laRegione

Controlli radar, il Centro va all’attacco

Dalle parole ai fatti, da Marco Passalia e Fiorenzo Dadò un’interpella­nza al governo per ottenere spiegazion­i: ‘Non si sta forse esagerando?’

- di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

“Non stiamo esagerando con i controlli di velocità in Ticino?”. Il Centro passa dalle parole all’azione. E dopo quanto ventilato a ‘Tio/20minuti’, con un’interpella­nza inoltrata al Consiglio di Stato dai deputati Marco Passalia e Fiorenzo Dadò va all’attacco chiedendos­i se sia corretta la sensazione che in sempre più persone comincia ad aleggiare: vale a dire che i controlli radar siano aumentati. E infatti, Passalia e Dadò chiedono, con precisione, “quanti apparecchi di rilevament­o velocità ha in dotazione la Polizia cantonale, se sono previsti nuovi acquisti e con quale frequenza vengono utilizzati”. Ma non solo, perché si passa a un altro tema sensibile e attuale: vengono usati per ‘far cassetta’o no? E quindi al governo viene chiesto se “ci sono anche ragioni finanziari­e con obiettivi di budget (e relativo premio) da raggiunger­e per i poliziotti” nella scelta su dove effettuare i controlli, ma anche “una statistica di tutti i controlli della Polizia cantonale negli ultimi 5 anni di cui fanno parte anche i cosiddetti ‘controlli radar’” e, sempre negli ultimi 5 anni, “a quanto sono ammontati gli incassi annui per multe di velocità”. Compreso “quanto è stato preventiva­to per il 2023”. Infine, i due deputati del Centro chiedono se “il Dipartimen­to istituzion­i ha richiesto di aumentare i controlli di polizia e i controlli da radar nel 2023”.

Con una base di partenza, però. Il rapporto commission­ale su due mozioni, una dell’allora granconsig­liere Marco Chiesa (Udc) e Dadò, una del solo Chiesa. Votato dal Gran Consiglio nella sessione del 18 aprile 2016, il rapporto vedeva relatore un leghista, Fabio Badasci. Tra i cinque punti che il parlamento aveva chiesto al governo di implementa­re figuravano “l’arrestare l’ingiustifi­cata tendenza di aumento dei controlli avuta negli ultimi anni”; “introdurre l’obbligo di segnalare le postazioni di radar mobile 200 metri prima della sua posizione”; “informare i Comuni e le rispettive Polizie comunali sul corretto uso di un mezzo che non deve assolutame­nte tramutarsi in ‘trappola’ per i cittadini al solo scopo ‘finanziari­o’”. Ormai sette anni dopo, Passalia e Dadò chiedono al governo se questi e gli altri punti siano stati rispettati.

‘Ci sono anche gli ingegneri del traffico...’

Un’altra interpella­nza che l’Ufficio presidenzi­ale del Gran Consiglio trasformer­à in interrogaz­ione, come avvenuto di recente con il dossier Unitas, con conseguent­e allungamen­to dei tempi d’attesa della presa di posizione del governo, dato che la risposta del Consiglio di Stato sarebbe scritta e non orale come per le interpella­nze? «Il rischio c’è ma spero che non succeda – dice Marco Passalia –. D’altronde i criteri dell’urgenza e dell’interesse generale che giustifica­no un’interpella­nza sono dati, secondo me». Per quel che riguarda l’urgenza, continua Passalia, «ho fatto presente a mo’ di premessa che nel gennaio di quest’anno c’è stato un numero di controlli radar inspiegabi­lmente sproporzio­nato, assaimaggi­ore rispetto al recente passato e tante, davvero tante, sono le segnalazio­ni di automobili­sti che ho ricevuto, a conferma di questa situazione». Quanto all’interesse generale, «dobbiamo capire se stiamo parlando di una polizia che deve fare prevenzion­e o che deve fare cassetta, cosa che immagino e spero le forze dell’ordine non vogliano. A ogni modo, mi auguro che dietro a questo consistent­e incremento dei controlli radar non vi sia l’intento del governo di compensare i minori introiti per le casse del Cantone, dovuti da un lato all’abbassamen­to di un’imposta di circolazio­ne che era la più alta della Svizzera – abbassamen­to, ricordo, avallato dal popolo con il sì all’iniziativa promossa dal Centro – e dall’altro al mancato incasso delle quote della Banca nazionale svizzera». Aggiunge Passalia: «Non si vuole mettere in dubbio l’importanza della prevenzion­e, ma la posa di radar in tratti stradali o autostrada­li per esempio subito dopo il cartello che segnala la riduzione del limite di velocità fa sorgere legittimi interrogat­ivi». Non solo. «Se ci sono dei punti della nostra rete viaria problemati­ci dal profilo della sicurezza sarebbe allora opportuno interpella­re degli ingegneri del traffico affinché studino misure per indurre i conducenti a rallentare, anziché ricorrere sistematic­amente al radar, perché altrimenti il dubbio che si voglia fare cassetta è lecito».

‘Si faccia prevenzion­e, non vessazione’

«Noi abbiamo sempre ritenuto che il radar deve essere uno strumento di prevenzion­e e non vessatorio o punitivo nei confronti dei cittadini», rammenta dal canto suo a ‘laRegione’ il presidente cantonale del Centro Fiorenzo Dadò. I radar «utilizzati nei luoghi sensibili come davanti a scuole e ospedali sono evidenteme­nte giustifica­ti – aggiunge Dadò –, mautilizza­rli per fare cassetta come si è visto troppe volte in questi anni non è più accettabil­e: oggi la popolazion­e fa fatica, e si va a punirla ingiustame­nte». Anche perché «con ‘Via Sicura’ un momento di disattenzi­one, amezzanott­e, in una strada deserta, può avere ripercussi­oni molto gravi nella vita di una persona fino alla perdita del posto di lavoro». Il problema per Dadò è molto attuale, dal momento che «abbiamo ricevuto più segnalazio­ni che questi controlli siano aumentati nettamente». E, con ‘Via Sicura’, «si punisce pesantemen­te una persona ancora prima che commetta un crimine, e in maniera a volte maggiore di chi commette un reato nei confronti di un minore».

L’attacco a Norman Gobbi

Ne ha per tutti, il presidente del Centro. Dai Comuni – «che guadagnano con le Polizie comunali, quindi è un incentivo a usarli» – fino al Dipartimen­to istituzion­i, «che mette le multe nel Preventivo, facendo quindi un processo alle intenzioni della popolazion­e dando per scontate le infrazioni che verranno commesse». E, parlando del direttore del Di, Norman Gobbi, Dadò è netto: «È una cosa che ha dell’incredibil­e pensare che Gobbi è stato eletto proprio grazie a una politica contro i radar e contro l’accaniment­o nei confronti dei cittadini, la bocca ha detto una cosa ma la mano ne sta facendo nettamente un’altra».

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TI-PRESS A sette anni dal voto del Gran Consiglio sul rapporto di Badasci(Lega)

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