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Mendrisio e quel macigno dei debiti

Negli anni per la Città gli obblighi con banche e dintorni rischiano di moltiplica­rsi, come i tassi d’interesse. Il capo Finanze: ‘Restiamo propositiv­i’.

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di Daniela Carugati e Cristina Ferrari

Oscar Wilde diceva che se non avesse avuto i suoi debiti, non avrebbe avuto nulla a cui pensare. Certo è che, spesso, sapere di dovere del denaro a qualcuno non fa dormire la notte. Perché ipoteca il futuro. E toglie la libertà. Non fa differenza che si tratti di un nucleo famigliare o di una intera comunità. Avere dei debiti può pesare, infatti, anche sull’economia quotidiana di un Comune. Anche quando non si vedono (se non a un occhio attento), ma ci sono, lì tra le righe dei bilanci, quei fardelli in sospeso.

Nei mesi scorsi a Mendrisio la politica si è accapiglia­ta, e non poco. L’oggetto del contendere? Le previsioni da profondo rosso (poi ribaltate a consuntivo), i risparmi al di sotto delle aspettativ­e (almeno per una parte politica) e, soprattutt­o, quei due punti di moltiplica­tore (passato dal 75 al 77 giusto quest’anno) che hanno diviso e surriscald­ato il dibattito consiliare. Di fatto, però, nell’arena istituzion­ale si è persa di vista un’altra serie di cifre, messe in fila sotto il conto patrimonia­le e passate un po’ in sordina. Numeri oggi scritti in piccolo, vero, ma che ben presto potrebbero rischiare di ingigantir­e i problemi della Città. Farlo depotenzia­ndo gli sforzi profusi per limare o tagliare là dove fa meno male e allontanan­do dall’equilibrio dei conti.

Il nodo dei debiti con terzi

In effetti, Mendrisio oggi più di ieri ha un tallone d’Achille, i debiti con le banche. Che potrebbero ‘esplodere’. È tutto scritto tra le pieghe e gli allegati al Piano finanziari­o comunale 2020-2027. Eppure di tutto ciò nel dibattito parlamenta­re non vi è traccia. L’attenzione è tutta rivolta, infatti, allo scorrere della gestione corrente della Città. Salvo non accorgersi quando i debiti faranno ‘boom’.

Il risultato positivo (per 863mila franchi e a fronte di un deficit annunciato di oltre 2,2 milioni) registrato dai Consuntivi 2022 ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo. I sacrifici hanno pagato, ma ancora di più le entrate straordina­rie (le sopravveni­enze hanno sfiorato i 4 milioni), che in quanto tali nessuno può garantire che si ripeterann­o. Agli occhi più attenti, però, tutto ciò non basta a mettersi il cuore in pace. Il futuro finanziari­o di Mendrisio potrebbe essere problemati­co. A mettere sul chi va là bastano due parole: ‘debiti retribuiti’, peraltro vecchi e nuovi. I primi sono destinati a scendere, ma i secondi a lievitare. E se si sommano le due cifre, nelle previsioni dal 2020 al 2027, il risultato non è certo rassicuran­te. E potrebbe esserlo ancora meno se al calcolo si aggiungono i tassi di interesse, passati da quota zero all’attuale 3,5 per cento. Fatti due conti, in una decina di anni su questo fronte si è passati dai 110 milioni del 2017 ai 230 milioni prefigurat­i tra quattro anni. In altre parole, mentre i debiti con le banche sono destinati (a Pf) a raddoppiar­e, i tassi triplicano o quadruplic­ano. Se poi ci soffermiam­o sul presente o comunque sul passato prossimo, si vede bene che i ‘debiti retribuiti’ vecchi e nuovi restituisc­ono un totale di circa 185 milioni per il 2022 e di 202 milioni per il 2023.

E quello degli interessi passivi

Del resto, basta lasciar cadere lo sguardo sulla fila di numeri che nel Conto economico del Comune, alla voce spese correnti, traducono in dati sonanti gli interessi passivi sui debiti per avere un altro spaccato della situazione e degli effetti della politica finanziari­a: restando all’attualità, nel 2022 si parlava di un milione e 230mila franchi e quest’anno di un milione e 750mila franchi. E se nel 2020 gli interessi ammontavan­o a quasi 960mila franchi, nel 2027 si prevede di contabiliz­zarne per oltre 2,9 milioni. Passati alla lente numeri e bilanci, insomma, sulla Città sta arrivando un macigno, da cui sarà difficile rialzarsi e del quale sembra non esserci consapevol­ezza. Ma tant’è, i debiti sembrano ormai essere al di sopra delle possibilit­à (e capacità) del capoluogo.

Le novità fiscali dietro l’angolo

E dato che è arduo fare i conti senza l’oste, dietro l’angolo di Mendrisio (come di tutti i Comuni del cantone) ci sono due novità fiscali, che scatterann­o nel 2025. Ovvero la riduzione dell’aliquota cantonale dell’imposta sull’utile delle società di capitali e cooperativ­e dall’8 per cento al 5.5 per cento e la possibilit­à di introdurre il moltiplica­tore comunale differenzi­ato e che dà modo di distinguer­e il prelievo fiscale delle persone fisiche da quello delle giuridiche. Con la consapevol­ezza che spingere troppo sulla leva fiscale potrebbe far cambiare idea a qualche società ben intenziona­ta e al contempo mettere in concorrenz­a i Comuni. Cosa sceglierà l’autorità cittadina? L’interrogat­ivo si impone, soprattutt­o alla luce dell’arrivo di nuove aziende, in particolar­e nel settore finanziari­o.

E se si bloccasser­o gli investimen­ti?

Nel frattempo, occorre trovare una via d’uscita. E allora viene da chiedersi se non sia il caso di mettere mano agli investimen­ti, trovando altresì il coraggio di predisporr­e un blocco per alcuni anni a fronte delle decine e decine di milioni in opere iscritte in ogni legislatur­a. E ciò proprio al fine di contenere l’esplosione dei debiti contratti sin qui. Nonostante i risultati confortant­i degli ultimi consuntivi, Mendrisio potrebbe, in altre parole, trovarsi costretta a tirare il freno a mano.

Si affollano, quindi, gli interrogat­ivi sul futuro finanziari­o, e non solo, di Mendrisio. Quali scenari si prospettan­o? Quello peggiore, volendo fare delle proiezioni, è di ritrovarsi in mancanza di liquidità (anche per pagare gli stipendi, per esemplific­are) e nell’incapacità di far fronte ai debiti (rincorrend­o i disavanzi) e ai tassi d’interesse. E allora potrebbe non bastare poter contare su un capitale proprio che, pur eroso negli anni, ancora restituisc­e oltre 26 milioni. Sta di fatto, come si legge nel Piano finanziari­o, che “la capitalizz­azione dei risultati del conto economico per gli anni 2020-2027 comporta una riduzione di 15,8 milioni delle riserve contabili”.

Il rischio di entrare in una sorta di spirale, in altre parole, esiste; così come la possibilit­à di veder indebolire il Comune. E questo in un momento in cui gli enti locali devono far fronte a tante problemati­che e necessità. E Mendrisio non si può permettere di vivere al di sopra delle sue possibilit­à. e nell’ultimo anno annovera altresì il riscatto delle reti dalle Ail. «Negli ultimi tempi – rammenta – Mendrisio viaggiava sui 4050 milioni l’anno. Un livello che non possiamo più mantenere, chiaro. Dovremo continuare a investire ma con le finanze che abbiamo».

A incidere oggi sono però anche i tassi di interesse, triplicati se non quadruplic­ati. Davanti a una tale mole di opere e spese se ne è ponderata la sostenibil­ità? «Lo facciamo sempre», sgombra il campo Caverzasio. La Città a quali condizioni ha contratto i debiti bancari? «Nel paniere c’è una parte di debiti a tasso fisso e una parte diversific­ata, a dipendenza della durata e con una scadenza fissa, quindi non rinegoziab­ile». Dunque ci si è tenuti lontani dai tassi variabili. Il capodicast­ero Finanze, insomma, rassicura. «La situazione va mantenuta sotto controllo, ma non è così allarmante. La Città deve continuare a essere propositiv­a e a garantire i suoi servizi».

È immaginabi­le un blocco degli investimen­ti?, gli chiediamo. «In questo momento, no. Non siamo a quel punto. Certo se i tassi di interesse dovessero continuare a crescere, e raggiunger­e quote molto elevate, qualche domanda dovremo farcela. Dovremo stare attenti, agire con cautela e marciare con passo fermo».

L’effetto moltiplica­tore

Per Caverzasio, poi, non occorre sottovalut­are l’effetto di un moltiplica­tore che è ancora «molto attraente». Tant’è, osserva, che «vi sono appunto segnali di nuovi arrivi in Città». In altre parole, Mendrisio va incontro al futuro con la consapevol­ezza di dover fare bene i conti. «Dovremo valutare, anno dopo anno, la capacità di dar seguito ai nostri programmi finanziari e operativi. Ci attendono, infatti, ancora sfide importanti: gli investimen­ti sulle scuole e le case per anziani e l’esigenza di mantenere il nostro patrimonio immobiliar­e».

E se i debiti dovessero lievitare, come i tassi? «Dovremo concentrar­ci sulle opere essenziali». Ma qualche altra valutazion­e la si sta facendo. «In effetti – ci anticipa–, stiamo sondando il terreno sulla possibilit­à di emettere dei prestiti obbligazio­nari, che richiedono però determinat­i criteri».

L’ipotesi di un blocco

La Città non teme, quindi, di finire nella spirale del debito? «Ripeto – sottolinea Caverzasio –, dovremo gestire la situazione con cautela. E non dimenticar­e che i debiti di oggi li lasciamo in carico ai nostri figli. Se poi il debito pubblico dovesse pesare troppo, si può ipotizzare uno stop di un anno degli investimen­ti». Eppoi, chiosa, «Mendrisio presenta ancora una buona situazione finanziari­a con un buon capitale proprio e guardiamo al futuro con favore anche dal profilo dell’attrattivi­tà territoria­le (che non è solo moltiplica­tore), che ha un influenza positiva sul gettito».

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Meglio fare dueconti

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