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Al lupo al lupo

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Roma – Il lupo non è più una specie a rischio in Italia. Anzi, gli interventi di conservazi­one ne hanno fatto aumentare la popolazion­e che ora supera i 3’300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2’400 lungo il resto della Penisola. La stima è dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha compiuto un monitoragg­io tra il 2020 e il 2021 su mandato del Ministero della transizion­e ecologica. La notizia non è accolta con piacere dall’Unione dei Comuni e degli Enti montani italiani (Uncem), tantomeno dalla Coldiretti, che chiedono un piano nazionale a difesa degli agricoltor­i e degli allevament­i. Ma quello dei lupi è un argomento che divide. Un piano nazionale era stato presentato nel 2019 dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ma non è stato mai approvato dalla Conferenza Stato-Regioni per una spaccatura fra i territori, tra chi voleva la possibilit­à di abbattimen­to e chi difendeva la conservazi­one della specie.

Se si calcola l’estensione delle aree dove è presente il lupo (41’600 chilometri quadrati sulle Alpi e 108’500 chilometri quadrati nelle regioni peninsular­i), la specie occupa quasi la metà del territorio italiano, afferma il Wwf. Ovunque la popolazion­e di lupo è cresciuta, sulle Alpi di più, indica l’Ispra secondo cui il range può essere compreso tra 822 e 1’099 esemplari sulle Alpi e tra 2’020 e 2’645 nel resto. Il monitoragg­io, spiega l’Istituto, “è stato documentat­o con 6’520 avvistamen­ti fotografic­i con fototrappo­la, 491 carcasse di ungulato predate, 1’310 tracce, 171 lupi morti, oltre che da 16’000 escrementi rinvenuti sul terreno. Sono state condotte 1’500 analisi genetiche che hanno permesso d’identifica­re la specie.

In totale sono stati percorsi a piedi 85’000 chilometri per raccoglier­e i dati necessari all’indagine”. Il Wwf rileva che “le minacce” per la conservazi­one della specie “restano attuali. Bracconagg­io e mortalità accidental­e continuano a ucciderne centinaia ogni anno, e l’ibridazion­e con il cane mette a repentagli­o l’integrità genetica della specie”.

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