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‘Questa riforma è un tipico compromess­o svizzero’

Il sindacato Vpod lancia oggi il referendum contro il progetto di finanziame­nto uniforme delle cure. Il direttore di Curafutura lo difende strenuamen­te

- di Stefano Guerra

Pius Zängerle ne ha «appena parlato» con un consiglier­e di Stato «di un grande Cantone». Che gli ha detto: «Dobbiamo fare tutto il possibile per realizzare questa ‘ambulatori­alizzazion­e’ delle cure». Solo così – è convinto il direttore dell’associazio­ne di assicurato­ri malattia Curafutura – «potremo non dico ridurre, ma quantomeno contenere la crescita dei costi della salute e, di riflesso, quello dei premi di cassa malati».

Sulla maxiriform­a per il finanziame­nto uniforme delle cure ambulatori­ali e stazionari­e – detta ‘Efas’ (vedi box) e approvata lo scorso 22 dicembre dal Parlamento dopo ben 14 anni di dibattiti – c’è chi la pensa in maniera diametralm­ente opposta. Nell’attesa di possibili rinforzi (Unione sindacale svizzera? Ps? Verdi?), proprio oggi il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanit­ari (Vpod) lancia con una conferenza stampa a Berna la raccolta delle firme contro un progetto “antisocial­e”, che a suo parere va a scapito di chi paga i premi e del personale sanitario.

Zängerle non si scompone. Confida che l’«ampia alleanza» pro-Efas, della quale Curafutura è tra i principali portavoce, traghetti fino in fondo – cioè anche oltre una probabile votazione popolare – una riforma che «contribuir­ebbe in maniera significat­iva a ridurre il ritardo accumulato dalla Svizzera nei confronti di altri Paesi per quel che riguarda le prestazion­i erogate in regime ambulatori­ale». Per il lucernese, l’appuntamen­to alle urne che si profila all’orizzonte ha anche «una valenza simbolica»: «Se Efas non dovesse passare, allora davvero dovremmo chiederci se questo sistema – persino laddove appare in tutta evidenza sbagliato – sia riformabil­e». Intervista.

Signor Zängerle, il presidente della Vpod Christian Dandrès definisce Efas “una catastrofe”. Curafutura invece parla di “una riforma fondamenta­le” e promette “molti positivi sviluppi”. A chi dobbiamo credere?

La popolazion­e non deve credere a Pius Zängerle, né tantomeno al presidente della Vpod, bensì a tutti quelli che sono favorevoli a questa riforma: i Cantoni; tutti i partiti, tranne i Verdi [il cui gruppo in dicembre si è diviso esattament­e a metà in Parlamento, ndr]; e ben 22 organizzaz­ioni, in rappresent­anza di tutti gli attori del settore sanitario (assicurato­ri malattie, ospedali, medici, farmacisti, case anziani e di cura, Spitex), che la sostengono con convinzion­e. Lo stesso fanno il Consiglio federale, il Dipartimen­to federale dell’interno (Dfi) e in particolar­e l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

“Una scatola nera”, con molte incognite: così la vede il consiglier­e nazionale Thomas de Courten (Udc).

De Courten per un verso ha ragione, nella misura in cui non sappiamo quali saranno tutte le ripercussi­oni di questa riforma. Soprattutt­o per quel che riguarda l’inclusione a termine [entro il 2031, ndr] delle cure di lunga durata. In generale, però, non posso essere d’accordo con lui. Negli ultimi 14 anni l’amministra­zione federale e il Parlamento hanno speso molto tempo in analisi e proiezioni, molte delle quali finite in rapporti a disposizio­ne di chiunque, in particolar­e sul sito internet dell’Ufsp. Per quanto attiene alle cure acute ambulatori­ali e stazionari­e, alle prestazion­i garantite da farmacisti, da fisioterap­isti ecc., è assolutame­nte chiaro cosa succederà.

Però nemmeno le due organizzaz­ioni che rappresent­ano gli assicurato­ri malattie parlano con una sola voce.

Curafutura e Santésuiss­e sono assolutame­nte d’accordo sulla questione di fondo, ossia sulla necessità di cambiare il sistema di finanziame­nto nel settore delle cure acute ambulatori­ali e stazionari­e. L’unica differenza riguarda l’inclusione delle cure di lunga durata.

Una differenza di non poco conto. Santésuiss­e – come la Vpod – teme che questa “rischierà di pesare ulteriorme­nte sulle spalle degli assicurati”, evocando maggiori costi a carico dell’assicurazi­one di base per 5 miliardi nel 2035 e 10 miliardi nel 2040. Invece voi dite che ci saranno minori spese per 1-3 miliardi di franchi l’anno. Chi ha ragione?

Sono studi indipenden­ti, non di Curafutura, a stimare in 1-3 miliardi di franchi l’anno [su un totale di quasi 38 miliardi, ndr] il potenziale di Efas nell’ambito delle cure acute. E i rapporti della Confederaz­ione attestano chiarament­e che la riforma, anche includendo le cure di lunga durata, è sempre meglio dello status quo per chi paga i premi [la stima è di 600 milioni-1 miliardo di minori costi l’anno, ndr]. Anche noi avremmo preferito procedere a tappe: prima il ‘pacchetto’ cure acute, poi in un secondo tempo l’integrazio­ne di quelle di lunga durata. Ma la politica [i Cantoni, poi il Parlamento, ndr] ha voluto diversamen­te. Quella raggiunta, comunque, è un’ottima soluzione: un compromess­o tipicament­e svizzero, ampiamente sostenuto.

… un compromess­o che consegna agli assicurato­ri malattie “un potere enorme”, secondo la Vpod.

Questa affermazio­ne proprio non la capisco. È vero il contrario: la riforma limita il potere di ogni attore del sistema, affidando a ciascuno un ruolo ben preciso.

Nelle cerchie sindacali c’è chi teme che Efas sia un passo importante sulla via della generalizz­azione di modelli di cure coordinate, o di ‘reti di medici’, grazie alle quali le casse malati farebbero passare in maniera occulta una limitazion­e della libertà di scelta del medico.

Ogni cittadino è libero di scegliere un modello assicurati­vo o un altro. Non c’è alcun obbligo. Dodici anni fa una generalizz­azione per legge del modello di cure integrate [il cosiddetto ‘managed care’, ndr] era stata nettamente respinta in votazione popolare. Nel frattempo, oltre il 70 per cento degli assicurati ha scelto – volontaria­mente – modelli assicurati­vi alternativ­i [tra i quali figurano anche le reti di medici, ndr]. Efas non intacca minimament­e questa libertà di scelta.

Sempre secondo la Vpod, con Efas aumenterà la pressione al risparmio sul personale sanitario e i pazienti.

Non vedo alcun cambiament­o né pericoli su questo piano, rispetto alla situazione attuale. Le associazio­ni del settore (Curaviva, Senesuisse, servizi Spitex ecc.), che sostengono la riforma, le diranno che adesso le loro prestazion­i sono sottofinan­ziate e che questo problema potrà essere affrontato al meglio nel quadro del nuovo regime di finanziame­nto uniforme. Anche noi, come loro partner tariffali, ci atterremo alla volontà del Parlamento: le future tariffe – dapprima quelle per le prestazion­i mediche, poi quelle per le cure – dovranno essere stabilite in modo da coprire i costi di tutte le prestazion­i che saranno erogate in ossequio al criterio dell’efficienza.

La materia è molto complessa.

Come pensate di riuscire a convincere la popolazion­e ad approvare una riforma di così ampia portata in un’eventuale votazione popolare?

Non sarei al posto giusto se a questo punto non credessi che anche quest’ultimo ostacolo possa essere sormontato. Abbiamo lavorato intensamen­te in questi ultimi 14 anni, affinché Efas potesse essere approvata dal Parlamento. E alla luce dei risultati delle votazioni finali dello scorso 22 dicembre [141 sì contro 42 no e 15 astenuti al Nazionale; 42 sì e 3 no al Consiglio degli Stati, ndr], sono fiducioso. Assieme ai Cantoni, a praticamen­te tutti i partiti [Ps compreso: in Parlamento quasi tutti i suoi esponenti di spicco come la copresiden­te Mattea Meyer, la copresiden­te del gruppo Samira Marti, la ‘senatrice’ Flavia Wasserfall­en o la presidente della Commission­e sicurezza sociale e sanità del Nazionale Barbara Gysi hanno votato a favore, ndr] e alle 22 associazio­ni che sostengono la riforma, sono convinto che riusciremo a spiegare alla popolazion­e perché Efas è importante. E quindi a vincere un’eventuale votazione popolare.

In caso di sì alle urne, l’attuazione della riforma Efas si prospetta lunga e assai complicata. Quali saranno le sfide principali?

Con Efas abbiamo a portata di mano una riforma importante, che corregge un sistema di finanziame­nto che finora creava incentivi sbagliati. Ma non abbiamo risolto tutti i problemi sul piano della tariffazio­ne nell’ambito delle cure mediche ambulatori­ali: qui ci aspettiamo una rapida decisione della neorespons­abile del Dipartimen­to federale dell’interno [Elisabeth Baume-Schneider, ndr] sul nuovo tariffario Tardoc. Inoltre, fornitori di prestazion­i [ospedali, medici, farmacisti, ndr], assicurato­ri e Cantoni dovranno chiarire entro il 2031 – sembra molto tempo, ma le garantisco che non lo è…– le questioni tariffarie anche per quanto riguarda le cure di lunga durata.

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KEYSTONE Entro il 2031 anche le cure di lunga durata rientreran­no nella riforma Efas. Popoloperm­ettendo
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KEYSTONE Dopo 14 anni, il 22 dicembre il sì del Parlamento

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