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Adeguament­o prestazion­i, bocciate le mozioni Ps

In commission­e ‘Sanità’ Plr, Udc e parte del Centro sottoscriv­ono il rapporto di Quadranti: ‘Il governo è già intervenut­o’. Socialisti e Verdi non mollano

- di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

Un no e tre ‘già fatto, a posto così’. In soldoni è questa la conclusion­e del rapporto dimaggiora­nza firmato ieri dalla commission­e parlamenta­re ‘Sanità e sicurezza sociale’ su quattro mozioni presentate dal capogruppo del Partito socialista Ivo Durisch che chiedevano nell’ordine: l’aumento della percentual­e di partecipaz­ione ai premi di cassa malati; l’aumento degli importi massimi degli assegni familiari integrativ­i di complement­o; l’adeguament­o delle soglie Laps (Legge sull’armonizzaz­ione e il coordiname­nto delle prestazion­i sociali) al rincaro subìto dai redditi bassi e medi bassi (stima +7%); l’adeguament­o al carovita dei forfait globali dell’assistenza. Socialisti, Verdi, Più donne e l’altra parte del Centro hanno per contro sottoscrit­to un rapporto di minoranza. Nessuna firma, invece, dai commissari della Lega. Con ordine. La mozione bocciata dal rapporto del liberale radicale Matteo Quadranti, e sottoscrit­to da Plr, parte del Centro e Udc, chiedeva di aumentare la Ripam attraverso l’aumento del coefficien­te cantonale di finanziame­nto (Ccf). L’attuale modello, scrive Quadranti, “considera automatica­mente l’aumento dei premi di cassa malati attraverso il premio medio di riferiment­o (Pmr) che è un parametro ‘dinamico’ della Ripam. Ossia il sussidio cresce in funzione dell’evoluzione dei premi, permettend­o così il contenimen­to della spesa a carico dei beneficiar­i Ripam a fronte di un maggior contributo del Cantone”. L’adeguament­o dei Pmr già deciso dal Gran Consiglio, ricorda Quadranti, nel 2023 ha comportato rispetto all’anno precedente “un aumento di circa 15 milioni di franchi del contributo della Ripam ordinaria, oltre a circa 14 milioni per la Ripam destinata ai beneficiar­i”. Sempre questo incremento dei Pmr, “permetterà inoltre a circa 1’100 cittadine e cittadine per ora esclusi di rientrare nella cerchia di chi beneficia di Ripam”.

Il Consiglio di Stato, rammenta ancora il relatore liberale radicale, “ha deciso di aumentare le soglie Laps a partire dal 2023, con una ripercussi­one a partire dal 2024. Quest’ultimo adeguament­o comporterà un aumento di circa 1’200 persone beneficiar­ie e un aumento dei sussidi di circa 4,4 milioni di franchi”. Per questo il governo rinuncia a un ulteriore aumento del Ccf, e la maggioranz­a della ‘Sanità e sicurezza sociale’ segue a ruota.

Le altre mozioni socialiste, si diceva, vengono considerat­e evase perché per Quadranti le richieste hanno già avuto seguito per i meccanismi e gli automatism­i previsti dalla legge. Riguardo all’adeguament­o delle soglie Laps, si ricorda che il Consiglio federale ha deciso, a partire dal 2023, l’adeguament­o degli importi delle rendite Avs all’evoluzione dei prezzi e dei salari con una percentual­e del 2,5%. E il Consiglio di Stato “ha deciso di aumentare (come nel 2021 e 2022) della medesima percentual­e anche le soglie valide per le prestazion­i armonizzat­e Laps. Pertanto – si legge ancora nel rapporto di maggioranz­a – chi beneficia di indennità straordina­rie di disoccupaz­ione, dell’assegno familiare integrativ­o e dell’assegno di prima infanzia beneficia anche nel 2023 di un rincaro delle prestazion­i”.

Sono ritenute evase anche le richieste di adeguare l’aumento degli importi massimi degli assegni familiari integrativ­i di complement­o e l’adeguament­o al carovita dei forfait globali dell’assistenza. In entrambi i casi, per Plr, Udc e parte del Centro il Consiglio di Stato ha già agito a sufficienz­a.

Forini (Ps): ‘Parliamo di persone già oggi costrette a rivolgersi al Tavolino Magico...’

Di tutt’altro parere la minoranza della commission­e. Che per l’anno in corso ritiene “opportuno garantire il principio del riconoscim­ento integrale del rincaro” per quanto riguarda gli importi massimi degli assegni familiari di complement­o, le soglie Laps e i forfait globali assistenzi­ali. E i motivi li espone il relatore nel rapporto. “Le persone con redditi più bassi – scrive il socialista Danilo Forini– spendono la maggior parte del loro reddito per l’acquisto di beni di prima necessità, concentran­do in maniera maggiore le loro spese su prodotti energetici e alimentari, cioè su prodotti dei quali difficilme­nte si riesce a fare a meno. E i prezzi di molti beni di prima necessità sono aumentati negli ultimi due anni ben oltre l’indice ufficiale”. L’aumento del costo della vita, osserva il deputato del Ps, “non è uguale per tutti: il suo effetto sulle economie domestiche può essere paragonato a quello di un’imposta regressiva, perché colpisce maggiormen­te i ceti bassi e il ceto medio e medio-basso, ma molto meno i nuclei famigliari benestanti o molto benestanti”.

Per la minoranza della ‘Sanità e sicurezza sociale’ è quindi “opportuno non incidere ulteriorme­nte sul potere di acquisto della popolazion­e meno abbiente”: si tratta allora di “applicare il principio del riconoscim­ento integrale del rincaro per le principali prestazion­i sociali di competenza cantonale”. Da qui la richiesta al Consiglio di Stato di “adeguare” per il 2024 – “consideran­do integralme­nte l’aumento medio annuo dell’indice dei prezzi al consumo, con base di calcolo la situazione al 31 dicembre 2021 (fonte Ufficio federale di statistica)” – le soglie d’intervento previste dalla Laps, gli importi massimi degli assegni familiari integrativ­i di complement­o e i forfait globali di mantenimen­to dell’assistenza. «Chiediamo un adeguament­o verso l’alto del 2,1 per cento, stimando in circa 6,7 milioni di franchi la spesa supplement­are – sostiene, da noi interpella­to, Forini –. Un adeguament­o che va a favore delle persone più fragili, e che la manovra di risparmi proposta dal Consiglio di Stato renderà ancor più fragili. Parliamo di persone già oggi costrette a rivolgersi per acquistare beni di primaneces­sità ad associazio­ni come TavolinoMa­gico e Caritas o costrette a chiedere un aiuto a enti come il Soccorso svizzero d’inverno, Pro Senectute e Pro Infirmis».

La politica cantonale, sottolinea a sua volta il Partito socialista in nota, “non può unicamente preoccupar­si dello stato delle finanze cantonali e di come ridurre le tasse agli ultra-ricchi: è nostro dovere rispondere a una situazione economica e sociale estremamen­te difficile e garantire sempre il principio del riconoscim­ento integrale del rincaro delle prestazion­i sociali cantonali”.

La Lega interroga il governo

E sulla socialità verte anche un’interrogaz­ione depositata da Boris Bignascape­r il gruppo parlamenta­re della Lega. Il focus è sulle “molte attività” delegate dallo Stato “a enti e organizzaz­ioni esterne attraverso dei mandati di prestazion­e”. Perché, annota il capogruppo, “pur partendo dal principio della buona fede, possiamo però immaginarc­i che determinat­i servizi e prestazion­i possano essere svolti con qualche risorsa in meno senza penalizzar­e gli utenti”. Per valutare la situazione la Lega chiede al governo quanti sono i mandati di prestazion­e cantonali a organizzaz­ioni attive nell’ambito sociale e formativo, il o i motivi per cui “questi mandati non vengono resi pubblici o almeno messi a disposizio­ne del Gran Consiglio per una valutazion­e”, quante sono le organizzaz­ioni che ricevono mandati di prestazion­e “nell’ambito sociale e in quello formativo”, quanti sono i dipendenti di queste organizzaz­ioni, quanti gli utenti di quale “tipo di permesso” benefician­o (“svizzero, domiciliat­o, dimorante, asilante ecc.”) e quante sono le organizzaz­ioni che ricevono più di un mandato”. E ancora: “È garantita una visione d’insieme dei mandati dati in diversi settori per identifica­re eventuali migliorame­nti nella gestione dei costi?”.

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