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‘Interessam­ento’ nato da una lite familiare

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Intanto, in relazione al “filone” ticinese, emergono alcuni dettagli riguardo alla tempistica e alle modalità con cui le istituzion­i si sono mosse nei confronti del 42enne sparatore dei Ronchini. La Polcantona­le aveva iniziato a interessar­si al contesto familiare dell’uomo già a inizio settembre 2022, quando era stato necessario intervenir­e per calmare gli animi dopo una lite familiare. A seguito di quell’evento, il Gruppo prevenzion­e e negoziazio­ne della polizia aveva optato per una misura di presa a carico psichiatri­ca ambulatori­ale dell’uomo, a partire dall’autunno scorso. In particolar­e vi era stato l’interessam­ento dei servizi psicosocia­li ed era stato ordinato un ricovero coatto.

Sempre a settembre, in un prato, era stato ritrovato del materiale infiammabi­le (la famosa tanica di benzina di cui si è già scritto), il che aveva fatto scattare un’inchiesta di polizia.

Gli accertamen­ti, conclusisi con un rapporto stilato nel corso del mese di marzo e il cui iter giudiziari­o è attualment­e in corso, inizialmen­te erano coordinati dalla procuratri­ce pubblica Petra Canonica Alexakis e quindi (dal febbraio di quest’anno) dal procurator­e pubblico supplente Luca Guastalla. Gli stessi sono andati a confluire, soprattutt­o per una questione di unità del procedimen­to, nell’incarto principale per i fatti di Aurigeno, coordinato dal procurator­e pubblico Roberto Ruggeri.

Incarto dal quale spicca un’ipotesi di reato pesantissi­ma, ovverosia quella di assassinio (in subordine omicidio intenziona­le), cui si aggiunge un’infrazione alla Legge sulle armi per la mancata registrazi­one della Glock utilizzata dallo sparatore per uccidere il bidello. Era poi emerso che la pistola era stata rubata da una terza persona da un’abitazione privata. Come sia poi finita nelle mani sbagliate è oggetto delle verifiche in corso da parte degli inquirenti.

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