Violenza e coazione sessuale, dovrà scontare 3 anni e mezzo
Pena ben più pesante rispetto a quanto chiesto dalle parti
Non ha retto nemmeno in occasione del secondo processo la posizione della procuratrice pubblica Valentina Tuoni. Anche la Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta ha ritenuto troppo lieve una condanna a tre anni di carcere, di cui solo sei mesi da espiare e i rimanenti sospesi con la condizionale per due anni, allineandosi di fatto alle valutazioni fatte lo scorso dicembre dalla Corte presieduta dal giudice Mauro Ermani, che aveva ritenuto inaccettabile la medesima proposta della pp – concordata con la difesa nell’ambito di un procedimento abbreviato – e rimandato l’incarto al Ministero pubblico per un nuovo esame. Ieri, a cinque mesi di distanza dal dibattimento di dicembre, la pp Tuoni non è tornata sui propri passi, ha formulato la stessa richiesta di pena e anche questa volta non ha trovato d’accordo la Corte. L’imputato, un uomo sulla quarantina colpevole di reati contro l’integrità fisica e della sfera sessuale, è infatti stato condannato a una pena detentiva ben più pesante: tre anni e sei mesi, interamente da espiare.
‘Colpa estremamente grave’
Pagnamenta ha definito estremamente grave la colpa dell’uomo, che tra agosto 2021 e giugno 2022 ha ripetutamente usato la forza nei confronti dell’allora compagna: le ha dato schiaffi, più volte al termine di furiosi litigi l’ha rinchiusa in camera da letto nonostante lei piangesse e pregasse di poter uscire, fino ad arrivare all’episodio più grave: costringerla con una violenza inaudita a consumare un rapporto sessuale completo, nonostante il suo chiaro rifiuto. Invece di uscire ieri dal carcere come prevedeva la proposta di pena della pubblica accusa – appoggiata dalla difesa come in dicembre –, l’uomo – dietro le sbarre da giugno 2022 – dovrà starci ancora a lungo.
All’ex compagna un risarcimento di 13mila franchi
Al penitenziario continuerà a seguire un percorso terapeutico per far fronte a una personalità paranoica, con anche disturbi psichici e comportamentali dovuti al consumo di alcol che lo hanno spesso portato ad assumere comportamenti aggressivi. Come chiesto dall’avvocata Demetra Giovanettina, patrocinatrice dell’ex compagna, la Corte ha stabilito che l’uomo dovrà versare alla donna 13mila franchi di risarcimento.
Nel motivare la sua proposta di pena, la pp Tuoni ha parlato di collaborazione mostrata dall’imputato (secondo il magistrato ha ammesso e riferito di episodi che non erano emersi in sede d’inchiesta, senza provare a colpevolizzare la vittima), del fatto che sia incensurato e la presa di coscienza della gravità delle sue azioni collegate a un atteggiamento aggressivo assunto a partire dal divorzio, avvenuto prima dei fatti per cui è finito in carcere. Da parte sua l’avvocato difensore Marco Masoni si è associato alla richiesta, sottolineando – senza voler sminuire le gravi responsabilità del suo assistito – come a distanza di circa un anno dai fatti abbia avuto modo di elaborare quanto successo, facendo ammenda del suo odioso comportamento e intensificando il suo percorso psicologico che intende proseguire anche una volta tornato in libertà. Considerazioni che non hanno convinto la Corte, la cui visione si discosta di molto. All’imputato ha riconosciuto unicamente l’aspetto positivo di aver aderito al percorso terapeutico e una minima collaborazione, peraltro dimostrata unicamente di fronte all’evidenza delle prove rappresentate dai video ripresi dalla vittima. L’uomo – giunto in aula sostanzialmente reo confesso su tutta la linea e dettosi pentito per quanto commesso – è stato giudicato colpevole dei reati di ripetuta coazione sessuale, coazione, lesioni semplici e vie di fatto.