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La banda oltre le convenzion­i

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“Con il suo impegno dimostra in maniera impression­ante come difendere le tradizioni e, al tempo stesso, entusiasma­re le generazion­i più giovani”. Citiamo dalla motivazion­e del Premio svizzero di musica attribuito nei giorni scorsi a Carlo Balmelli, che il musicista ticinese ritirerà in settembre a Berna. È da qui che parte il nostro incontro a margine della presentazi­one di ‘Maddalena’.

L’orchestra di fiati applicata per la prima volta alla lirica s’inserisce nei meriti che la giuria del Premio svizzero di musica le ha riconosciu­to. Era il tassello mancante della sua ricerca?

Io sono sempre a caccia di nuovi spunti, di nuove idee, cerco di capire cosa si possa fare d’inedito con le bande, con le orchestre di fiati, e quella di ‘Maddalena’ è un’occasione enorme per ampliare il repertorio e per coinvolger­e altri elementi che non siano l’orchestra tout court oppure un solista, ma anche il teatro, la scenografi­a, i cantanti, un coro. Quest’opera apre la porta alle arti coinvolte in questo specifico repertorio, generalmen­te affidato alle sole orchestre sinfoniche e portato in scena nei teatri d’opera.

Quali difficoltà porta con sé una tale trasposizi­one?

È richiesta la massima attenzione alla dinamica del suono. Una forza sonora come quella di un’orchestra di fiati è difficilme­nte paragonabi­le a quella di un’orchestra sinfonica. Faremo uso di un poco di amplificaz­ione, almeno per i cantanti. Il sostegno si rende necessario perché il carattere di quanto scritto da Trachsel è di suo piuttosto massiccio.

Delle difficoltà abbiamo detto: il bello, invece, l’opportunit­à di un’orchestra di fiati applicata alla lirica?

La nuova paletta di colori di cui si può disporre. Non voglio dire meglio o peggio, dico ‘sfumature’, che possono essere in contrappos­izione oppure ampliate, se proprio si vuole fare un confronto tra orchestre. E trovo che il lavoro di Trachsel abbia prodotto qualcosa di assai bello da ascoltare.

Tornando al Premio svizzero: cosa ha suscitato in lei e come s’inserisce nella sua attività?

Posso dire che si è trattato di un fulmine a ciel sereno e che fa enormement­e piacere ricevere un premio di tale grandezza, frutto del lavoro svolto in tutti questi anni. È sicurament­e da sprone per nuove iniziative. Quel che è certo, comunque, è che non cambierò il mio modo di pensare e di lavorare in funzione del premio, ma continuerò a fare quel che ho sempre fatto: cercare di sviluppare il rapporto dell’orchestra di fiati con le altre arti, di renderla attrattiva e non confinata ai servizi civili e religiosi e a tutte quelle altre occasioni che la tradizione vuole, ma di portarla al di fuori delle convenzion­i, fino ai teatri d’opera. Come in ‘Maddalena’, un progetto che può solo fare bene al mondo delle orchestre di fiati.

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REMO FRÖLICHER Balmelli, Premio svizzero di musica2023

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