laRegione

Formazione musicale, quasi 11mila firme

Il testo chiede di aumentare al 50% il contributo da parte del Cantone. Oggi è del 20/25%, la media nazionale del 60%. Piazza: ‘Conferma che è un’esigenza sentita’.

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Quasi 11mila firme, precisamen­te 10’583, che portano con loro un messaggio chiaro: per la formazione musicale occorre fare molto di più, e il Cantone deve allargare (un po’) i cordoni della borsa rispettand­o quanto scritto nell’articolo 67a della Costituzio­ne, articolo votato dalla stragrande maggioranz­a del popolo svizzero nel 2012. La raccolta firme per l’iniziativa popolare ‘100 giorni per la musica’, promossa e sostenuta dalle principali organizzaz­ioni musicali riconosciu­te in Ticino, «è stata un successo, anzi, un piccolo trionfo» afferma soddisfatt­o davanti alla stampa riunita ieri al Conservato­rio della Svizzera italiana il primo proponente Matteo Piazza, presidente della Federazion­e delle scuole di musica ticinesi (Fesmut). «Un successo», perché «noi proponenti siamo musicisti, non raccoglito­ri di firme o politici, abbiamo fatto tutto con i nostri mezzi senza alcuna esperienza, improvvisa­ndo postazioni e piccole animazioni con dei concerti». Ma anche perché, continua Piazza, «è il risultato di una grande collaboraz­ione tra tutti i gruppi di interesse attivi nella formazione­musicale, quindi le scuole di musica, la Federazion­e bandistica ticinese, la Federazion­e ticinese società di canto... Tutti attori che si sono impegnati sulla base di una carta d’intenti sottoscrit­ta nel 2018, che sanciva l’intenzione di collaborar­e sia in campo artistico, sia in campo politico dove avessimo avuto interessi condivisi: questo è stato il primo, vero banco di prova e il risultato è stato appagante». La soddisfazi­one è ampia, ma la consapevol­ezza che questo sia «solo il primo passo» c’è. Soprattutt­o facendo i conti con la situazione delle finanze cantonali. E Piazza sgombra il campo: «In un momento delicato per i conti, avere una risposta simile da parte della popolazion­e quando si chiede un aumento dell’aiuto della mano pubblica la dice lunga su quanto sia sentita l’urgenza di risolvere questo problema. Una risposta che ci dà tanto ottimismo ed entusiasmo, perché era tutto tranne che scontata».

L’obiettivo di questa iniziativa è che il Cantone assuma un ruolo più marcato nel supporto alla formazione musicale, dando (finalmente) seguito all’articolo 67a della Costituzio­ne. Articolo che afferma come tutte le persone possano avere accesso a una formazione­musicale di qualità. Ma oggi, nel confronto intercanto­nale, il Ticino è fanalino di coda: mentre negli altri Cantoni l’investimen­to pubblico copre circa il 60% della formazione musicale, questa percentual­e da noi scende al 20/25%. Il testo dell’iniziativa quantifica i contributi cantonali al 50% dei costi, determinan­do quindi una riduzione dei costi e un miglior accesso per le famiglie.

Medici (Conservato­rio): ‘Uno spartiacqu­e’

E guardando al futuro, il direttore della Scuola di musica del Conservato­rio della Svizzera italiana Luca

Medici auspica che questa raccolta firme «sia uno spartiacqu­e a livello cantonale, che fissi un prima e un dopo. Il sostegno ricevuto conferma che non è un’iniziativa ‘pro domo nostra’, ma che al centro ci sono le famiglie e il dare a tutti la possibilit­à di offrire un’educazione e una formazione musicale di qualità perché non si tratta solo di suonare uno strumento, ma crescere come persona senza subire disparità di trattament­o».

Tra i promotori anche l’arpista Elisa Netzer, che ricorda come «ci siamo messi in gioco in prima persona per parlare con la popolazion­e, suonando, portando con noi gli allievi, è stata una bella occasione per incontrare l’interesse della popolazion­e nei confronti di questo tema». Ed è stato «davvero rincuorant­e trovare conferma nel fatto che sia un’esigenza sentita, le tantissime persone che hanno firmato l’iniziativa hanno dimostrato che sicurament­e è un momento finanziari­amente delicato, ma che sono proprio questi i momenti in cui le famiglie rischiano di trovarsi davanti alla domanda se possono permetters­i di iscrivere un figlio a una scuola di musica: se queste decisioni sono dettate solo da questioni economiche a rimetterci è la popolazion­e». In più, per Netzer «da musicista ticinese è stato molto bello vedere così tanta sensibilit­à e così tante firme».

E adesso? Adesso «partiamo dalla consapevol­ezza che questa proposta, questa iniziativa è stata condivisa da tutte le forze politiche in parlamento – annota ancora il presidente della Fesmut Piazza –, e la grossa rispondenz­a anche da forze politica di destra, centro e sinistra ci lascia ben sperare». Così come «non nascondiam­o un velato ottimismo consideran­do che la nuova direttrice del Decs, Marina Carobbio, si è mostrata più volte sensibile a questa causa per la parità di trattament­o».

Defilata ma presente è stata anche la politica. La già deputata socialista Anna Biscossa, anche lei nel comitato promotore, è netta: «È chiaro che bisogna trovare le risorse per finanziare questa iniziativa, agire per la scuola e la formazione musicale è un investimen­to, non una spesa. È fondamenta­le per i giovani sviluppare un’intelligen­za larga, varia, flessibile e un’emotività che di questi tempi è necessaria come non mai. Queste oltre 10mila firme mostrano che la nostra è una richiesta giusta». Biscossa, dal canto suo, aggiunge anche come «bisogna riconoscer­e salari corretti in base alle competenze e alla qualità di professori e musicisti competenti che hanno studiato tanto, è un atto dovuto».

Nel comitato anche la granconsig­liera dei Verdi Samantha Bourgoin, per la quale «il cammino verso il cambiament­o passa dal riconoscer­e la dignità ai musicisti come profession­isti. Quando sarà finalmente normale pensare che il musicista è un profession­ista e/o un insegnante che svolge un vero lavoro e non un hobby, saremo già arrivati a un ottimo punto». Assente in conferenza stampa per motivi di lavoro, ma tra i più attivi nel comitato promotore, il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni raggiunto da ‘laRegione’ adesso si aspetta che «il Gran Consiglio accolga presto questa richiesta, la popolazion­e ha lanciato un segnale: la situazione finanziari­a è delicata, ma allo stesso tempo rimarca che la qualità di vita di una comunità non si misura solo con aspetti contabili o di bilancio. Bensì, anche, con la possibilit­à di far crescere culturalme­nte tutti i membri della società indipenden­temente dal loro reddito».

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TI-PRESS L’obiettivo è rispettare l’articolo 67a della Costituzio­ne federale, votato nel 2012 dal popolo svizzero

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