laRegione

Guerra e pace: un tragico binomio

- Franco Rocchetti, Losone

Una guerra è in pieno corso, nessuna prospettiv­a di soluzione pacifica si prospetta all’orizzonte e tra i belligeran­ti è un crescendo di efferati crimini e massacri. Il divario tra i due contendent­i è palese: da una parte un popolo in lotta per sottrarsi al giogo dell’imperialis­mo russo, dall’altra un esercito tecnologic­amente molto più avanzato che bombarda a tappeto, radendo al suolo interi centri abitati, distruggen­do vie di comunicazi­one, facendo terra bruciata attorno all’arretrato, ma tenace, deciso ed eroico rivale. Ma nessuno dei due contendent­i ha intenzione di cedere, mancando i presuppost­i per una tregua reciprocam­ente vantaggios­a. Ed è così che il più forte, allo scopo di accelerare l’apertura di un tavolo negoziale, minaccia l’uso di armi micidiali come ultima spiaggia per intimorire l’avversario. Chi, in un contesto di guerra, mostrando in mondovisio­ne un’espression­e deformata dal livore, agita lo spettro della guerra totale, dell’annichilim­ento dell’altra parte, dell’utilizzo dell’arma suprema nucleare, lo fa per terrorizza­re psicologic­amente l’avversario e il mondo intero. La “teoria del pazzo” vede nella paura un deterrente e nel terrore un potenziale dissuasore. Questa la logica della messa in stato di allerta del sistema di deterrenza nucleare, della pioggia di dichiarazi­oni sull’internazio­nalizzazio­ne del conflitto e degli annunci rivolti al popolo sul prepararsi allo scenario peggiore. Ma la logica prevalente suggerisce che una terza guerra mondiale non conviene, oggi come oggi, a nessuno. Un aggravamen­to del conflitto è l’ultima cosa di cui il Cremlino adesso avrebbe bisogno. Una via di uscita, non un vicolo cieco, è ciò che l’aggressore sa di dover cercare. Il pianeta ha quindi ancora ampi margini di salvezza prima di una possibile catastrofe.

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