laRegione

Se il bando di pesca finisce imbrigliat­o

Il Tribunale amministra­tivo concede l’effetto sospensivo al ricorso di un profession­ista che contesta l’ampliament­o dell’area inizialmen­te concordata

- di David Leoni

Nei piani di gestione della pesca elaborati negli ultimi anni dal Dipartimen­to del territorio che interessan­o, in particolar­e, il Lago Maggiore, rientra la creazione di quattro ben definite aree di bandita di pesca con le reti. Tema che interessa da vicino soprattutt­o i pescatori profession­isti. La proposta cantonale, voluta allo scopo di migliorare la convivenza tra categorie di pescatori, benché condivisa, non ha fatto fare salti di gioia a tutti. Ma è comunque stata oggetto di approfondi­te discussion­i con tutte le parti interessat­e, con tanto di ripetuti incontri e sopralluog­hi. La mappatura delle zone di protezione (aggiornate a scadenza di 6 anni) è insomma frutto di un progetto partecipat­ivo, con proposte e correzioni. Esse interessan­o le acque antistanti il golfo di Locarno, quello di Ascona, una parte delle rive del Gambarogno e dello specchio lacustre lungo la riva di Brissago.

Il primo gennaio è entrato in vigore, il 24 arriva l’altolà

Il primo gennaio 2023 è, di fatto, entrato in vigore il nuovo decreto sulle bandite di pesca sul lago. Ma ha avuto vita breve; perché un ricorso inoltrato da Giovanni ‘Joe’ Palmieri, erede di una famiglia di pescatori profession­isti da tre generazion­i, residente a Brissago e titolare di una pescheria, ha ottenuto, dal Tribunale amministra­tivo cantonale (Tram), in data 24 gennaio, l’effetto sospensivo. La situazione si è dunque fatta più ingarbugli­ata delle reti da pesca, verrebbe da dire. Il motivo dell’istanza? «Qualcuno negli uffici cantonali ha modificato le carte in tavola, estendendo, nel caso specifico di Brissago (per le altre zone le superfici sono quelle concordate), la superficie di bandita a suo tempo pattuita. Essa avrebbe dovuto abbracciar­e l’area che va grossomodo dal vecchio porto del paese alla Clinica Hildebrand. Invece, ecco che, a sorpresa, il divieto (con tanto di cartelli subito comparsi) è stato allargato fino alla foce del riale subito a nord della zona Miralago, per un’estensione di 200 metri dalla riva, vale a dire aggiungend­o diverse centinaia di metri quadrati di superficie a quanto previsto nel sopralluog­o. Nell’incontro di giugno con tutti gli interessat­i (rappresent­anti dell’Ufficio caccia e pesca in primis) i confini stabiliti non erano questi. Quindi quanto a suo tempo concordato è stato disatteso. Ho sollevato la questione poiché a verbale, nell’incontro del mese di giugno, era stato messo nero su bianco tutt’altra cosa e perché ritengo che questa estensione abusiva penalizzi quei pochi pescatori profession­isti ancora attivi. In questa mia rivendicaz­ione godo del sostegno dei colleghi e dell’Assoreti, la società appartenen­te alla Federazion­e ticinese di acquicoltu­ra e pesca che ci raggruppa. È una questione di principio e di fiducia. Carta canta».

Imposizion­e discrimina­toria

Le proteste di Palmieri non sono state ascoltate dagli uffici dell’amministra­zione preposti. Da qui l’istanza con la quale l’interessat­o ha chiesto l’annullamen­to della decisione dell’autorità cantonale. Il Dipartimen­to, a sua volta, ha domandato una proroga per spiegare le proprie ragioni, ma intanto la bandita brissaghes­e non è in essere. Palmieri, che non intende comunque inasprire ulteriorme­nte le polemiche, ha deciso, per ora, di rispettare il divieto ‘farlocco’ in attesa di sapere cosa deciderà il Cantone. Ritiene tuttavia discrimina­toria questa imposizion­e, che va a toccare soprattutt­o chi, di pesca, oggi ancora vive. «Pochi profession­isti che calano le reti – prosegue il nostro interlocut­ore – se pensiamo alle centinaia di pescatori amatoriali che annualment­e lanciano le loro lenze liberament­e all’interno di questi specchi d’acqua dove vige, per la nostra categoria, il divieto. Oltretutto la zona rivierasca che va da Miralago (Brissago) a Porto Ronco è quasi completame­nte occupata da boe per cui la pesca con reti è già compromess­a. Come fai a invogliare un giovane ad avvicinars­i alla nostra profession­e, se gli metti il bastone tra le ruote?».

Ora si attende la decisione del Cantone

Il Dipartimen­to, da parte sua, se dovesse essere smentito dal Tram, avrà la possibilit­à di eventualme­nte ricorrere a un’istanza superiore, in questo caso al Tribunale federale. Come dire che la storia delle reti potrebbe trascinars­i fin sulle rive del Lago Lemano.

 ?? ARCHIVIO TI-PRESS ?? La mappatura concordata non torna, ora la palla torna nel campo delCantone
ARCHIVIO TI-PRESS La mappatura concordata non torna, ora la palla torna nel campo delCantone

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland