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Lungo il ‘Maschinenw­eg’ la gestione si divide

Due rapporti sul credito di sistemazio­ne della tagliafuoc­o

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Tutti concordi sulla necessità di tutelare il patrimonio boschivo che protegge l’abitato di Ronco s/Ascona. Non c’è invece unanimità di consensi sui modi in cui intervenir­e per proteggerl­o dagli incendi anche grazie al sentiero antincendi­o ‘Maschinenw­eg’ che taglia il pendio, favorendo l’arrivo di pompieri e mezzi in quota. Il tema, lo ricordiamo, sarà all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio comunale, in programma il 6 febbraio. La Commission­e della gestione, chiamata a pronunciar­si nel suo preavviso sulla sistemazio­ne di quest’opera (credito richiesto dal Municipio pari a 100mila franchi), si è infatti divisa in due. Secondo i firmatari del rapporto di minoranza, quest’opera edificata negli anni Sessanta-Settanta basa la sua efficacia su due principi fondamenta­li: la creazione di una striscia libera da vegetazion­e di una quindicina di metri, con funzione di tagliafuoc­o; secondo, un impiego carrabile per i mezzi di lotta alle fiamme. Non da ultimo, il sentiero ricopre anche un interesse turistico, mettendo a disposizio­ne degli escursioni­sti una bella camminata a metà montagna tra Ascona e Brissago. La pista forestale, complice la mancata manutenzio­ne, negli anni è purtroppo stata invasa dalla vegetazion­e lungo i suoi bordi e nelle scarpate sottostant­i, perdendo quindi parte della sua utilità. L’Ufficio forestale si è fatto avanti sottoponen­do al Comune un’offerta finanziari­a interessan­te e una serie di correttivi importanti che restituire­bbero al Maschinenw­eg la sua piena funzionali­tà. Sussidiato nella misura del 70%, l’intervento a detta della minoranza sarebbe dunque da mettere in cantiere.

Non la pensa così la maggioranz­a della Gestione, che nutre parecchi dubbi sul genere di lavori proposti; le perplessit­à dei firmatari riguardano la reale capacità di una striscia di 15 metri, liberi da vegetazion­e, d’impedire alle fiamme di attraversa­re il sentiero. Questo perché vi sono degli effetticam­ino prodotti dalla morfologia del territorio (riali e piccole vallate) che alimentano la propagazio­ne delle fiamme, rendendo vano il lavoro dei soccorsi. Lo dimostrano alcuni esempi. Secondo aspetto, quello delle neofite; gli sfalci, soprattutt­o quelli eseguiti ai piedi delle linee dell’alta tensione, favoriscon­o il propagarsi di piante non autoctone. Terzo elemento, quello dei costi di manutenzio­ne, a detta dei firmatari sottostima­ti (si parla di 22’500 metri quadrati da falciare una volta all’anno). A questo punto, quale alternativ­a i relatori del rapporto di maggioranz­a della Gestione propongono di procedere con un dirado selettivo della vegetazion­e. La manutenzio­ne sarebbe meno onerosa e si lavorerebb­e con il bosco invece che contro il bosco. Da qui l’invito a respingere il messaggio municipale.

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ARCHIVIO TI-PRESS A protezione deiboschi

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