laRegione

‘Carcere giudiziari­o pieno, siamo in grosse difficoltà’

Stefano Laffranchi­ni: sovraffoll­amento mai a tali livelli

- di Andrea Manna

Prigioni mai così piene in Ticino. Soprattutt­o La Farera, il carcere giudiziari­o. Dove vengono rinchiusi gli imputati in attesa di giudizio dei quali il Ministero pubblico, con l’ok del giudice dei provvedime­nti coercitivi, ha deciso la detenzione preventiva. «Siamo in difficoltà, in grosse difficoltà», conferma, interpella­to dalla ‘Regione’, il direttore delle Strutture carcerarie cantonali Stefano Laffranchi­ni.

«In passato abbiamo avuto situazioni di sovraffoll­amento, ma a questi livelli è storicamen­te la prima volta», sottolinea. Il problema, continua Laffranchi­ni, «ha cominciato a manifestar­si un paio di settimane fa, negli ultimi giorni si è però aggravato».

Direttore, i numeri?

Oggi (ieri, ndr) alla Farera, che ha una capienza massima di 88 posti, ci sono 86 detenuti, il novanta per cento stranieri. Nella vicina Stampa, ossia il carcere penale, destinato a coloro che sono stati condannati a una pena detentiva, ci sono 144 persone: la capienza massima è di 144 posti. Alla Stampa dunque si registra il tutto esaurito. A preoccupar­mi sono in particolar­e le cifre che riguardano il carcere giudiziari­o della Farera. E che sono da ricondurre all’accavallar­si in questo periodo di diverse inchieste del Ministero pubblico con un numero importante di persone delle quali viene ordinata la carcerazio­ne. Spesso sono cittadini stranieri per i quali sussiste un marcato rischio di fuga prima del processo. Ora, non potendo intervenir­e sulla logistica, dato che eventuali misure concernent­i le strutture non competono al sottoscrit­to, devo trovare delle soluzioni sul piano organizzat­ivo.

Le ha già trovate?

Qualcosa sì. All’interno della Stampa, per esempio, abbiamo due celle ubicate in un luogo per fortuna fisicament­e ben separato dagli spazi riservati ai detenuti in esecuzione di pena. Le ultime due ancora disponibil­i. Che come Direzione abbiamo momentanea­mente trasformat­o in celle per prevenuti. Cioè per quelle persone di cui il procurator­e pubblico ha disposto la detenzione, confermata dal giudice dei provvedime­nti coercitivi, per rischio di recidiva o di collusione oppure di fuga e che di regola vengono rinchiuse alla Farera in attesa della conclusion­e dell’inchiesta. Questi imputati non possono avere contatti con il resto della popolazion­e carceraria, ma come detto alla Stampa le due celle sono separate da quelle per i detenuti che, condannati, stanno espiando la pena. Ricordo che nella capienza massima di posti alla Stampa rientrano anche quelle due celle. Alla Farera, dove la stragrande maggioranz­a dei detenuti è di sesso maschile, alcuni imputati uomini siamo ora costretti a collocarli nelle celle, libere, del comparto femminile. Con notevoli sforzi sul piano organizzat­ivo per rispettare anche in questo caso la legge: nella fattispeci­e per evitare che questi imputati vengano a contatto con le detenute presenti nel comparto.

Soluzioni sufficient­i?

Lo vedremo. Intanto sono anche in contatto con la Polizia cantonale per quanto riguarda l’uso delle celle di polizia di Mendrisio e Lugano. Si sta valutando la possibilit­à, in questa fase di urgenza, di evitare l’immediato trasferime­nto alla Farera delle persone tratte in arresto. In altre parole, si sta valutando la possibilit­à di prolungare la loro permanenza nelle celle di Mendrisio e Lugano sino a quando si libererann­o posti nel carcere giudiziari­o.

Direttore Laffranchi­ni, in questa fase appunto di emergenza, ha dovuto rivedere turni e congedi degli agenti di custodia?

Per ora no. Il numero di agenti è adeguato per una situazione normale, non a un simile livello di occupazion­e del carcere giudiziari­o della Farera. Ma so, per esperienza, di poter contare su personale capace e con un elevato spirito di servizio.

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TI-PRESS Il direttore delle Strutture carcerarie Laffranchi­ni

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