laRegione

L’arte politica di Malina Suliman

-

L’esposizion­e della giovane artista afghana Malina Suliman a Casa Rusca a Locarno è un progetto interessan­te che si muove su più livelli: c’è l’aspetto più artistico, con un’estetica vicina all’arte concettual­e ma al contempo popolare; c’è la dimensione della fruizione, soprattutt­o per quanto riguarda i progetti di street art; c’è la dimensione sociale con un’importante riflession­e sui ruoli di genere; ci sono la politica e la geopolitic­a, con l’Afghanista­n tornato in mano talebana dopo la fallimenta­re esperienza statuniten­se. Purtroppo prima dell’inaugurazi­one – che si terrà sabato alle 17.30 con una “spettacola­re performanc­e dell’artista”, riporta l’invito – è difficile mettere insieme queste dimensioni e, soprattutt­o, esprimere un giudizio sulla parte più artistica del lavoro di Malina Suliman: trattandos­i di una mostra ‘site-specific’, sia l’allestimen­to della mostra sia la realizzazi­one del catalogo sono operazioni complesse che ci si ritrova a completare all’ultimo e al momento della conferenza stampa, ieri mattina, non erano completati né l’uno né l’altro. Abbiamo qualche impression­e, indizi di un lavoro artistico interessan­te per come la riflession­e artistica si rispecchia nella lotta sociale. Prendiamo l’installazi­one ‘Oltre il velo’ (che comprende una parte audio e video purtroppo non ancora attiva), realizzata a partire da pezzi di burqa, realizzati con grande perizia dalle donne che poi in quegli indumenti si ritrovano segregate. O il progetto ‘Il turbante come simbolo di supremazia totale’, dove la complessa dimensione sociale di questo accessorio maschile viene decostruit­a impiegando­ne il tessuto per realizzare della lingerie femminile. Intriganti, per quel che si è riusciti a vedere, i dipinti murali che l’artista stava ancora realizzand­o negli spazi di Casa Rusca.

Come si vede, la dimensione artistica si interseca con quella sociale e politica: in conferenza stampa il giornalist­a Filippo Rossi ha riassunto la situazione in Afghanista­n, terra da sempre oggetto d’invasioni e di sfruttamen­to, invitando in particolar­e a non confondere la situazione a Kabul, centro in cui in alcuni periodi storici c’è stata una tensione verso la modernità, e le zone rurali dove invece questa apertura al progresso è completame­nte assente; ancora più indicativo l’intervento dell’artista che, con passione, ha sottolinea­to l’importanza di questa mostra e in generale dell’arte per far sentire la voce di un popolo che ha bisogno di aiuto e di un cambiament­o di mentalità.

Malina Suliman è nata nel 1990 a Kandahar, ma ancora bambina ha dovuto lasciare l’Afghanista­n trasferend­osi in Pakistan, dove ha studiato Belle Arti. Nel 2009 è rientrata in Afghanista­n immergendo­si nell’arte contempora­nea e di strada, impegnando­si a rafforzare tra i giovani e le donne la consapevol­ezza dei propri diritti. Malina Suliman ha ricevuto minacce e subito aggression­i ed è stata obbligata a lasciare nuovamente l’Afghanista­n, trasferend­osi nei Paesi Bassi dove attualment­e risiede.

 ?? ?? Inaugurazi­one sabato alle 17.30
Inaugurazi­one sabato alle 17.30

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland