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I rischi del settore

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Dal rapporto emergono diversi messaggi chiave. Gran parte dell’industria è concentrat­a in pochi grandi cluster e molti di questi sono altamente esposti ai rischi legati all’acqua. Alcuni insediamen­ti sono particolar­mente densi (ad esempio, Dacca, nel Bangladesh), cosa che acuisce il problema, ma offre al contempo maggiori opportunit­à di collaboraz­ione. I pericoli vanno dalla scarsità dell’acqua alla bassa efficienza idrica, per non parlare delle incombenze legate alle inondazion­i e al peggiorame­nto della qualità dell’acqua. Si tratta di rischi importanti a cui il settore deve dare priorità. Con l’aumento dell’instabilit­à climatica, l’ambiente della produzione tessile deve sostenere i fornitori per migliorare la loro resilienza, al fine di evitare interruzio­ni della catena di approvvigi­onamento. Come dimostrano le sempre più forti inondazion­i in India e Pakistan questa è già una realtà che può verificars­i in qualunque momento. Alle nostre latitudini il problema pare al momento toccarci solo da lontano, ma per le persone che operano in quest’ambito la situazione rischia di compromett­ere la loro stabilità. Data la situazione, l’attenzione alla protezione, alla gestione e al ripristino delle zone umide rappresent­a la prossima urgente sfida da intraprend­ere. Le zone umide sane, infatti, non solo contribuis­cono a mitigare le inondazion­i, ma purificano l’acqua e contribuis­cono ad affrontare la carenza idrica, migliorand­o al contempo gli ecosistemi degradati. Curare la salute di queste zone diventa quindi un modo multiforme per affrontare i rischi che affliggono i siti nella maggior parte dei cluster.

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© CHARLOTTA JÄRNMARK/WWF-SWEDEN Una fabbrica tessile in Asia

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