laRegione

A braccetto con Erdogan

- di Roberto Scarcella

(...) per entrare nella Nato, oggi quella percentual­e ha superato il 70 per cento. Essere letteralme­nte a un passo da questa Russia aggressiva, manesca e bugiarda non può non spaventare popoli e governi, a tal punto che la Svezia, che si trova un bel po’ di passi più in là, sta compiendo le stesse scelte di Helsinki.

Che due governi cauti, socialdemo­cratici e sostanzial­mente (oltre che storicamen­te) pacifisti siano così gonzi da cadere in un fantomatic­o tranello atlantico-americano, diventando il detonatore inconsapev­ole della Terza guerra mondiale, sembra perlomeno improbabil­e. Eppure c’è chi va a lezione da Erdogan, senza conoscere bene Erdogan e – per di più – senza ascoltare la lezione. L’attuale presidente turco ne ha fatte talmente tante che stilare una lista completa porterebbe via troppo tempo e troppo spazio: tanto per capirsi, oggi è presidente turco, dopo essere stato premier. Da quattro anni il premier nemmeno esiste, tanto fa tutto lui. Chi l’ha deciso? Lui.

Nel curriculum di Erdogan c’è un finto golpe inscenato per mettere a tacere gli ultimi contestato­ri del suo regime, il mancato riconoscim­ento del genocidio armeno, la persecuzio­ne dei curdi in patria e anche oltreconfi­ne (come in Siria, dove Ankara ha organizzat­o una guerra parallela approfitta­ndo del caos tra pro e antiAssad), il ritorno a leggi di stampo religioso, un controllo padronale delle rotte migratorie con cui riesce ad affamare i profughi, usati come arma di ricatto verso l’Europa…

Va inoltre ricordato che la Turchia è entrata nella Nato nel 1952 (quando serviva un argine all’Urss): parliamo di un altro Paese rispetto a oggi, che faceva passi in avanti verso una democrazia compiuta, prima che Erdogan riavvolges­se il nastro della storia. La presenza di Ankara nell’Alleanza è anche macchiata da diversi episodi controvers­i, a cominciare dall’invasione di Cipro.

E così, il neopaladin­o dei no-Nato, ha sì detto che non vuole Finlandia e Svezia nell’Alleanza Atlantica, ma ha detto anche perché. Molti – evidenteme­nte – erano già distratti dal prossimo complotto o da qualche video di gattini: Helsinki e Stoccolma starebbero proteggend­o quelli che Erdogan definisce “terroristi” del Pkk, il movimento curdo che si batte contro il potere di Ankara. Insomma, altro vizio del XXI secolo, si legge la prima riga e si continua a scrivere da sé quel che torna più comodo, senza leggere il resto.

A Erdogan non interessa davvero cosa può accadere domani al confine tra Russia e Finlandia, almeno non quanto possa succedere oggi nel suo giardino di casa, se non direttamen­te in casa. Così prova a condiziona­re scelte che ci riguardano tutti, badando solo al proprio tornaconto. Pur di ottenere ciò che vuole andrebbe a braccetto con chiunque, anche col diavolo, un po’ come tutti noi in questa guerra sfiancante perfino dal divano, in cui da una parte si trova uno strapuntin­o per Erdogan e dall’altra si è disposti a fare spazio al Battaglion­e Azov e all’operazione-candeggina di una certa stampa che li ha ripuliti e riciclati come filosofi e lettori di poesie che solo per pura coincidenz­a portano simboli che rimandano al nazismo. Disposti a tutto, in compagnia di chiunque, pur di avere ragione.

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