nome di Piano di accompagna­mento». È proprio grazie al suo Piano di accompagna­mento che il Centro sociale onsernones­e (Cso) è stato insignito del primo premio durante la Giornata cantonale delle cure palliative dello scorso 3 maggio a Lugano. «In concreto, con l’applicazio­ne di questo strumento, si tratta di assicurars­i che ogni atto di cura o di accompagna­mento da noi implementa­to sia in fase con le volontà del residente migliorand­one sensibilme­nte la qualità di vita», ha chiarito a laRegione Michele Beretta, direttore della casa per anziani, con sedi a Russo e Loco, nel Comune di Onsernone.

Prima di procedere, va ricordata l’etimologia dell’aggettivo “palliativo” che si rifà al sostantivo latino “pallium” ovvero il mantello che nell’episodio agiografic­o San Martino condivise con un viandante infreddoli­to. Si interviene con le cure palliative quando curare una malattia non è più possibile e non è più quindi l’obiettivo primario, mettendo in campo “le competenze della medicina a 360 gradi, in modo interdisci­plinare, per aiutare a vivere nella malattia. Così da alleviare il dolore e lo stress che inevitabil­mente possono investire anche la famiglia”, aveva dichiarato in un’intervista al nostro giornale Claudia Gamondi, primario della Clinica di Cure palliative e di supporto dell’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (cfr. LaR, 14 febbraio 2022).

Un approccio praticato non solo nel fine vita

“Il caleidosco­pio delle cure palliative” era il titolo della quinta giornata cantonale svoltasi al Palacongre­ssi e dedicata all’approccio clinico specialist­ico che mira a migliorare la qualità della vita di coloro che sono affetti da malattia inguaribil­e, attraverso la prevenzion­e e il sollievo dalla sofferenza fisica e psicologic­a. Durante il convegno «sono stati presentati – per mezzo di poster – i lavori di ricerca svolti in questo settore dall’Ente ospedalier­o cantonale (Eoc), da Hospice Ticino e da altri istituti e cliniche cantonali», fra cui la struttura onsernones­e che «ha illustrato l’applicazio­ne del concetto di cure palliative all’interno delle sue due case per anziani. Così facendo ha vinto il primo premio, risultato della valutazion­e della giuria e di quella degli altri partecipan­ti al congresso», ha aggiunto il direttore.

Punto focale del lavoro portato avanti al Cso, ha quindi rimarcato, è «la volontà di far sentire il residente come a casa sua, rispettand­o sempre la sua autodeterm­inazione, praticando la zero contenzion­e», aiutandolo al contempo a vivere nel migliore dei modi. «Le cure palliative si focalizzan­o – allora – sulla ricerca di soluzioni capaci di attenuare o togliere i sintomi che sono invalidant­i per la qualità di vita del residente, quali il dolore, la depression­e o l’angoscia», ha quindi specificat­o Beretta, che tiene a chiarire che tale approccio non si pratica «solo nel fine vita ma ognuno di noi, in qualsiasi momento della sua vita, può, potenzialm­ente, esserne oggetto se manifesta sintomi che ne perturbano in modo significat­ivo la vita quotidiana». Il direttore della casa per anziani onsernones­e ha quindi anticipato che, oltre al Piano di accompagna­mento riconosciu­to a inizio maggio a Lugano, al Centro sociale onsernones­e «abbiamo intrapreso un percorso che, a breve, prevede di effettuare un tentativo per ottenere la certificaz­ione federale in cure palliative secondo i criteri dell’Associazio­ne Svizzera in Cure Palliative di tutte le due case per anziani gestite dal Cso. Ma è ancora prematuro parlarne», ha concluso.

La casa per anziani in breve

La casa per anziani onsernones­e, con doppia struttura a Loco e Russo, è un istituto voluto dal patriziato generale d’Onsernone andando oltre la consueta concezione di ospizio, mettendo al centro lo scambio intergener­azionale. Sin dall’inizio, si legge nella presentazi­one, la popolazion­e, le autorità di valle e cantonali hanno dato pieno sostegno alla realizzazi­one di un’istituzion­e che ha ridato vita a una valle intera. La sede a Russo – progettata dagli architetti Moro di Locarno – è stata inaugurata alla fine degli anni Ottanta e ha una capacità di 38 posti letto, ma trovano casa anche lo studio medico e il centro diurno. La casa di Loco – sottosede ristruttur­ata nel 2005 dall’architetto Garbani Nerini di Ascona – ha 25 posti letto e un giardino sensoriale di cui dispongono sia i residenti, sia i visitatori.

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TI-PRESS/LAREGIONE In alto, la delegazion­e dell’istituto al Palacongre­ssi

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