Ucciso capo delle forze d’élite di Hezbollah
Eliminato il comandante Wissam Hassan Tawil. L’esercito: ‘Il conflitto è entrato nella terza fase’. Un giudice anti-Netanyahu difenderà Israele all’Aja
Tel Aviv – Israele centra un altro obiettivo strategico nella guerra per distruggere Hamas e per indebolire i suoi alleati sciiti. Il teatro dell’operazione è ancora una volta il Libano: dopo l’uccisione nella capitale del numero due del movimento palestinese, Saleh Arouri, un raid nel sud del Paese ha eliminato uno dei comandanti delle forze di élite di Hezbollah. “Beirut può diventare come Gaza”, è stato il monito del ministro della Difesa Yoav Gallant in risposta agli attacchi dal nord del confine, mentre nella Striscia l’esercito ha annunciato l’avvio della “fase tre” dell’offensiva, meno intensa e con attacchi mirati. Il comandante di Hezbollah Wissam Hassan Tawil è stato colpito con le stesse modalità di Arouri. Un razzo lanciato da un drone contro l’auto su cui viaggiava in un villaggio a una decina di chilometri dal confine con Israele. A bordo c’era almeno un altro membro del gruppo armato, ferito gravemente.
Nome di spicco
Secondo fonti libanesi, Tawil aveva “un ruolo di primo piano nella direzione delle operazioni militari nel sud”, e nelle immagini diffuse dal movimento filoiraniano lo si vede al fianco di Hassan Nasrallah e del capo dei Pasdaran iraniani Qassem Soleimani, ucciso dagli Usa 4 anni fa. Il blitz contro Tawil è scattato all’indomani di un attacco di Hezbollah contro un centro di difesa aerea israeliano sul monte Meron, in Galilea, che ha provocato danni. Sull’obiettivo sono stati lanciati i supermissili Kornet, che sarebbero capaci di sfuggire all’Iron Dome: un salto di qualità per le milizie libanesi che ha spinto lo Stato ebraico ad aprire un’indagine per “fare meglio in futuro”, mentre nei giorni scorsi è stato testato un dirigibile capace di rilevare anche missili da crociera e balistici. Un leader parlamentare di Hezbollah, Muhammad Raad, ha spiegato che il suo movimento “non vuole l’allargamento del conflitto, a meno che Israele non fermi i suoi attacchi”, ma il governo Netanyahu non è disposto a mostrarsi debole. “Faremo tutto il necessario per riportare la sicurezza qui al nord”, ha assicurato il premier durante un sopralluogo vicino al confine. Ieri è anche arrivata la notizia del ferimento, a Gaza, dell’attore israeliano della serie tv Fauda (che parla proprio del conflitto) Idan Amedi, richiamato come riservista: non sarebbe in pericolo di vita.
Altri obiettivi
L’esercito ha poi annunciato di aver ucciso anche Hassan Akasha, esponente di Hamas responsabile dei lanci di razzi dalla Siria. E il contenimento del fronte nord va di pari passo con una nuova fase della guerra a Gaza. Gallant ha comunicato che d’ora in avanti si farà un ricorso minore alle forze di terra e ai raid aerei per puntare su “diversi tipi di operazioni speciali”. Per liberare tutti gli ostaggi e “distruggere Hamas” ci vorrà tempo, ha detto Gallant, che già aveva evocato un conflitto per tutto il 2024. Nel frattempo, il fronte più caldo resta quello sud. Secondo fonti locali, i morti nella Striscia sono arrivati a oltre 23mila, mentre l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha invocato un’indagine sul “numero elevato” di giornalisti palestinesi uccisi: sarebbero 102 finora.
Barak, l’uomo della giustizia
Additato come nemico pubblico numero uno dalla destra israeliana, avversario di Benjamin Netanyahu e della sua riforma giudiziaria, Aharon Barak (87 anni) difenderà alla Corte penale dell’Aja il suo Paese dall’accusa di “intento genocida” a Gaza. Umiliato, offeso, attaccato per mesi, tenuto sveglio per settimane intere dalle manifestazioni notturne organizzate apposta sotto casa sua, questo anziano signore dalla mente giuridica affilata come una lama è ora stato richiamato in servizio. Combatterà la battaglia legale per il suo Paese. Contro la sua inevitabile scelta si sono infranti i mal di pancia della destra radicale. Lo stesso Netanyahu ha dovuto chinare la testa perché in ballo c’è l’onore di Israele. Sarà lui– un sopravvissuto alla Shoah, dalla salute malferma, ex ineguagliato presidente della Corte Suprema – a far valere nel panel dei 15 giudici della Corte le ragioni di Israele a fronte delle accuse del Sudafrica.