Kamikaze in moschea, oltre 60 morti a Peshawar
Centinaia i feriti, i talebani rivendicano la strage
Islamabad – Era in prima fila tra le centinaia di fedeli che stavano recitando le loro preghiere pomeridiane nella moschea di Peshawar, in Pakistan, quando si è fatto esplodere seminando morte e terrore.
Oltre una sessantina di persone (al momento 63, ma il bilancio è destinato a salire), la maggior parte dei quali agenti di polizia, hanno perso la vita, mentre altre 152 hanno riportato ferite di vario grado.
A compiere l’azione un kamikaze di 25 anni che ha usato nell’attacco almeno sette chilogrammi di esplosivo. A svelare i dettagli della strage è stato Sarbakaf Mohmand, leader di Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp), il gruppo dei talebani pachistani che ha rivendicato la mattanza in un messaggio inviato all’agenzia Ansa via WhatsApp, spiegando che sarebbe una vendetta per l’uccisione del leader del Ttp Omer Khalid Khorasani. Il Ttp ha accusato i servizi segreti pachistani dell’azione.
La dinamica
La bomba ha frantumato il tetto e abbattuto i muri della moschea che si trova in una delle zone più strettamente controllate della città, in una sorta di enclave che comprende il quartier generale della polizia, gli uffici di intelligence e antiterrorismo, ma anche complessi residenziali. In un video diffuso sui social media e verificato dalla Bbc poco dopo l’esplosione si vede la moschea ricoperta di mattoni e detriti.
“I terroristi vogliono creare paura prendendo di mira coloro che svolgono il dovere di difendere”, ha tuonato il primo ministro Shehbaz Sharif, sottolineando che chi è dietro l’attacco “non ha nulla a che fare con l’Islam”. Il Ttp è l’organizzazione ombrello dei gruppi talebani nel Paese, che prende di mira le forze di sicurezza pachistane, con attacchi nelle province del nord-ovest del Khyber Pakhtunkhwa e del sud-ovest del Belucistan.
Lotte intestine
Il governo pachistano è convinto che la leadership del Ttp si nasconda nel confinante Afghanistan. Non è la prima volta che Peshawar, che dista una cinquantina di chilometri dal confine con l’Afghanistan, è teatro di atrocità. Nella memoria dei pachistani è ancora vivo il ricordo del massacro di circa 150 persone, per lo più studenti, nel dicembre 2014.
Il Ttp, sebbene distinto dal movimento dei nuovi leader afghani, condivide con loro radici comuni. Secondo la polizia, l’attentatore era un cittadino afghano residente in Pakistan con la sua famiglia da diversi anni, e aveva preparato l’attacco nel suo Paese natale.