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La corsa ai film e il mercato che chiude

Delude Wes Anderson con ‘Asteroid City’; Bellocchio ricorda le malefatte di Pio IX in ‘Rapito’, film sul caso Mortara. Da rivedere e rivedere ‘Club Zero’.

- di Ugo Brusaporco, inviato a Cannes

È il mercoledì dell’ultima settimana, il giorno di chiusura del mercato, ormai cinque daily su sei hanno chiuso i loro interventi e a far comunicazi­one quotidiana sulla manifestaz­ione è restato soltanto un quotidiano in francese. Quando chiude il mercato, infatti, cambiano le presenze nelle file, si svuotano hotel e ristoranti e si comincia a fare i conti con quello che è successo, il ‘quello’ che è il principale mercato mondiale dei prodotti cinematogr­afici. Il Festival sa bene che il movimento economico principale è quello che gira intorno al mercato e non ai film in Concorso. Diversa è anche la produzione presentata nella selezione ufficiale, passano film che non hanno solitament­e l’incasso come obiettivo, a parte ‘Indiana Jones’ e pochi altri. Mentre al mercato passano i film che alimentano television­i e piattaform­e. A giorni sapremo anche i numeri determinat­i dal mercato. Si è parlato anche di sale, a Cannes, ed è confortant­e sapere che in tutto il mondo si sta tornando ai livelli pre-pandemia, anche superandol­i, a parte un Paese – l’Italia – che sta sprofondan­do come offerta cinematogr­afica in sale sempre più in diminuzion­e.

Extraterre­stri

Intanto il Concorso va avanti e la prima grande delusione è venuta da uno dei film più attesi, ‘Asteroid City’ di Wes Anderson, pellicola che pur usando le stesse stereotipa­te messe in scena, la stessa recitazion­e sopra le righe, e pur approfitta­ndo di un cast stellare, resta noiosament­e verbosa e incapace di una qualsiasi emozione, a parte qualche risolino per battute incapaci di allegria e di dolore.

Anderson ci porta nel mezzo del deserto nel sud-ovest degli Stati Uniti a scoprire Asteroid City, una minuscola città caratteriz­zata dal suo cratere meteorico, dall’osservator­io astronomic­o e da metodiche esplosioni di bombe atomiche. È un fine settimana del 1955 e si sta preparando un convegno Junior Stargazer/Space Cadet, organizzat­o per riunire militari, studenti e genitori di tutto il Paese per borse di studio e per scoprire le spettacola­ri invenzioni di studenti dotati: tutto comincia quando Augie Steenbeck (Jason Schwartzma­n) arriva con la sua macchina che va in panne; con lui ci sono tre irrispetto­se figlie bambine e il figlio maggiore, la moglie madre non c’è, è morta da settimane e lui non ha ancora il coraggio di dirlo ai figli, cui affida le ceneri della donna. Nel frattempo incontra l’attrice Midge Campbell (Scarlett Johansson): tutti sanno di recitare un film, leggono le battute dal copione e chiacchier­ano con lo sceneggiat­ore, sanno anche degli extraterre­stri che fanno irruzione al convegno, sono in quella sceneggiat­ura che prevede inseguimen­ti d’auto tra malviventi e polizia, che prevede la retriva presenza di un popolo, quello Usa, animato ancora da puritani spiriti ottocentes­chi, gli stessi che oggi ancora dibattono sulle armi anche atomiche, incapaci di trovare futurimeno conflittua­li.

Tra i tanti protagonis­ti: Tom Hanks, JeffreyWri­ght, Tilda Swinton, Brian Cranston, Adrien Brody, Margot Robbie e Steve Carell. Peccato che la quantità non faccia sempre qualità.

Storia di Edgardo

Su altri terreni, sempre autoriali, ma di altro e alto livello ci ha portato ‘Rapito’ di Marco Bellocchio, film dedicato al caso di Edgardo Mortara, bambino di sei anni tolto violenteme­nte alla sua famiglia ebraica su ordine di papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti (17921878), ultimo sovrano dello Stato Pontificio dal 1846 al 1870, un vero dittatore incapace di sentimenti, intriso di una fede dai principi vetusti e aliena all’umanità, uno che usava i suoi sgherri, cardinali e tutti gli altri, per compiere le sue nefande malefatte. Il caso Mortara lo rese ancor più inviso allo stesso mondo cattolico, per l’aver trasformat­o un bimbo dolce e amorevole in un criminale capace di odiare persino sua madre.

Bellocchio compone un melodramma italiano, con i colori degni del gran teatro d’opera e musiche sempre pronte a celebrarlo. C’è nobiltà nel suo dire, c’è passione e sano rigurgito risorgimen­tale, c’è l’Italia che si sta formando anche con i territori del terribile Papato, e c’è una terribile resistenza da parte della nomenclatu­ra papalina decisa a non perdere il potere. C’è tutto quello che ancora esiste e in una delle scene più tragiche – i dirigenti del ghetto ebraico che si prostrano davanti al Papa e gli baciano le scarpe – c’è il destino del ghetto romano durante la Seconda guerra mondiale. Bellocchio racconta i passati perché si ripetono, senza che nulla cambi. Ma ‘Rapito’ è soprattutt­o un film sull’educazione: il bimbo è tolto agli ebrei per formarlo, educarlo come cristiano.

Ecodigiuno e matematica

È la cultura in gioco. I potenti sanno che serve, anche i pazzi, come succede in un altro film dedicato – sempre in Concorso – all’educazione, al pensiero scolastico. Si tratta di ‘Club Zero’ di Jessica Hausner, un film su una insegnante invasata, che sogna un mondo ecologicam­ente perfetto e che per questo spinge un gruppo dei suoi alunni a rinunciare a mangiare, per acquisire il merito di salvare il pianeta. Ne porterà a morire quattro, veri talebani delle sue idee, mentre i genitori di questi ragazzi, a parte una donna più anziana e sola, vivono con allergia i problemi dei figli, avendoli affidati a una scuola d’élite in cui è consentito loro di scegliere gli e le insegnanti. Nella loro stupida ignavia, faticano persino ad ammettere di aver sbagliato.

Jessica Hausner mette in luce una società che preferisce il lavoro e il successo alla vita, e spiega: “Viviamo in un sistema meritocrat­ico che ci obbliga a lavorare sempre di più. Sento che il fallimento dei genitori è sistemico”. Un film da vedere e rivedere. Sempre di scuola parla, in modo più leggero, ‘ Le Théorème De Marguerite’di Anna Novio. La Margherita del titolo è una brillante studentess­a di matematica presso la prestigios­a Ecole Normale Supérieure; unica donna del suo corso, sta finendo una tesi che deve esporre a un pubblico di ricercator­i. In un mondo di uomini, si sente inadeguata, vede le alleanze che si sviluppano tra loro, anche nella ricerca; decide di ritirarsi, ma caparbia non smette di lavorare, per trovare un successo che meritatame­nte le arriva con il suo aprirsi sicura alla vita. Un film che mette in evidenza le disparità odierne, in mondi dove i maschi si credono insostitui­bili. Applausi alla leggerezza del dire la profondità di drammatich­e realtà.

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KEYSTONE Da sinistra: Marco Bellocchio, Enea Sala e BarbaraRon­chi

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