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Condannato l’autore della rapina al chiosco

Venti mesi di carcere e norme di condotta

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«Non so ancora dare una spiegazion­e del perché quella mattina ho commesso la rapina. C’era una specie di fumo che non mi faceva vedere bene le cose». Si è espresso così il 22enne del Luganese che, a volto coperto e pistola a CO2 tra le mani, il 19 novembre scorso ha rapinato il chiosco di via Geretta a Paradiso. Il giovane è comparso ieri davanti alla Corte delle Assise correziona­li di Lugano per rispondere di rapina, danneggiam­ento, violazione di domicilio, infrazione alla Lf sulle armi e munizioni e contravven­zione alla Lf sugli stupefacen­ti. Il giudice

Mauro Ermani ha approvato l’accordo raggiunto tra le parti – la procuratri­ce pubblica Pamela Pedretti e l’avvocato Luisa Polli – e condannato il 22enne a 20 mesi di detenzione, di cui 13 sospesi per un periodo di prova di 4 anni. «Come norma di condotta – ha spiegato il giudice – nei quattro anni dovrà sottoporsi a cure medico psichiatri­che e continuare la terapia farmacolog­ica. Lei ha un problema che è una malattia come le altre: l’importante è curarsi, deve sempre chiedere aiuto quando non sta bene». L’imputato ha dichiarato di sentirsi «pronto» a uscire dal carcere (dove trascorrer­à ancora un mese per permettere l’ultimazion­e del consolidam­ento della terapia farmacolog­ica avviata) e di essere intenziona­to a riprendere gli studi.

La mattina della rapina

Come ricostruit­o nell’atto d’accusa, quella mattina il 22enne ha raggiunto il chiosco, ha indossato una berretta precedente­mente intagliata all’altezza degli occhi, ha colpito con un calcio la porta di vetro all’entrata del chiosco e ha ripetutame­nte intimato al proprietar­io del chiosco di consegnarg­li i soldi puntandogl­i contro la pistola, una replica di una Sig Sauer P-226 che, si legge nell’atto d’accusa, era priva del tappo rosso sull’estremità della canna e quindi “per il suo aspetto poteva essere scambiata per un’arma da fuoco vera”. Quando il titolare, dopo avergli negato il denaro, ha cercato di fuggire da un passaggio accanto al bancone, l’imputato glielo ha impedito. Quando la vittima è tornata dietro al bancone, il 22enne gli ha nuovamente intimato di consegnarg­li i soldi, ricevendo una banconota da 100 franchi. Pochi minuti dopo l’imputato è stato fermato dalla Polizia sul lungolago, grazie anche alla collaboraz­ione del titolare del chiosco. «Stavo uscendo dalla dipendenza dalla cannabis – ha spiegato l’imputato –. Era da meno di un mese che non fumavo più e probabilme­nte la mia testa era ancora offuscata dalle droghe che assumevo: mi dispiace per il titolare del chiosco, per i miei genitori e anche per me stesso».

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TI-PRESS La pena è stata parzialmen­te sospesa

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