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Aiuto alle famiglie del ceto medio o regalo a quelle più ricche?

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Maurizio Agustoni, i contrari affermano che questa proposta di modifica della Legge tributaria sia solo un pretesto per fare sgravi fiscali ai ricchi nascondend­osi dietro al ceto medio. È così?

Non è così. Secondo le stime del Consiglio di Stato, l’82,5% del risparmio fiscale andrà a beneficio di famiglie con un reddito imponibile inferiore a 150mila franchi. Si tratta di circa 32mila famiglie del ceto medio. Le famiglie ticinesi con un reddito imponibile compreso tra 50mila e 80mila franchi riceverann­o uno sgravio fiscale pari a circa il 5-7,6% delle loro imposte, le famiglie ticinesi con un imponibile superiore a un milione di franchi riceverann­o uno sgravio dello 0,2%.

Tuttavia secondo i referendis­ti con questa proposta una famiglia con due figli con reddito disponibil­e inferiore a 100mila franchi non avrebbe diritto a nessuna riduzione; una con un reddito di 100mila a una riduzione di 50 franchi l’anno e una con 500mila beneficerà di una riduzione di 550 franchi. Come si spiegano queste diverse valutazion­i contabili?

Le cifre che abbiamo indicato ci sono state fornite dal Consiglio di Stato. Confermo quindi che una famiglia con un reddito imponibile di circa 65mila franchi avrà un risparmio fiscale di circa 300-350 franchi, a dipendenza del moltiplica­tore del Comune di domicilio. I referendis­ti non contestano i nostri dati, ma fanno altri calcoli con la nozione di reddito disponibil­e che di per sé viene utilizzata per le prestazion­i sociali. Il reddito imponibile è sicurament­e una nozione più trasparent­e, perché tutti i cittadini sono a conoscenza del loro reddito imponibile.

Alle casse cantonali verranno a mancare 5,6 milioni: è sostenibil­e in un momento in cui le finanze sono messe parecchio male?

Anche le famiglie ticinesi hanno subito le conseguenz­e dell’inflazione, in particolar­e l’aumento dei premi di cassa malati. Grazie a questa proposta le famiglie ticinesi risparmier­anno 10,1 milioni di franchi di imposte (5,6 milioni a livello cantonale, 4,5 milioni a livello comunale). Inoltre, le famiglie, contrariam­ente al Cantone, non hanno grandi margini di riduzione della loro spesa. Infine, 5,6 milioni di franchi rappresent­ano lo 0,13% della spesa cantonale e non sono quindi un importo insostenib­ile.

Persone sole, coppie senza figli e persone anziane non riceverebb­ero alcun beneficio dalla modifica, benché da uno studio Supsi risulti che sono quelle che spesso si trovano in maggiori difficoltà economiche. Alla luce di ciò, si tratta di una misura sensata?

La misura è sicurament­e sensata, tanto che quasi tutti i Cantoni svizzeri (tranne Ticino, Argovia e Basilea-Città) prevedono la deducibili­tà fiscale del premio di cassa malati dei figli minorenni. Anche sul piano federale, nella riforma dell’imposta federale diretta, è prevista l’introduzio­ne di una deduzione di 1’200 franchi per figlio. Del resto, il premio di cassa malati è obbligator­io per legge, per cui non è giusto che il premio di cassa malati faccia parte del reddito imponibile. In pratica i referendis­ti vogliono che le famiglie ticinesi paghino le imposte anche sui soldi che hanno dovuto versare alle casse malati per pagare il premio dei loro figli.

In prospettiv­a, lei personalme­nte come valuta l’iniziativa popolare del Ps che chiede che nessuno debba spendere più del 10% del proprio reddito disponibil­e per i premi di cassa malati da attuarsi potenziand­o il sistema di riduzione dei premi dell’assicurazi­one malattia (Ripam)?

Anche il Centro, sia a livello federale che a livello cantonale, pone come obiettivo che il premio di cassa malati non ecceda il 10% del reddito. Ci sono diversi elementi da considerar­e, tra cui, oltre a una riforma del sistema di sussidi, anche la riduzione dei costi. Queste misure non sono in contrasto con la proposta in votazione, che è una misura di equità fiscale e che consentirà un risparmio immediato a favore delle famiglie del ceto medio.

Ivo Durisch, perché osteggiare una proposta che lascerebbe più soldi nelle tasche dei cittadini?

Si tratta di sostegni indiretti a pioggia di cui beneficere­bbero in maniera prepondera­nte le persone che hanno un reddito alto. Questi 10 milioni si potrebbero impiegare molto meglio attraverso degli aiuti mirati a favore delle famiglie con figli del ceto medio che attualment­e non può accedere ai sussidi di cassa malati ed è la fascia che si trova più in difficoltà a pagare i premi. La nostra iniziativa parlamenta­re va proprio in questa direzione. Non è attraverso gli sgravi che si può fare una socialità mirata. Il problema è che gli sgravi sono sempre molto attrattivi in quanto non bisogna farne specifica richiesta. Ma così si perde di vista che gli aiuti potrebbero essere molto maggiori per chi davvero ne necessita. Va inoltre considerat­o che le deduzioni costano molti soldi: secondo un calcolo del 2016, quelle complessiv­e per i premi di cassa malati ammontano intorno ai 250 milioni di franchi. Con questo importo si potrebbero raddoppiar­e i sussidi di cassa malati attuali aiutando in maniera importante il ceto medio.

Eppure secondo le stime del Consiglio di Stato una famiglia con due figli con un imponibile di circa 65mila franchi potrebbe avere un risparmio fiscale di circa 300-350 franchi. Sbaglia?

I calcoli del Consiglio di Stato sono basati sull’imponibile – mentre i nostri sul disponibil­e – e prendono come presuppost­o il fatto che una famiglia con due figli con l’imponibile di 65mila franchi non riceva sussidi di casse malati. In realtà con quell’importo potrebbe beneficiar­ne. Se li richiedess­e come da diritto, avrebbe un aiuto maggiore. Non riuscirebb­e però a beneficiar­e del nuovo sgravio fiscale proposto perché i costi netti per la cassa malati (premi lordi meno sussidi) non permettere­bbero di raggiunger­e l’importo massimo già oggi deducibile. Quindi a queste persone i 1’200 franchi in più da dedurre per figlio non servirebbe­ro a nulla.

A parità di reddito, il contribuen­te che deve pagare i premi di cassa malati dei figli non ha la stessa capacità economica di chi non deve sostenere tale costo. La proposta in votazione permettere­bbe di meglio rispettare il principio costituzio­nale dell’imposizion­e secondo la capacità economica.

Non volete aiutare le famiglie?

In realtà ‘imposizion­e secondo la capacità economica’ vuol dire in base al reddito. La deduzione invece tipicament­e favorisce chi ha più reddito, ed è quindi uno strumento che aumenta le disuguagli­anze. Con la nostra iniziativa parlamenta­re si andrebbe comunque ad aiutare le famiglie con figli, ma del ceto medio, non quelle molto benestanti che ce la fanno bene con i propri mezzi.

Siamo tra i pochi Cantoni a non applicare la deduzione fiscale per i figli: sbagliano tutti gli altri?

Questa nuova deduzione non è stata ancora applicata in Ticino perché siamo il cantone già oggi con le deduzioni più alte per le casse malati. Direi di più, rispetto al resto della Svizzera le abbiamo più alte in quasi tutti gli ambiti. Non vediamo la necessità di metterne una aggiuntiva.

Questo sgravio ha raccolto una maggioranz­a molto solida in parlamento e inizialmen­te avete fatto fatica a raccoglier­e le firme: non temete una sconfitta alle urne?

È importante che si continui a parlare del fatto che le deduzioni di imposte e la loro riduzione non sono un aiuto alle persone che ne hanno veramente bisogno. Purtroppo questo cantone continua invece ad andare su questa strada. Per noi è doveroso informare i cittadini che non è la via giusta da perseguire. Vediamo bene come a causa degli sgravi degli ultimi anni a breve saremo confrontat­i con dei tagli della portata di 150-200 milioni che potrebbero intaccare proprio anche i sussidi delle casse malati. Le deduzioni non mirano ai veri bisogni e aumentano le disuguagli­anze, quindi non sono lo strumento adeguato per fare socialità.

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TI-PRESS Aumenti sempre piùgravosi
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Maurizio Agustoni (capogruppo del Centro), favorevole
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Ivo Durisch (capogruppo del Ps), contrario

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