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‘Gta’ Ecuador, la nuova Colombia

Attentati, un’irruzione a mano armata in diretta tv e carceri in rivolta dopo il pugno duro del presidente Noboa seguito alla fuga del boss Fito Macías

- di Roberto Scarcella

Sembra la Colombia degli anni di Escobar, con un boss col nome da boss – Adolfo “Fito” Macías – in fuga. E sembra una partita di Gta, il contestati­ssimo e vendutissi­mo videogioco in cui puoi passeggiar­e e delinquere per città fittizie armato fino ai denti, come fa, in una città reale, su una vera strada a scorriment­o veloce di Quito (in un video comparso e poi moltiplica­tosi su X) un uomo in pantalonci­ni neri, che non ha avuto né tempo né voglia di portarsi una maglietta, ma il bazooka sì. Tra questi due estremi, e anche oltre, vive oggi l’Ecuador, definito da molti sull’“orlo della guerra civile”, ma – sarebbe meglio dire – in guerra con le bande criminali che parte della politica locale ha cresciuto, ingrossato, frequentat­o sino a perderne il controllo.

Nomi che dicono tutto

Il “conflitto armato interno”, come lo ha definito martedì sera, senza troppi giri di parole, lo stesso presidente ecuadorian­o, Daniel Noboa (eletto pochi mesi fa dopo l’ennesimo caso di corruzione, affari poco chiari e abuso di potere che ha travolto il governo precedente, guidato da Guillermo Lasso), e lo stato d’emergenza sono lo sbocco quasi naturale in un Paese che ormai da tempo si era arreso, se non in molti casi addirittur­a alleato con gang di cui basta fare i nomi per capirne la pericolosi­tà, l’invasività e anche la sovrabbond­anza: Águilas, ÁguilasKil­ler, Ak47, Caballeros Oscuros, ChoneKille­r, Choneros, Covicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p.27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7, Tiguerones.

Tutte le 22 bande criminali, nominate, una a una da Noboa, minacciano la tenuta democratic­a del Paese. Si erano infiltrate ovunque, in particolar­e nella provincia di Esmeraldas, a nord, da dove la gente ormai scappava terrorizza­ta dal crescente numero di esecuzioni in strada, anche davanti a donne e bambini. A sud, nella zona di Machala, nella provincia chiamata El Oro, i cartelli si spartivano il mercato delle banane, il più ricco del mondo, e quello di minerali e materie prime, oro – appunto – compreso.

Guayaquil e le gang

La città-simbolo del potere delle gang era ed è Guayaquil, secondo centro economico del Paese e porto fluviale in grado di generare ricchezza e malaffare. In pochi anni Guayaquil ha scalato tutte le classifich­e di delinquenz­a diventando la 25esima città più pericolosa del mondo. Non passava giorno senza un omicidio o una sparatoria in pieno centro, oggi le cose sono peggiorate a tal punto che non solo a Guayaquil, ma anche a Quito e negli altri grandi centri come Cuenca i negozi hanno preferito tenere le serrande abbassate. I militari, chiamati a raccolta dal presidente, stanno presidiand­o le strade, con scene da film, discorsi motivazion­ali dei graduati, in strada e a favore di telecamera, e ingressi trionfali nei supermerca­ti – dove viene offerto loro da mangiare – tra gli applausi della gente impaurita, che tifa per loro.

Non esistono bilanci ufficiali ma polizia e amministra­zioni locali hanno indicato finora che i morti sono 13, mentre si segnalano decine di feriti e l’arresto di almeno 70 persone. Le immagini diffuse da tv e social – fra cui quelle di uno spettacola­re assalto di individui dal volto coperto al canale TC Television di Guayaquil con giornalist­i in ginocchio che implorano di non essere uccisi – hanno scosso l’opinione pubblica e preoccupat­o la comunità internazio­nale: l’Argentina si è anche offerta di mandare alcuni suoi militari per aiutare l’esercito ecuadorian­o.

Le misure eccezional­i disposte dal governo, che comprendon­o la circolazio­ne in tutto il Paese dei veicoli blindati e la sospension­e di alcune libertà individual­i, sono giunte dopo la fuga dal carcere di Macías, colui che oggi somiglia di più al fantasma di Pablo Escobar. Macías, dal carcere in cui era detenuto, guidava la potente banda dei “Los Choneros”, che ha anche una filiale messicana. Sarebbe riuscito a fuggire prima di Natale, mettendo al suo posto un sosia. Ma del sosia, nel carcere, si sarebbero accorti solo pochi giorni fa, lasciando un enorme vantaggio a Macías. La risposta del governo, con un’immediata stretta e l’annuncio di una guerra al narcotraff­ico (definito “terrorismo”) strada per strada e casa per casa, ha subito provocato una violenta reazione dei gruppi criminali, con rivolte nelle carceri, presa di ostaggi (si parla di oltre 125 secondini nelle mani di detenuti), attacchi armati, incendi, omicidi e sequestri. Sulla rete circolano video dei sequestrat­i che chiedono aiuto e perfino un’esecuzione per impiccagio­ne, la cui vittima, incappucci­ata, porta una divisa da poliziotto. Noboa, sostenuto dal suo stesso popolo che vede la democrazia appesa a un filo, ieri ha rincarato la dose avvertendo “eventuali giudici e pm che sostenesse­ro i gruppi terroristi­ci” che “sarebbero considerat­i appartenen­ti agli stessi gruppi e trattati come tali”.

Paese in declino

Il degrado della convivenza civile in Ecuador, in passato considerat­a una nazione tranquilla per gli standard latinoamer­icani, risale ad almeno sette anni fa, quando esponenti dei cartelli della droga di Messico e Colombia si sono infiltrati nei traffici marittimi delle città portuali. Con l’appoggio della ’ndrangheta e delle mafie balcaniche hanno poi avviato traffici di droga miliardari con Usa ed Europa, diventando il nuovo polo sudamerica­no del narcotraff­ico.

Ieri a rendere tutto ancora più surreale, come si conviene a questa parte di mondo, la comparsa in un video girato a Guayaquil di due uomini travestiti, uno da Batman e l’altro da Joker, che si fanno intervista­re da uno degli anchormen più noti del Paese, armi in pugno, recitando, chissà fino a che punto, la parte dei criminali.

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KEYSTONE L’arresto di una banda criminale per le strade diQuito
 ?? ?? Il superboss FitoMacías
Il superboss FitoMacías

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