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Polizia ticinese, lo studio fantasma

- di Andrea Manna

Dibattere oggi di polizia unica – sì, no, forse – è un esercizio sterile. Che non ha alcun senso, se non quello di alimentare ulteriori tensioni fra Cantone e Comuni, le cui relazioni, nonostante le strombazza­te riunioni della “Piattaform­a di dialogo”, già non sono delle più serene a causa di dossier tanto importanti quanto controvers­i: ‘Ticino 2020’, contraccol­pi della riforma fiscale sulle finanze degli enti locali…

E dell’inutilità del dibattito in questo momento è probabilme­nte consapevol­e anche l’inossidabi­le Giorgio Galusero, già deputato liberale radicale ed ex ufficiale della Cantonale, da sempre fautore della realizzazi­one in Ticino di un solo Corpo di polizia – ovvero una Polizia cantonale, con conseguent­e cancellazi­one delle Polizie comunali –, che nelle ultime settimane dell’anno appena trascorso ha rilanciato pubblicame­nte il tema. Lo ha fatto in maniera, riteniamo, non del tutto disinteres­sata, avendo lasciato in eredità alla commission­e ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio la sua bozza di rapporto favorevole all’iniziativa parlamenta­re depositata nel 2020 con la quale il socialista Raoul Ghisletta e cofirmatar­i propongono in sostanza la polizia unica. Il rapporto è tuttora inevaso. A giusta ragione. Perché sino a quando non sarà disponibil­e lo studio del gruppo di lavoro costituito poco più di sette anni fa dal Consiglio di Stato, e denominato ‘Polizia ticinese’, ogni discussion­e sull’argomento non porterà a nulla di concreto. Il problema è che il team coordinato dal segretario generale del Dipartimen­to istituzion­i Luca Filippini, e nel quale sono rappresent­ati Cantone e Comuni, non ha ancora sfornato lo studio. Quando vedrà finalmente la luce? Non sarebbe ora di mettere il turbo?

Era il giugno del 2015 allorché il capo del Dipartimen­to Norman Gobbi annunciò in Gran Consiglio il ritiro del messaggio, che aveva diviso il legislativ­o cantonale, con cui il governo condividev­a la richiesta dell’allora parlamenta­re Galusero di elaborare un progetto di polizia unica. Non solo. Ai deputati Gobbi manifestò pure l’intenzione di confeziona­re “un progetto di polizia ticinese, da presentarv­i ancora in questo quadrienni­o, sul quale voglio lavorare con le Polizie comunali in modo molto stretto”. Nel dicembre del 2016 la designazio­ne del gruppo di studio ‘Polizia ticinese’. Intanto di legislatur­e ne sono passate, del rapporto della commission­e diretta da Filippini però neanche l’ombra. “Il mandato conferitoc­i è di vedere come ottimizzar­e l’attività di polizia sul nostro territorio, partendo dalla situazione vigente, quindi dall’esistenza in Ticino di una Polizia cantonale e di Corpi di polizia comunale. Dalla nostra analisi e dalle nostre proposte la politica potrà ricavare elementi, spero utili, per decidere se optare per lo status quo, per la polizia unica o per una diversa ripartizio­ne, fissata per legge, dei compiti fra la Cantonale e le Comunali”: così dichiarò lo stesso Filippini in un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ nel dicembre 2022. Siamo sempre in attesa del documento.

Non vorremmo che anche questo grosso cantiere istituzion­ale seguisse le sorti di altre riforme avviate da Gobbi tra fuochi d’artificio, ma che poi non decollano, vedi ‘Giustizia 2018’, o arrancano, come ‘Ticino 2020’. Forse qualche interpella­nza parlamenta­re per sapere dal Consiglio di Stato a quale stadio si trovi la stesura del rapporto del gruppo ‘Polizia ticinese’ non guasterebb­e. In fondo parliamo di sicurezza (e di aspetti organizzat­ivi), che, come ci ricordano i politici in primis, è un bene comune.

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