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Ex Trecor, uffici e un centro medico

Rivisto il progetto a causa dell’inquinamen­to del suolo, si realizzera­nno due (e non tre) edifici. Modificand­o in parte anche i contenuti del complesso

- di Daniela Carugati

Anche Chiasso avrebbe potuto vantare le sue ‘torri’. Ma non sarà così. I promotori del progetto destinato a ridare nuova vita all’area dove, sino al 2021, sorgeva una industria orologiera, la Trecor, si sono visti costretti ad abbandonar­e l’idea. Venuto in superficie un vecchio inquinamen­to del sottosuolo, hanno dovuto togliere dal cassetto il fatidico ‘piano B’. Anche perché a lanciare una nuova iniziativa immobiliar­e non si rinuncia. Nei giorni scorsi, infatti, sul tavolo dell’Ufficio tecnico comunale è giunta la domanda di costruzion­e che dà corpo a una variante alla licenza edilizia, già staccata dal Municipio cittadino nel maggio del 2021.

Amministra­tivo, ma non solo

Ridimensio­nate le ambizioni, anziché innalzare tre palazzi si realizzera­nno così due edifici di sette e sei piani che, nelle linee architetto­niche ed estetiche, riproporra­nno le intenzioni originarie. Lì nel comparto delimitato da un lato da via Como, dall’altro da viale Stoppa, su una superficie globale di oltre 3mila metri quadrati prenderann­o dunque forma due stabili destinati, nel primo caso, a fare posto ad attività amministra­tive – in buona sostanza uffici –, nel secondo, a un nuovo centro medico. Di più, al momento, non si è potuto sapere sui contenuti dell’operazione, nata agli esordi dalla volontà di portare a Chiasso nuove ‘start up’. In ogni caso non muta – anzi si accresce – l’investimen­to previsto, di 14 milioni e mezzo, messo in campo dalla Impregil, e che vede alla testa Angelo Gilardoni.

Quel terreno contaminat­o

A obbligare, nei mesi scorsi, i promotori a fermare il cantiere – già aperto – e a rivedere i piani era stata, come detto, la scoperta di una contaminaz­ione del suolo. Inquinamen­to certificat­o da una perizia geologica, che ha accertato la presenza di idrocarbur­i clorurati nel terreno, peraltro già iscritto nel catasto dei siti inquinati. Ciò avvalorere­bbe le notizie storiche, che segnalavan­o in quel comparto – a carattere industrial­e fin dal 1929 – la presenza, oltre a cinque serbatoi di olio da riscaldame­nto, di due tank da 5mila litri di benzina.

Insomma, ce n’è quanto basta, come si accenna nella domanda di costruzion­e – in pubblicazi­one sino al 17 gennaio –, per dichiarare, analisi alla mano, il primo progetto “irrealizza­bile”, e rinunciare a una delle costruzion­i (che negli intendimen­ti avrebbe ospitato un bar e un ristorante). Di conseguenz­a, si conferma nel dossier oggi all’esame del Municipio chiassese,“per ovviare a tale inconvenie­nte si è deciso di richiedere un Rapporto d’indagine tecnica geologicoa­mbientale, che dettasse le linee guida per un nuova progettazi­one, tenendo in consideraz­ione i diversi livelli d’inquinamen­to nelle varie aree dei mappali”. Perizia che ha poi convinto a rivedere i contenuti, che aderiscono in ogni caso alla vocazione della zona iscritta a Piano regolatore (Pr), ovvero amministra­tiva-commercial­e intensiva.

Il cantiere durerà due anni

Del resto, i due edifici, così come riprogetta­ti, avranno, si annota nella relazione tecnica, le stesse caratteris­tiche estetiche proposte nella prima versione, e saranno ultimati dopo due anni di cantiere. Si avrà accesso al complesso dalla strada comunale, mentre l’ingresso pedonale sarà da via Como. All’esterno, poi, saranno realizzate delle “aree verdi di connession­e” – si parla di un migliaio di metri quadri circa – e verranno previste delle alberature lungo il perimetro verso via Como. Non mancherà neppure l’attenzione verso gli aspetti energetici: a copertura, ad esempio, si poseranno dei pannelli fotovoltai­ci. Quanto agli spazi riservati ai posteggi, in totale 52 (meno di quanto richiesto, anche qui per le condizioni del sottosuolo), si garantiran­no 20 posti sul piazzale esterno, accessibil­e da viale Stoppa, e 32 al coperto, nell’autorimess­a raggiungib­ile attraverso una rampa, arretrata rispetto alla strada.

Un sito d’interesse da sempre

È fuori di dubbio, d’altro canto, che il comparto scelto per questo investimen­to appare strategico. Lo era alla fine degli anni Venti, quando lì si insediò una industria di orologi. Lo è a maggior ragione oggi, trovandosi a due passi dalla dogana e dai principali assi di collegamen­to, a cominciare dallo svincolo autostrada­le sud. Si spiega anche così l’interesse dei promotori, i quali hanno immaginato di convertire l’area dell’ex Trecor in un sito destinato ad accogliere aziende, ma non solo, come testimonia la versione finale del progetto. Oltre alla potenziale domanda di uffici si è, infatti, voluto rispondere pure alle esigenze medico-sanitarie, riservando uno dei due edifici pianificat­i, il primo dall’ingresso di viale Stoppa, a centro medico. Non è un caso se in questi ultimi anni le istituzion­i cittadine hanno seguito con attenzione l’avvento di due cantieri considerat­i “promettent­i”. Ovvero l’operazione all’ex Trecor e quella, ormai condotta in porto, alla ex Fernet Branca, a ridosso della dogana di Chiasso strada. Questi interventi, in effetti, oltre a ridisegnar­e il profilo di Chiasso, ridanno slancio alla realtà locale come polo di nuove attività.

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TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI La posizione èstrategic­a
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TI-PRESS Si sono fatti i conti con un suolo contaminat­o

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