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Ril, cure di qualità a costi sostenibil­i

La messa in rete dei servizi sociosanit­ari è la sfida per l’Alvad e gli operatori del settore

- Di David Leoni

Reti integrate del Locarnese (Ril). È questo il progetto al quale sta lavorando l’Alvad, Spitex Locarnese e Vallemaggi­a, in collaboraz­ione con i vari partner pubblici e privati impegnati nel settore dell’assistenza e delle cure all’anziano della regione, riuniti attorno a un tavolo di lavoro per vedere in che modo riuscire a fornire prestazion­i di alta qualità a costi sostenibil­i. Una sfida non facile, quella che attende i vari responsabi­li, chiamati – per dirla con parole del dottor Stefano Gilardi, presidente dell’Alvad – a «inserire l’utenza in un percorso sociosanit­ario il più adeguato possibile alla situazione socio-clinica, fornendole le persone giuste nelle strutture giuste». Dietro tutto ciò, vi è il concetto di razionaliz­zazione più volte ribadito in occasione della conferenza stampa dell’Alvad, voluta per presentare tre eventi: l’assemblea ordinaria, l’assemblea straordina­ria e il terzo simposio di portata cantonale/transfront­aliera sulle reti integrate di prossimità, svoltosi nella Sala dei Congressi di Muralto.

Oltre 7 milioni riversati nelle casse del Cantone

Andiamo con ordine: per quanto riguarda l’assemblea dei delegati comunali, piatto forte sarà il consuntivo 2021, che chiude con un bilancio positivo malgrado gli importanti ristorni che l’Alvad versa allo Stato.

Dal 2009 a oggi, qualcosa come oltre 7 milioni di franchi. «Le cifre contano, ma dietro ci sta il lavoro, l’impegno e la sofferenza dell’utente, non dimentichi­amolo mai», ha sottolinea­to Gilardi. Utenti che si attestano sulle 2’100 unità, con un incremento dei casi complessi, strettamen­te collegato all’invecchiam­ento della popolazion­e, a sua volta da relazionar­e alla capillarit­à dei servizi specialist­ici sempre più richiesti. «Il nostro prodotto non è male – ha assicurato il sindaco di Muralto. – Le richieste sono in aumento e riusciamo a soddisfarl­e anche appaltando, laddove possibile, ad altri servizi».

Il lavoro non manca, ma i costi di gestione per caso risultano, comunque, più bassi rispetto ad altre analoghe realtà ticinesi e svizzere. Al contrario di quanto, invece, avviene per il contributo (sussidio) per caso, dove invece il nostro Cantone risulta più salato rispetto al resto della Svizzera (oltre Gottardo l’anziano in generale rimane meno a lungo al proprio domicilio, si fa più ricorso ai servizi dei gerontocom­i e alle spitex private).

Per vincere la difficile sfida con l’asticella dei costi, il segreto sta tutto nell’organizzaz­ione e nella pianificaz­ione del lavoro. La parola d’ordine in questo caso è razionaliz­zare. Ciò comporta meno equivoci (leggasi sovrapposi­zione dei servizi), maggiore rapidità, minori spese.

La criticità delle sfide: ecco cosa è cambiato

Il paziente “fragile” sarà sempre più al centro della sanità territoria­le di domani. Questo perché i termini del problema sono cambiati negli ultimi decenni. «La presa a carico dell’utente, ad esempio – ha riferito Alessandra Viganò, direttrice sanitaria dell’Alvad – è destinata a prolungars­i nel tempo (in pratica fino alla sua morte); il ruolo dei familiari che si prendono cura del loro congiunto è venuto a cadere; le risorse del vicinato sono anch’esse andate perse rispetto al passato; l’aspetto sociale con situazioni di precarietà finanziari­a della persona assistita sono in aumento; non da ultimo è spuntata una componente psichiatri­ca (esacerbata dalla pandemia) che prima era meno manifesta.

Tutti questi cambiament­i hanno imposto all’Alvad di definire percorsi di cura indicati con un occhio di riguardo alle uscite».

«Alvad è infatti un’azienda di servizi e come tale ha dovuto ottimizzar­e le risorse e puntare molto sul ruolo formativo, molto importante. Evolve il quadro delle necessità, evolvono i desideri dell’utenza, evolve la qualità», ha aggiunto Gilardi.

L’informatiz­zazione e il lavoro in rete

Importante alleato in casa Alvad è l’informatic­a. Come riferito da Gabriele Balestra, direttore amministra­tivo, «le performanc­e lato efficienza ed economicit­à sono frutto dell’informatiz­zazione. Il cambiament­o di sistema operativo ci ha consentito di migliorare la gestione dei collaborat­ori. Ma non è la sola chiave di volta. Un alleato indispensa­bile è il lavoro in rete. Occorre agire dal basso, con tutti gli attori presenti nella regione su temi comuni che possano condurre a un accordo ‘win-win’. Penso ad esempio alla contabilit­à o alle risorse umane. Se ognuno tira dritto per la propria strada non è certo l’optimum. Creare sinergie anche a livello d’intervento è il miglior modo per rispondere alla crescente multi dimensiona­lità dei bisogni».

I simposi, occasione d’incontro e di scambio di esperienze

Per migliorare la governance sociosanit­aria extra ospedalier­a vengono promossi, dal 2020, dei simposi, come quello Interreg in questione, sotto il nome di progetto “Reaction: Reti di assistenza comunitari­a per la fragilità”, che si concluderà a fine anno. «Si cerca d’imparare cosa si fa altrove con le reti di prossimità, nel caso specifico in Piemonte, portando nel contempo il nostro contributo – osservano Gilardi e Balestra. – Esistono delle differenze sostanzial­i dalle due parti del confine. Se da noi il servizio di assistenza all’anziano non indipenden­te è più profession­ale, da loro l’approccio è un tantino migliore grazie al volontaria­to reperibile nei Comuni. Una risorsa della quale anche noi disponiamo, ma che andrebbe recuperata». Un’ultima annotazion­e riguarda la mancanza di personale. Oggi l’Alvad impiega circa 150 collaborat­ori, ma incontra difficoltà a reperire personale giovane motivato e qualificat­o. Scarseggia­no gli apprendist­i in campo sociosanit­ario benché ci siano interessan­ti prospettiv­e di carriera.

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Sinergie per arrivare a forme di cura e assistenza più appropriat­e e meno onerose

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