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‘Qui tranquilli, per ora, ma il racket dilaga’

- di David Leoni

Testimone da oltre cinque decenni di ciò che accade in Ecuador e impegnato a diffondere coraggio e fede a chi vive nella miseria, padre Pierluigi Carletti, salesiano originario di Cavigliano, non nasconde la sua preoccupaz­ione per ciò che sta accadendo. Dalla sua missione di La Libertad, a circa 120 km da Guayaquil, il religioso, che grazie alle sue scuole garantisce formazione, anche tecnica, ai giovani in modo che possano trovare un lavoro, teme che la violenza dei ribelli narcos possa allargarsi dalle principali città e raggiunger­e altre località dello Stato. Soprattutt­o qualora l’esercito governativ­o non dovesse riuscire a riprendere il controllo e sconfigger­e la ventina di bande armate criminali, legate ai cartelli della droga indigeni e messicani, che stanno mettendo a soqquadro la capitale e alcune delle principali città. Con tanto di rivolte e prese d’ostaggio anche nelle carceri.

‘Negozi chiusi e timore di saccheggi’

«Qui dove è presente la mia missione la situazione per ora è tranquilla – spiega padre Carletti –, anche se molti piccoli negozi sono chiusi per timore di saccheggi e anche se è in vigore, dalle 23 alle 5 di mattina, il coprifuoco. Purtroppo negli ultimi tempi anche nelle zone lontane dai grossi centri si osserva il diffonders­i del fenomeno del racket, che prende di mira le piccole realtà commercial­i, con minacce, intimidazi­oni e sequestri di persone. Bande di criminali sciolte e senza scrupoli». Malintenzi­onati disposti a tutto, che non si fermano nemmeno dinnanzi a chi indossa una tunica e in generale ai rappresent­anti della Chiesa: «Un mio amico parroco in una cittadina poco lontana è stato derubato e ricattato. Io stesso quando esco dalla mia parrocchia di San Lorenzo per cercare aiuti per i poveri (cibo e un po’ di denaro per le madri con figli a carico) devo prestare molta attenzione. I media locali invitano la popolazion­e alla prudenza e finché il decreto presidenzi­ale resta in vigore si vive una situazione di costante pericolo. In generale è un momento di grande confusione in una nazione fragile, povera, che barcolla tra diseguagli­anze, miseria e disoccupaz­ione». Anche perché non si può escludere che se la polizia e l’esercito riprendera­nno il controllo totale delle città, i ribelli in fuga cerchino rifugio nelle periferie, generando un fuggi fuggi e panico tra la popolazion­e.

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