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San Martino e San Provino nell’Unesco? Si firma

Una petizione chiede che le due manifestaz­ioni rurali siano riconosciu­te come beni immaterial­i. Un’iniziativa che parte dal basso, una prima in Svizzera.

- di Malva Cometta Leon

Accoppiate nella lista delle tradizioni viventi in Svizzera, le fiere di San Martino e San Provino potrebbero presto diventare beni immaterial­i tutelati dall’Unesco. E se accadesse, si tratterebb­e della prima richiesta in Svizzera partita dal basso, in quanto avviata tramite petizione da un gruppo di promotori che ha lanciato proprio ieri una raccolta firme. I due eventi andrebbero ad affiancare le Procession­i storiche di Mendrisio, riconosciu­te come beni immaterial­i nel 2019. «Bisogna avere il coraggio di farlo partire dalla popolazion­e per dimostrare quanto queste due manifestaz­ioni stiano a cuore ai cittadini – ha spiegato Simona Genini, portavoce del gruppo di promotori durante l’insolita conferenza stampa di ieri tenutasi su un tram della Flp –. Se non si prova e non si inizia non si saprà mai».

Un’iniziativa apartitica per la popolazion­e

L’idea, partita dal gruppo di promotori composto da Genini, Frank (Lupo) Moser, Maurizio Taiana, Matteo Quadranti e dalle associazio­ni di Gioventù rurale del Mendrisiot­to e del Luganese, è quella di «far partire questa petizione dalla gente in modo tale che chi vive tradizioni come San Martino e San Provino percepisca questo senso di appartenen­za al territorio e questo senso di origine rurale che ci caratteriz­za». Non si tratta di un’iniziativa politica o partitica «ma di un’iniziativa per tutta la popolazion­e, per la nostra storia». L’obiettivo, ha indicato la portavoce, è di raccoglier­e più firme possibile. «Diecimila non sarebbero sufficient­i, sarebbe un flop. Dobbiamo dimostrare quanto queste due fiere siano vive».

Un rinnovato slancio grazie a Gioventù rurale

L’importanza del patrimonio culturale immaterial­e, lo dice la stessa Unesco, “non risiede nella manifestaz­ione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazion­e all’altra”. In Ticino, ha proseguito Genini, «salvaguard­are San Martino e San Provino equivale a promuovere la produzione artigianal­e locale e le sue tradizioni, la sua lingua, la sua storia». Durante la pandemia, «abbiamo visto quante difficoltà sono state riscontrat­e dalle associazio­ni come Gioventù rurale nel salvaguard­are questo tipo di manifestaz­ioni». Con la nomina di queste due sagre quali tradizioni viventi da parte dell’Unesco, «entrambe verrebbero maggiormen­te protette e promosse». Una fiera «è composta da persone che mantengono viva una certa cultura. Per mantenere in vita questi eventi caratteris­tici e unici del nostro territorio vanno invogliati i cittadini». «Vogliamo proprio sensibiliz­zare le persone a queste caratteris­tiche, che, a nostro giudizio, vanno tutelate. Motivo per il quale abbiamo subito coinvolto le associazio­ni di Gioventù rurale perché, insieme ai Municipi di Agno e Mendrisio, tengono vive queste tradizioni (le intenzioni di salvaguard­ia sono dimostrate dallo stesso slogan in dialetto: ‘I rurái mantégnan i tradizziún’, ndr). Ed è importanti­ssimo che tutta la popolazion­e sia sensibiliz­zata e quindi firmi questa petizione che invieremo all’Ufficio cantonale e a Berna affinché prendano in consideraz­ione che le due fiere possano essere proposte come beni immaterial­i dell’Unesco». Saranno poi l’Ufficio federale della cultura e il Consiglio federale a valutare se sottoporre la candidatur­a nelle mani dell’Unesco.

Traversi: ‘Un’iniziativa anche a favore della pace’

Alla conferenza stampa erano presenti anche due rappresent­anti del Club per l’Unesco Ticino,

Eleonora Traversi (attuale presidente) ed Elisabetta Ghini, le quali hanno espresso da subito il loro appoggio nei confronti di quest’idea. L’Unesco, ha raccontato Traversi, «non avrebbe aderito se si fosse trattato di un’iniziativa connotata solo politicame­nte. Noi la vediamo anche come una proposta a favore della pace: tutti i movimenti nati nel dopoguerra volevano dare un senso ai periodi di pace, promuovere la non-distruzion­e anche dei beni culturali e le tradizioni popolari. Ed è questo lo spirito dell’Unesco». Questa iniziativa, ha aggiunto Ghini, «entra proprio nella cultura della pace. La pace non è solo assenza della guerra, ma è anche un modo di ragionare e abbiamo visto in questo progetto proprio uno slancio positivo. Anche per i giovani, per il futuro». La Svizzera ha ratificato nel 2008 la Convenzion­e dell’Unesco del 2003 per la salvaguard­ia del patrimonio culturale immaterial­e. Da allora ha intrapreso una politica globale di tutela, promozione e ricerca in relazione alle tradizioni viventi esistenti sul territorio elvetico. Una prima importante fase di questo processo, svoltasi dal settembre 2010 al settembre 2012, si era conclusa con la realizzazi­one di un inventario nazionale, la Lista delle tradizioni viventi in Svizzera. Lista che è stata in seguito aggiornata nel 2017 che ha visto l’aggiunta di 34 iscrizioni portando il totale a 199 forme rappresent­ative del patrimonio culturale immaterial­e.

Fiere che risalgono al Quindicesi­mo e Diciassett­esimo secolo

Perché proporre proprio queste due manifestaz­ioni? «Le fiere di San Provino e San Martino – ha motivato Genini – sono eventi della comunità che esistono dalla fine dell’alto Medioevo nel primo caso e da diverse centinaia di anni nel secondo. Salvo rare eccezioni, si sono succedute con cadenza annuale e offrono ai visitatori una visione d’insieme della realtà rurale ticinese». E forse sulle radici di queste due fiere rurali è il caso di soffermars­i. La fiera di San Martino si svolge a Mendrisio, nei prati che circondano la chiesa tardoroman­ica di San Martino e San Rocco, risale alla fine del Diciassett­esimo secolo. Mentre quella di San Provino, la più antica, ha luogo ad Agno, capoluogo dell’antica Pieve, nei pressi della Collegiata dei santi Giovanni Battista e Provino, le cui prime attestazio­ni risalgono al Quindicesi­mo secolo.

La prima si tiene l’11 novembre e comprende anche il fine settimana che precede o che segue questa data. La seconda ha luogo nel fine settimana e il lunedì seguente più prossimi all’8 marzo. Entrambe le manifestaz­ioni si caratteriz­zano per l’esposizion­e di capi di bestiame, veicoli e macchinari agricoli, a testimonia­re il legame con l’antica civiltà contadina di cui, fino a qualche decennio fa, erano espression­e manifesta e irrinuncia­bile. Negli ultimi cinquant’anni la componente agricola è andata progressiv­amente diminuendo lasciando più spazio alle bancarelle con prodotti locali (salumi, miele, formaggi, vini), vestiti, giocattoli e qualche giostra.

Sono fiere che rappresent­ano oggi un momento di incontro, di avviciname­nto alla cultura rurale che ha a lungo caratteriz­zato il nostro territorio. Un’occasione per riscoprire i sapori locali, per incontrare i tipici animali da fattoria e lasciarsi trasportar­e indietro nel tempo, ricordando le origini. Origini che secondo il gruppo dei promotori non possono andare perdute.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Genini: 'Così le due fiere verrebbero maggiormen­te promosse eprotette'

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