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L’Udc attacca e annuncia il suo piano B

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Un rapporto di minoranza che chiederà “l’attuazione di un piano B, con il blocco dei crediti per il Palazzo di giustizia e la manutenzio­ne delle strade”. L’Udc prende posizione sul Preventivo 2024 e le misure di risanament­o. E lo fa con un comunicato stampa dai toni accesi. Firmata dal presidente cantonale Piero Marchesi e dal deputato in Gran Consiglio Sergio Morisoli, la nota annuncia un rapporto di minoranza che verrà presentato dai commissari del partito in parlamento Roberta Soldati e Tiziano Galeazzi. Questo perché, si legge nel comunicato, “l’Udc Ticino non accetta il gioco della Peppa Tencia tra i partiti di governo sui tagli previsti nel Preventivo 2024. Il deterioram­ento delle finanze è sotto gli occhi di tutti, sono già stati persi tre mesi di tempo senza che alcun risultato tangibile sia sul tavolo”. E continua: “Il Preventivo per legge deve essere votato in dicembre, siamo a gennaio e forse lo si voterà a febbraio. Purtroppo questo tempo è trascorso inutilment­e”.

‘Un pasticcio dal quale non si uscirà tanto facilmente’

Un “pasticcio”, dunque, dal quale “non si uscirà tanto facilmente”, scrivono i due esponenti democentri­sti. “Pasticcio” dimostrato dalle “pesanti reazioni esterne, la presenza, o forse sarebbe meglio dire assenza del governo nel giustifica­re le sue scelte e lo smarriment­o della Commission­e della gestione nel doverle portare avanti”. Restando sulle proprie posizioni iniziali per quanto concerne il tetto massimo di deficit di 95 milioni per il Preventivo 2024, l’Udc non approva “il modo e i contenuti per ottenerlo”. Tant’è che, nel caso di un eventuale rapporto di maggioranz­a che dovesse mantenere “inalterate le misure o che le sostituisc­e con nuovi ‘studi e approfondi­menti’”, il partito non esiterà a bocciarlo. Di più. “Puri e semplici alibi, tattici e in definitiva tardivi e inconclude­nti, per rimandare ancora una volta decisioni quanto mai necessarie”.

Tre decreti legislativ­i per correggere la spesa

I democentri­sti vanno dritti al punto: “Ritenuto che a oggi non si intravedon­o iniziative concrete da parte di nessuno per un piano B attuabile e che realizzi l’obiettivo finanziari­o, presentere­mo un rapporto di minoranza (che potrebbe diventare di maggioranz­a se altri lo sottoscriv­eranno in commission­e) con allegati tre decreti legislativ­i per correggere la spesa di circa 80 milioni di franchi l’anno”. Il primo decreto, illustra la nota, andrebbe ad agire sulla spesa personale, mirando a bloccare ogni nuova assunzione – salvo docenti e personale sanitario – per due anni e a procedere con spostament­i interni per coprire le partenze, che si attestano sulle 260 unità per anno. Non solo. “Parimenti – si legge nel comunicato –, invece di non concedere il rincaro e di diminuire gli stipendi (misure che dimostrano la disperazio­ne per mancanza di idee del governo) proponiamo il blocco degli scatti annuali automatici di stipendio per due anni”. Il secondo decreto mira a intervenir­e sul funzioname­nto amministra­tivo, quindi sui beni e i servizi, riducendo la spesa al livello precedente alla pandemia, “quando fu già allora assicurato che si trattava di una crescita eccezional­e; oggi siamo ben oltre”. Infine, il terzo influisce sui sussidi, vale a dire sulle spese di trasferime­nto: “Non si possono correggere le finanze – afferma l’Udc – senza agire in modo adeguato su questa spesa che rappresent­a oltre il 55% del totale della spesa statale. Contrariam­ente ai tagli lineari del Messaggio P 2024 proponiamo una crescita limitata e massima per due anni pari all’1% del netto dei sussidi”.

Non mancano in conclusion­e altri punti fermi. “Vista la situazione finanziari­a e soprattutt­o la mancanza di vie d’uscita concrete – mette in luce la nota –, l’Udc non appoggerà nessun grosso investimen­to nuovo (per esempio un Palazzo di giustizia per circa 120 milioni e una manutenzio­ne stradale per circa 195 milioni di franchi) prima che il Preventivo sia approvato, che il risanament­o sia presentato e che queste spese di investimen­to siano ricontroll­ate nella necessità funzionale e negli standard realizzati­vi”.

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