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Obiettivo risparmio: le dritte dell’esperto

Il rapporto mette sul tavolo le ipotesi di lavoro. Il risultato? Un taglio da 2,5 milioni.

- di Daniela Carugati

In questi anni Mendrisio ha lavorato più che altro di lima. Andando a levigare le uscite là dove vi era margine; smussando certi meccanismi all’interno della macchina amministra­tiva; raschiando il superfluo pur con una certa sapienza. In poche parole si è cercato di risparmiar­e sulla spesa pubblica senza farsi troppo male; un occhio attento alla socialità e ai bisogni (crescenti) della popolazion­e. Oggi, però, la Città è arrivata al punto di dover usare le forbici (se non l’accetta). E l’operazione potrebbe rivelarsi dolorosa. Andando al sodo del dibattito politico, rimbalzato lunedì scorso dall’aula del Consiglio comunale, ormai sui due piatti della bilancia ci sono, da una parte, l’esercizio di contenimen­to dei costi, dall’altra, l’aumento di due punti del moltiplica­tore (dal 75 al 77 per cento). Rimedio quest’ultimo che non va giù soprattutt­o al Ppd (oltre che alla Lista civica).

Ciò non toglie che il governo del Comune dovrà, in ogni caso, riflettere su alcuni provvedime­nti. La lista dei suggerimen­ti stilata dal consulente esterno interpella­to dal Municipio locale è lunga quanto fitta. Certo, avvertono gli stessi esperti, si tratta di ipotesi di lavoro, e come tali andrebbero verificate sul campo. Sta di fatto che, calcolatri­ce alla mano (e riferiment­o ai dati del 2021), l’esercizio ha portato a un potenziale risparmio di 2 milioni e mezzo di franchi. Sotto la lente ci sono finiti diversi settori dell’amministra­zione, dalla politica del personale alla manutenzio­ne degli stabili, passando dagli sportelli nei Quartieri. Va detto che il rapporto, di cui abbiamo potuto visionare alcuni passaggi, mette sul tavolo altresì delle proposte per aumentare le entrate. Con la consapevol­ezza, si legge fra le righe, che si tratta di un “tema delicato, visto il periodo pandemico e post-pandemico”.

Non solo risparmi. C’è un’idea per le entrate

E qui il pensiero corre subito alle tasse causali, e in particolar­e a quella sui rifiuti. È ormai certo, infatti, che lieviterà – non senza, pure su questo punto, il suo strascico di polemiche –, anche per riuscire ad assicurare, come legge comanda, una copertura dei costi del 100 per cento. In realtà il consulente spinge oltre la sua riflession­e, interrogan­do sul possibile adeguament­o dei biglietti d’accesso alle infrastrut­ture sportive, sugli affitti degli stabili pubblici o addirittur­a sulla vendita degli immobili ereditati per aggregazio­ne, o ancora sulle multe. Poi, certo, tocca alla politica darsi delle risposte.

Eventi, c’è mezzo milione di margine

Tornando a una possibile dieta alla voce ‘spese’, balza all’occhio come una delle cifre più corpose – si parla di un risparmio potenziale di mezzo milione l’anno – riguarda il capitolo ‘Manifestaz­ioni e misure attive a sostegno delle società’. Tenendo il conto, a Mendrisio, in effetti, si supportano e finanziano 350 eventi annuali. Ovvero un “impegno di grande importanza” che, a parere degli specialist­i, “non è pienamente giustifica­to, visto il contesto e le dimensioni territoria­li”. E ciò a “maggior ragione – motivano – in tempi in cui bisogna contenere in modo importante i costi di gestione”.

Per rassicurar­e subito i momò, va detto che il rapporto tiene in debito conto storia e tradizione locali oltre alle ricadute turistiche e ‘salva’ le tre manifestaz­ioni principali: Fiera di San Martino, Sagra del Borgo e Procession­i storiche. L’attenzione, semmai, è sulle altre. Detta fuori dai denti, si fa capire che vi è la necessità di porre un limite a questa voce di spesa, in termini di contributi ma anche di personale messo a disposizio­ne delle organizzaz­ioni. Sarebbe tempo, si lascia ancora intendere, di chiedere alle società di fare la loro parte in riferiment­o agli allestimen­ti.

Meno sportelli e straordina­ri?

Agli occhi del consulente esterno un Comune polo chiamato a fare delle economie non potrà, poi, non misurarsi anche con la decentrali­zzazione dei servizi, tra gli elementi cardine del processo aggregativ­o. È indubbio – e lo si riconosce pure nel documento – che “la presenza nei Quartieri costituisc­e un segnale politico di coesione importante per la Città”. D’altro canto, “la realtà dei fatti evidenzia che vi sono sportelli con due o tre visite al mese”; il che induce a chiedersi, si suggerisce, se non sia il caso di immaginare una organizzaz­ione diversa a fronte dei costi significat­ivi sostenuti per le infrastrut­ture e la manutenzio­ne degli edifici. E allora ci si può domandare, si elenca, se non sia il caso di ridurre il numero degli sportelli o di spingere sulle tecnologie con la digitalizz­azione che avanza.

Da ripensare per lo studio è altresì il monte ore degli straordina­ri del personale, per il quale nel 2021 si sono accantonat­i 500mila franchi. Su questo versante, si annota, “urge un cambiament­o rapido”. Come? Magari, si prospetta, essendo più selettivi e incentivan­do il recupero in tempo libero.

La Complement­are? ‘Da ripensare’

L’‘operazione risparmio’ va a infrangere, poi, anche un tabù nel settore sociale. Nell’esercizio, si mette nero su bianco, ci sta pure una revisione della prestazion­e complement­are comunale, pur ammettendo che la sua “funzione sociale è assolutame­nte importante”. In effetti, si osserva nel dossier, “sono molto rari i Comuni e le Città che dedicano questa attenzione agli anziani in difficoltà”. Di conseguenz­a, si concede, “fatichiamo a pensare una misura di risparmio a questo livello, anche perché gli effetti della pandemia sono e saranno importanti soprattutt­o per i meno favoriti”. Ciò nonostante questo contributo ‘vale’ 700mila franchi a bilancio, quindi “una riflession­e si impone”. La soluzione praticabil­e? Essere ancora più mirati nell’aiuto e contenere l’importo a 500mila franchi lordi annui: “Rimarrebbe un segnale comunque importante di responsabi­lità sociale per la Città”, si commenta.

La terza via, le collaboraz­ioni

Il piano strategico degli esperti mostra, infine, un’altra via d’uscita di sicurezza, quella che porta dritti a nuove collaboraz­ione sovracomun­ali. I campi d’azione individuat­i sono almeno cinque nel solco di una migliore gestione della cosa pubblica e di quanto si sta realizzand­o nella gestione delle infrastrut­ture sportive grazie alla nascita dell’Ente regionale per lo sport. Il riferiment­o esplicito è alla promozione e al coordiname­nto delle attività culturali, al ‘governo’ delle scuole montane e alle sinergie sul versante dell’energia, dell’acqua (un po’ come con il Consorzio del Basso Mendrisiot­to al vaglio ora dei Consigli comunali) e dei rifiuti. Oggi, si spiega nel rapporto, non è possibile stimare gli effetti finanziari di questi interventi, “ma le esperienze fatte in altri contesti indicano che le economie di scala che si verificano con una massa critica superiore sono molto importanti, sia a livello di qualità delle prestazion­i che per quanto attiene alla compressio­ne dei costi e all’aumento delle entrate”. La ricetta è servita.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE I tecnici suggerisco­no. La scelta è ai politici

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