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La depression­e Minerva e un’ondata da record

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Responsabi­le dell’alluvione è stata la depression­e Minerva (così denominata dal Servizio meteorolog­ico dell’aeronautic­a militare italiana). Un fenomeno inusuale non solo per traiettori­a, posizione e intensità, ma anche perché il 16 e 17 maggio è rimasta pressoché stazionari­a sull’Italia centrale per circa 48 ore, mantenendo in questo modo un costante flusso di aria umida verso gli Appennini, e dando vita ad abbondanti e intense precipitaz­ioni. Ma è la stessa divinità romana, simbolo della lealtà in lotta e delle virtù eroiche, che svela l’altro lato della tragedia – quindici i morti – ovvero quella della ricostruzi­one e del riscatto. «Intorno alle 3 di martedì notte è arrivata la fiumana. Un rumore tremendo, qualcuno in strada ha urlato “Arriva!”, poi l’acqua ha invaso la cantina e ha iniziato a salire. Non potevamo raggiunger­e il solaio né il tetto, c’erano anche persone anziane. Abbiamo pensato: stiamo per morire. Poi fortunatam­ente ha iniziato a defluire, ma nel sottoscala è tutto distrutto, migliaia di euro di danni, tutte le scorte di viveri distrutte». Così Marika continua a raccontare i drammatici attimi dell’alluvione a Castel Bolognese, un ben più serio scampato pericoloso dove resta spazio per le recriminaz­ioni: «Siamo un condominio di 17 persone e non solo da noi ma in tutto il comune non si è visto nessuno della Protezione civile o dei pompieri per le strade, neanche per portarci una bottiglia d’acqua. Dobbiamo ringraziar­e il grande cuore delle persone che si sono precipitat­e ad aiutare, ragazzini di 17 anni che facevano la catena umana per svuotare le cantine con i secchi. È il lato umano che più si è visto». Ma c’è dell’altro. Stando a non poche testimonia­nze, diversi negozi fuori dai centri colpiti avrebbero repentinam­ente alzato i prezzi, tanto che, ad esempio, per 6 spugne si arriva a spendere fino a 30 euro, per non parlare dei prezzi degli stivali di gomma. E poi ci sono le paure, i timori che nuove nuvole possano devastare ulteriorme­nte gli argini e tornare a seminare distruzion­e, ma soprattutt­o l’angoscia degli sciacalli perché, anche in questa terribile situazione, c’è anche chi ha approfitta­to del fatto che la popolazion­e deve tenere le porte delle proprie abitazioni aperte per facilitare le operazioni di pulizia e di sgombero. Nei giorni scorsi sono, infatti, state arrestate tre persone.

Nel raccoglier­e testimonia­nze aiutiamo anche un anziano meccanico a spingere l’auto rimasta infangata. Vuole offrirci da bere, decliniamo gentilment­e. Ci spiega dell’acqua che gli ha invaso l’officina. C’è chi invita a pranzo chi offre un caffè. Un’umanità che non si è piegata di fronte alle avversità, ma che anzi emerge più vivida e forte che mai. Acqua e luce sono tornati mercoledì dopo tre giorni, l’acqua resta ancora non potabile e l’erogazione a volte è limitata solo ad alcune ore della notte: «Abbiamo fatto la prima doccia ieri (l’altro ieri per chi legge, ndr) dopo una settimana».

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