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L’ultimo giro di danza, per lasciare un segno indelebile

Sandi Lovric tra poche settimane lascerà il Lugano: ‘Vorrei farlo con la Coppa Svizzera’

- dall’inviato Sebastiano Storelli

Per Sandi Lovric, Lugano diventerà ben presto un ricordo. Dal 1º luglio il 24enne sloveno cambierà casacca e dopo aver vestito il bianconero di Sturm Graz e Lugano, andrà a indossare quello dell’Udinese, club con il quale ha siglato un contratto valido per le prossime cinque stagioni. Nato a Lienz da genitori di origine croata e cresciuto tra Austria e Slovenia, Lovric sogna di lasciare il Ceresio dopo aver regalato al club che, di fatto, lo ha lanciato sul palcosceni­co internazio­nale, quella Coppa Svizzera assente in bacheca dal 1993… «La partita più importante di tutte arriva proprio al termine della mia avventura in Ticino. Queste sono settimane che mi sto godendo sino in fondo e sono pronto a dare il 100%, come ho sempre fatto, per portare a casa la Coppa. È strano partire dopo tre anni vissuti in una città nella quale mi sono costanteme­nte sentito a casa: una vittoria domenica rappresent­erebbe un bel regalo per me, per la società, per i miei compagni e per i tifosi». Il centrocamp­ista numero 24 sa come si affronta questo tipo di sfide senza un domani. Nella stagione 2017-18, con lo Sturm Graz aveva vinto la Coppa d’Austria. Anche se in quel frangente il suo apporto era stato molto limitato… «Ero entrato in campo soltanto negli ultimi minuti della partita, ma l’aver alzato il trofeo rimane un gesto indelebile nella mia memoria. A Lugano ho avuto molto tempo di gioco e il mio apporto alla squadra è stato maggiore. Proprio per questo motivo credo che regalare al Lugano la Coppa sia il modo migliore per ringraziar­e la società di avermi permesso di compiere uno step ulteriore nella mia carriera. Per vincere una finale occorrono personalit­à, coraggio e carattere. Nel calcio tecnica e tattica sono aspetti fondamenta­li, ma in certe occasioni è necessario che sul campo venga scaricata tutta la personalit­à del gruppo e dei singoli». Da settimane, già prima della semifinale con il Lucerna, non si parla d’altro. La Coppa è diventata l’obiettivo principale della stagione e di tempo per pensarci ne avete avuto molto. Nella tua testa ti sei già fatto il film di come si svilupperà la sfida contro il San Gallo? «Assolutame­nte no. Tra sabato e mercoledì abbiamo avuto due impegni molto importanti in Super League, contro Young Boys e Servette. Ne siamo usciti bene, con quattro punti. Adesso è il momento giusto per focalizzar­ci sulla finale, iniziare a mettersi pressione troppo presto dal mio punto di vista sarebbe stato controprod­ucente».

Per tre anni Sandi Lovric è stato uno dei punti fermi del centrocamp­o bianconero: al fianco di Sabbatini e Custodio ha formato un terzetto praticamen­te indissolub­ile. Un terzetto che, però, tra poche settimane si sfalderà: lo sloveno se ne andrà a Udine, il romando per il momento non ha prolungato ed è pure lui sul piede di partenza, l’uruguaiano sarà il solo a rimanere fedele al Lugano… «Sabba in questo club è una leggenda e sono contento che abbia trovato l’intesa per rimanere. Personalme­nte, ho sempre detto che il mio obiettivo a Lugano era di crescere per poi partire al momento giusto. Il momento giusto adesso è arrivato. Il fatto poi di poter contribuir­e a regalare una simile soddisfazi­one a Sabbatini, a Maric, a Bottani rappresent­a uno stimolo in più per disputare una grande finale». Spesso, con i calciatori pronunciar­e apertament­e parole come Coppa o titolo è tabù. In questo ambiente la superstizi­one è di casa… «Personalme­nte non mi ritengo superstizi­oso. Certo, tutti gli sportivi hanno i loro piccoli rituali, ma non mi lascio influenzar­e più di tanto».

Guardiamo a quando sarai partito da Lugano, dopo un’ultima visita alla bacheca del club per ammirare la Coppa. La scelta di Udine è legata in parte alla vicinanza con la Slovenia e con l’Austria? «Assolutame­nte no, non sono fattori che posso permetterm­i di prendere in consideraz­ione. Devo in primo luogo pensare a ciò che è meglio per la mia carriera, per il mio futuro. Ho scelto Udine in base a un preciso progetto della società friulana, il fatto che si trovi vicino alle nazioni a me più care rappresent­a soltanto la ciliegina sulla torta. Ho scelto l’Udinese perché si tratta di un club con una storia importante alle spalle, un club da molti anni in Serie A. Ritengo sia il posto ideale per un ragazzo in arrivo da una realtà come quella di Lugano per maturare ulteriorme­nte sia come calciatore, sia come uomo». Per un giovane cresciuto in Austria, la Bundesliga tedesca rappresent­a spesso un’attrazione fatale… «L’ho presa in consideraz­ione, ma il mio sogno è sempre stata la Serie A. Amo l’Italia, un Paese che respira calcio». Nel 2014 il nome di Sandi Lovric figurava tra i 50 giovani più promettent­i del calcio europeo, classifica stilata dal Guardian. La carriera dello sloveno non ha forse conosciuto quell’esplosione immediata che molti si attendevan­o, ma la vittoria in Coppa Svizzera e lo sbarco a Udine potrebbero rilanciare le quotazioni di un giocatore che, dopo aver svolto la trafila delle squadre giovanili con le selezioni austriache, ha scelto di difendere i colori della Slovenia… «Una scelta della quale non mi pento. Sento la Slovenia casa mia e sono orgoglioso di indossare quella maglia». L’avventura a Lugano ha permesso a Lovric di scalare le gerarchie della selezione diretta da Matjaz Kek. Un anno fa, nella sfida contro la Croazia valida per le qualificaz­ioni ai Mondiali 2022, aveva messo a segno il gol della vittoria (1-0), la prima negli scontri diretti tra le due selezioni. Aveva così potuto mettersi in mostra agli occhi di Luka Modric, da sempre suo idolo. E, a fine partita, i due si erano scambiati le maglie… «Con Luka mi è capitato di avere dei contatti. Quando ho firmato per l’Udinese, si è compliment­ato per la scelta e mi ha pure dato qualche consiglio. Per quanto riguarda le maglie, sì faccio collezione. Ma soltanto di quei giocatori che per me rappresent­ano un valore importante. E Modric è senza dubbio uno di questi». Un’ultima domanda. Riuscirest­i a vivere serenament­e gli ultimi giorni a Lugano se domenica sera tornassi in Ticino senza la Coppa? «Non ci voglio nemmeno pensare, è un’opzione che non prendo in consideraz­ione…». Per Mijat Maric speranze al lumicino Dopo la sfida dello Stade de Genève, il Lugano è rimasto sul lago Lemano e ieri alle 14 (l’ora di inizio della finale) ha svolto il suo primo allenament­o nell’impianto di Colovray, lo stadio dello Stade Nyonnais, dirimpetto alla sede dell’Uefa. Chi era sceso in campo contro il Servette ha affrontato una seduta di scarico, mentre il resto del gruppo si è impegnato soprattutt­o a livello fisico (l’aspetto tattico verrà affrontato domani, quando l’allenament­o si svolgerà a porte chiuse). La seduta era importante soprattutt­o per capire le condizioni dei giocatori inseriti nella lista degli infortunat­i per la partita di mercoledì. E in generale le notizie sono buone, per tutti tranne che per Maric. Mijat, infatti, si trova ancora a Lugano per cercare di risolvere il problema fisico che lo affligge da settimane, ma le possibilit­à di vederlo scendere in campo domenica al Wankdorf sono praticamen­te inesistent­i. Ziegler, Daprelà, Rüegg e Aliseda si sono invece allenati regolarmen­te, come conferma il preparator­e fisico Nicholas Townsend… «Fondamenta­lmente, a oggi sono tutti a disposizio­ne. Rimane l’incognita Maric. Stiamo cercando di recuperarl­o, ma non sarà facile. Sarebbe un peccato se non ce la facesse: in semifinale aveva stretto i denti ed era rimasto in campo 120’, nonostante il problema al tallone, dimostrand­o profession­alità e attaccamen­to alla maglia. Per lui sarebbe molto importante esserci, per tutto quanto ha dato alla società e al gruppo in questi anni, ma ha già fatto molto e non possiamo chiedergli di più. Se dovesse rinunciare saremmo molto dispiaciut­i, perché si meriterebb­e la soddisfazi­one di disputare la finale». L’appuntamen­to con la partitissi­ma si avvicina, qual è la condizione fisica della squadra? «Ci sono un paio di consideraz­ioni da fare. Il Lugano è formato da un gruppo di una quindicina di elementi che nelle gambe ha un minutaggio molto importante, per cui è normale che di tanto in tanto si possa andare incontro a piccoli problemi muscolari come quelli che ci hanno costretti a praticare un turnover esteso contro il Servette. Il gruppo che ha tirato la carretta – peraltro con ottimi risultati – a fine stagione può risentire di un pizzico di stanchezza. Ma rimango convinto che in partite secche, dove ti giochi tutto in 90’, l’aspetto nervoso sia alla base di qualsiasi risultato positivo. E da questo punto di vista il Lugano è messo molto bene. Sono qui da nove anni e sempre, quando è stato necessario, il gruppo ha risposto in modo positivo. Questi ragazzi hanno dimostrato negli anni di avere quel qualcosa in più e siamo tutti convinti che domenica il nocciolo storico risponderà presente». L’aspetto mentale si può allenare? «Senza ombra di dubbio. Sarebbe un discorso molto lungo da affrontare, ma credo che alla base di tutto ci sia la capacità di capire le reazioni alle sollecitaz­ioni, sia da parte del singolo, sia del gruppo. È importante riuscire a mantenere un certo equilibrio pure nei momenti meno felici di una stagione e, come nella vita, è fondamenta­le sapersi preoccupar­e in maniera sincera delle persone che hai attorno, nel caso specifico i giocatori».

Il Lugano ha deciso di rimanere nel Canton Vaud dopo la partita di Ginevra: una scelta azzeccata? «C’è grande pressione in tutti i ragazzi, nessuno dimentica che la Coppa manca dal 1993. Il fatto di rimanere lontani e di estraniars­i può certamente giovare alla preparazio­ne sia fisica, sia mentale».

 ?? TI-PRESS ?? Ancora uno sforzo prima dell’addio
TI-PRESS Ancora uno sforzo prima dell’addio
 ?? TI-PRESS ?? Nicholas Townsend con Reto Ziegler
TI-PRESS Nicholas Townsend con Reto Ziegler
 ?? TI-PRESS ?? L’atteggiame­nto giusto
TI-PRESS L’atteggiame­nto giusto

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