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‘Reclami, tendenza all’aumento’

Lo scorso anno oltre 170 gli incarti evasi dalla Camera di protezione, che delibera sui ricorsi contro le decisioni delle Arp e vigila sul loro funzioname­nto

- di Andrea Manna

Il 1o gennaio ha compiuto dieci anni. È la Camera di protezione ticinese. Operativa in seno al Tribunale d’appello dal 2013, quando è entrato in vigore il riformato diritto tutorio federale, è chiamata a svolgere fondamenta­lmente due compiti nel delicato settore delle tutele e delle curatele: delibera sui reclami contro le decisioni delle Autorità regionali di protezione e vigila, tramite ispettori, sul funzioname­nto delle stesse Arp. Nel corso del 2022 sui tavoli dei giudici sono finiti “193 nuovi reclami”, scrive Damiano Bozzini, alla testa della Camera da quasi un anno: è subentrato a Franco Lardelli, che ha dimissiona­to per la pensione dopo aver guidato l’organo giudiziari­o dalla sua istituzion­e. Per Bozzini, quella sull’attività 2022 della Camera di protezione, è dunque la prima relazione in veste di presidente. «Alla voce entrate si registra una tendenza all’aumento del numero di reclami», osserva il magistrato, raggiunto dalla ‘Regione’. Precisa Bozzini: «Il grosso dei 193 reclami pervenutic­i l’anno passato è stato presentato contro provvedime­nti adottati dalle Arp, mentre una minima parte è stata inoltrata contro decisioni della Commission­e giuridica in materia di assistenza sociopsich­iatrica, in particolar­e contro ricoveri coatti».

La Camera ha evaso “173” incarti, un numero che ovviamente include anche reclami presentati prima del 2022. Alla fine dello scorso anno, si afferma ancora nel rendiconto, gli incarti pendenti erano “70”, di cui “due” sospesi. «La situazione di questa autorità giudiziari­a è comunque buona», assicura il presidente.

Quasi tutte le sentenze confermate dal Tribunale federale

Le sentenze della Camera sui reclami non sono definitive, possono quindi essere impugnate davanti al Tribunale federale. Ebbene, nel 2022, si segnala nel rendiconto stilato da Bozzini, il Tf “ha evaso 15 ricorsi contro altrettant­e decisioni della Camera, dei quali quattordic­i respinti o dichiarati irricevibi­li e uno parzialmen­te accolto”. Insomma, la stragrande maggioranz­a dei verdetti pronunciat­i dai magistrati della Camera di protezione è stata confermata dai giudici di Mon Repos.

I minorenni non accompagna­ti provenient­i dall’Ucraina

E veniamo all’altro compito assegnato alla Camera, ovvero quello di vigilare, attraverso un proprio ispettorat­o, sul funzioname­nto delle Arp. Anche lo scorso anno, annota Bozzini, «abbiamo fornito consulenza e consigli alle Autorità regionali di protezione, per esempio con l’elaborazio­ne di direttive a loro destinate». Il 2022, prosegue il magistrato,«ha richiesto un impegno straordina­rio in seguito all’afflusso, dai territori di guerra dell’Ucraina, di numerosi minorenni non accompagna­ti dai genitori: in collaboraz­ione con le autorità federali, segnatamen­te la Segreteria di Stato dell’immigrazio­ne e i servizi dell’Ufficio federale di giustizia, l’Ispettorat­o della Camera ha dato un contributo determinan­te nella raccolta dei dati rilevanti, poi trasmessi alle Arp competenti, per l’adozione delle necessarie misure». Ma «intenso è stato pure l’impegno sul fronte delle collaboraz­ioni con le autorità centrali di Stati esteri nell’ambito dell’applicazio­ne della Convenzion­e dell’Aia del 1996 sulla protezione dei minori e del 2000 sulla protezione degli adulti, in particolar­e per i collocamen­ti di minorenni in strutture protette all’estero, rispettiva­mente per prestare l’assistenza giudiziari­a».

Il voto di ottobre: dall’amministra­tivo al giudiziari­o

Il settore ticinese delle tutele e delle curatele è stato contrasseg­nato nel 2022 da una votazione popolare importante. Quella del 30 ottobre che – con il sì dei cittadini (ben il 77,5 per cento di coloro che si sono espressi) alla modifica della Costituzio­ne cantonale – ha sancito, aderendo alla proposta di Consiglio di Stato e parlamento, il passaggio dall’odierno modello amministra­tivo – basato sulle sedici Autorità regionali di protezione, facenti capo ai Comuni – al modello giudiziari­o. Che contempla l’istituzion­e di Preture specifiche, le Preture di protezione. Saranno quest’ultime ad applicare le misure di protezione per minori e adulti previste dal Codice civile: tutele, curatele, privazione dell’autorità parentale ecc. C’è dunque l’ok di principio al modello giudiziari­o e di conseguenz­a alla ‘cantonaliz­zazione’ del settore. Modello che si tratta ora di concretizz­are.

Piattini: abbiamo chiesto un’audizione alla rinnovata commission­e parlamenta­re

La palla è così tornata nuovamente nel campo di governo e Gran Consiglio. A che punto siamo? «L’importanza della riforma approvata dal popolo ci ha portato come Dipartimen­to a chiedere un’audizione alla rinnovata commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’: è in programma per il 12 giugno – fa sapere, dal Dipartimen­to istituzion­i, Cristofo

ro Piattini della Divisione giustizia, dove sta seguendo il dossier quale capoproget­to –. Sarà l’occasione per indicare i punti essenziali della riforma e la necessità di portarla quanto prima in Gran Consiglio. Nel contempo abbiamo elaborato una prima bozza di legge di procedura per il funzioname­nto delle future Preture di protezione: la sottoporre­mo a degli esperti prima di porla in consultazi­one pubblica. Come Divisione stiamo inoltre continuand­o i lavori riguardant­i i cosiddetti prestatori di servizio delle autorità protezione, quali per esempio curatori, privati nonché pubblici, e periti». Aggiunge Piattini: «Tornando al presente, dunque al vigente modello amministra­tivo, diamo il nostro supporto ai Comuni per garantire l’attività corrente delle Autorità regionali di protezione in questa fase di transizion­e al modello giudiziari­o».

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TI-PRESS Nel riquadro il giudice d’Appello DamianoBoz­zini

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