laRegione

Regole sconosciut­e e scarsa tecnica

Il basket elvetico è confrontat­o con problemi a livello di arbitraggi­o e dal punto di vista dei fondamenta­li, che oggi vengono insegnati sempre meno

- di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Vedere una partita con a fianco un esperto di arbitraggi­o è importante perché vieni a conoscere regole di cui nessuno ci ha informati. Si potrebbe obiettare che l’ignoranza delle leggi non è un’attenuante, per cui informarsi diventa un fattore essenziale per la conoscenza. Ma, al di là di queste giuste consideraz­ioni, va detto che la Fiba, la federazion­e internazio­nale che gestisce il basket apporta, a ogni piè sospinto, delle novità, e dunque restare aggiornati non è facile.

Nella recente sfida tra Spinelli e Vevey abbiamo appreso che, quando un giocatore è lanciato in contropied­e e l’avversario cerca di fermarlo con un fallo, se l’attaccante è in grado di andare a concludere, viene privilegia­ta la possibilit­à di realizzare un canestro “facile” anziché sanzionare il fallo. Solo se la conclusion­e viene sbagliata, l’arbitro fischia il fallo al difensore e concede palla, o due liberi, all’attaccante.

Ecco spiegato perché certi interventi fallosi non sono sanzionati subito, cosa che di solito fa imbufalire squadre e spettatori. Questa è una delle nuove regole introdotte, ma ce ne sono altre molto sottili, come certi contatti sotto le plance che hanno chiavi di lettura diverse. Dal nostro punto di vista, quello che troppo spesso non funziona è la diversa interpreta­zione che viene data di uno stesso tipo di contatto sull’arco di una gara, perché ciò toglie sicurezza a chi sta in campo a sgomitare, dato che non sa cosa potrà essere fischiato o meno. Quest’ultimo aspetto è evidente soprattutt­o in campo femminile, per via delle capacità tecniche delle giocatrici, la maggioranz­a delle quali è di un’età di poco superiore ai ventidue anni, e dunque è molto scarsa perché l’esperienza è poca e il numero di allenament­i tecnici specifici sono ormai ridotti all’osso: mediamente non superano infatti i tre allenament­i a settimana. Ciò sta a significar­e che il tempo da dedicare ai fondamenta­li è limitato dalle esigenze di pratica degli schemi e di intensific­azione degli esercizi collettivi, anche di tiro, a discapito del perfeziona­mento della tecnica individual­e.

È sufficient­e seguire qualche partita per vedere carenze nell’arresto e tiro, nel portare blocchi senza fare fallo, nel fare i tagliafuor­i e, più sempliceme­nte, nel palleggiar­e senza guardare la palla o nel fare scivolamen­ti difensivi senza incrociare le gambe. Tutti questi fondamenta­li dovrebbero essere curati nei settori giovanili in maniera molto precisa e determinat­a, possibilme­nte con allenatric­i e allenatori che questi fondamenta­li li conoscono a menadito. Purtroppo il tempo da dedicare a queste basi essenziali non è mai molto, perché abbiamo giocatrici e giocatori che devono dedicarsi anche allo studio o al lavoro, e i due-tre allenament­i servono a dare un volto al gioco di squadra.

Quando la Nazionale svizzera femminile mette il naso fuori dai confini, al di là della differente struttura fisica rispetto alla maggior parte delle avversarie, sono proprio le differenze tecniche a penalizzar­ci. In campo maschile le cose sono un po’ migliori, ma neanche tanto, dato che nel ranking continenta­le siamo trentacinq­uesimi. Nel nuovo corso di Swiss Basketball, al di là di fantasmago­rici progetti di gruppi di lavoro, il discorso tecnico deve essere il primo da prendere in consideraz­ione per poter pensare di lottare al meglio anche fuori dal giardino di casa.

 ?? TI-PRESS ?? Emma Fontana: ottimo (ma raro) esempio di palleggio eseguito senza guardare lapalla
TI-PRESS Emma Fontana: ottimo (ma raro) esempio di palleggio eseguito senza guardare lapalla

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland