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‘I tagli toccano tutti, non solo gli statali’

Partiti, sindacati e associazio­ni tornano in piazza il 20 gennaio a Bellinzona contro le misure di risparmio decise dal Consiglio di Stato

- di Giacomo Agosta

Piazza governo è pronta a riempirsi di nuovo e – nelle intenzioni del comitato ‘Stop ai tagli’ – a gridare con ancora più voce quanto già detto lo scorso 22 novembre, quando a Bellinzona si radunarono oltre 5mila persone contrarie al pacchetto di risparmio presentato dal Consiglio di Stato insieme al Preventivo 2024. «La prima manifestaz­ione era stata organizzat­a dai sindacati. Ora invece vogliamo mobilitarc­i tutti, quindi anche partiti e associazio­ni (una quindicina quelle che compongono il comitato, ndr). È una mobilitazi­one che non si rivolge solo ai dipendenti dello Stato, ma anche ai cittadini comuni che hanno bisogno dei sussidi di cassa malati per arrivare alla fine del mese o che hanno un parente assistito dagli istituti sociali», afferma Fabrizio Sirica, copresiden­te del Partito socialista. «L’appello è a lasciare da parte le simpatie politiche e a scendere in piazza per difendere il servizio pubblico, di cui tutti abbiamo bisogno». L’appuntamen­to è quindi per sabato 20 gennaio alle 14 davanti alla stazione ferroviari­a di Bellinzona, da dove partirà il corteo diretto a Palazzo delle Orsoline. «Avevamo scelto questa data per farla coincidere con la decisione sul Preventivo, che però è slittata ancora. È qualcosa di scandaloso. Una decisione – aggiunge Sirica – dettata dalla paura di trattare questo dossier durante la campagna elettorale». Con la conseguenz­a che il Cantone si trova ad agire in regime di gestione provvisori­a. «E questo è un problema. Un esempio: gli studenti della Supsi che vogliono fare uno stage non sanno quando potranno iniziare. Non possono infatti avere contratti remunerati al momento e questo avrebbe delle conseguenz­e anche in caso di infortuni sul lavoro».

Sergi (Mps): ‘La coperta è sempre più corta e si vuole ridurla ancora’

Per Giuseppe Sergi (Mps) quella del governo è «una logica esclusivam­ente finanziari­a». Sergi contesta anche la teoria che il debito pubblico cantonale sia eccessivo. «Se fossimo nell’Unione europea saremmo di gran lunga tra i più virtuosi in quanto a finanze pubbliche. Anche in confronto a Paesi ‘forti’ come la Germania. Il nostro è un debito assolutame­nte ridicolo rispetto alla ricchezza prodotta nel Paese. Lo è pure il disavanzo d’esercizio». Tornando alle misure di risparmio: «La coperta è sempre più corta e invece di allargarla si è pronti a ridurla ulteriorme­nte con una riforma fiscale che regala soldi ai ricchi. Così facendo si lascia la gente al freddo».

Casella (Pc): ‘Il peso più grande è sul bilancio delle famiglie’

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Zeno Casella, del Partito comunista. «È un momento di estrema pressione per il potere d’acquisto della popolazion­e, tra inflazione e aumenti di cassa malati. I tagli ai sussidi sono milioni che pesano, soprattutt­o sui bilanci della popolazion­e. Si tratta di soldi importanti che potrebbero imporre sacrifici ai cittadini». C’è poi il trasporto pubblico. «In Svizzera i prezzi sono saliti del 4% e in Ticino del 10. Così non funziona ed è contraddit­torio con la volontà ribadita da tutti di incentivar­e questo tipo di spostament­i».

Noi (Verdi): ‘C’è una narrazione a due velocità sugli investimen­ti pubblici’

A colpire il co-cordinator­e dei Verdi Marco

Noi è «la narrazione che fa una parte della politica a proposito degli investimen­ti statali. Se sono nel settore pubblico si tratta di spesa, mentre a proposito di quelli nel privato non si dice la stessa cosa». Noi fa poi l’esempio dei Grigioni, «dove è stato messo in consultazi­one il secondo ‘Green deal’, un investimen­to importante nelle rinnovabil­i. Da noi invece si parla solo di austerità». Per quanto riguarda i tagli e la fiscalità: «Siamo contrari a una visione dove pochi producono e gli altri fanno i ‘follower’ di queste persone, con atteggiame­nti servizievo­li».

‘Ora c’è la necessità di difendere tutti i salari’

A prendere parola durante la conferenza stampa in uno spazio di Inclusione andicap – come noto quello dell’aiuto ai disabili è uno dei settori più colpiti dalle misure di risparmio –, sono stati anche i sindacati. «Un tema centrale è quello degli stipendi» dichiara Giangiorgi­o

Gargantini, segretario di Unia. «All’inizio del quadrienni­o il tema era il salario minimo e lo scandalo del sindacato farlocco ‘TiSin’. Ora invece si parla della necessità di difendere tutti i salari. È chiaro come la situazione sia peggiorata. Chiedere il riconoscim­ento del rincaro – aggiunge Gargantini – non vuol dire far arricchire i lavoratori. Ma non renderli più poveri».

Xavier Daniel (Ocst) ha invece elencato tutti i ‘colpi’ subiti dai dipendenti pubblici negli anni. Dalla cassa pensione alle rendite vedovili. «È per questo che scendiamo in piazza». Giulia

Petralli (Vpod) ha invece sottolinea­to come «il peggiorame­nto delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici comporta anche un peggiorame­nto del servizio offerto». Sabrina

Ehrismann, del Sindacato svizzero dei mass media, porta invece l’attenzione al livello federale: «Anche su questo piano il servizio pubblico è sotto attacco. La mossa del consiglier­e federale Albert Rösti sul canone radiotelev­isivo è poco comprensib­ile. Risparmiar­e 35 franchi fa piacere a tutti, ma comporta 900 posti di lavoro in meno». Renato Minoli, Unione sindacale svizzera, suona il campanello d’allarme: «Quello che stiamo vivendo è un problema non solo di conti, ma anche di democrazia».

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TI-PRESS Lo scorso 22 novembre erano oltre 5mila imanifesta­nti

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