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La verità, vi prego, sul ‘Padrino’

A 50 anni dalla sua ‘Parte II’, è su Paramount+ l’impresa di Al Ruddy, giovane produttore che diede vita a uno dei film più di successo di sempre

- di Daniele Manusia

Francis Ford Coppola riesce ad avere un appuntamen­to con il grande Marlon Brando. Con il problemati­co Marlon Brando, che lo lascia entrare in casa sua per parlare del ruolo che avevano in mente per lui e che conosceva già avendo letto il bestseller di Mario Puzo – primo nella classifica del New York Times per sessantadu­e settimane di fila, più di nove milioni di copie vendute in due anni. Brando a un certo punto si gira verso una specchiera, si liscia i capelli e li scurisce con del lucido da scarpe, indossa una camicia bianca e si infila dei pezzetti di kleenex tra la mandibola e le guance. Si accarezza il viso e stringe gli occhi come se stesse per addormenta­rsi, poi inizia a borbottare qualcosa che sembra italiano. Francis Ford Coppola si alza dal divano e inizia a registrare con la sua Super 8 quello che può tranquilla­mente essere definito il provino più famoso della storia del cinema. È una scena che Francis Ford Coppola ha già raccontato in pubblico, suscitando risate, ma vederla ricreata, seppur con degli attori, fa venire la pelle d’oca.

Gli uomini pazzi di Hollywood

‘The Offer’ è una serie uscita nel 2022, in tempo per i cinquant’anni dall’uscita del ‘Padrino’ nel 1972. Racconta l’epica impresa di Al Ruddy, giovane produttore, per mettere insieme le forze necessarie a dare vita a uno dei film più di successo di sempre (il secondo più grande film americano per l’American Film Institute, dopo ‘Quarto Potere’). Ha dovuto lottare contro il volere degli dei, Al Ruddy, e parliamoci chiaro: se al suo posto ci fosse stata una persona normale, non disposta a rischiare la vita per un film cioè, ‘Il Padrino’ probabilme­nte non sarebbe mai esistito. O almeno questa è la versione di ‘The Offer’, serie che Albert S. Ruddy – oggi vicino ai 94 anni – ha prodotto per Paramount+. La Paramount era anche la casa di produzione originale del ‘Padrino’e‘The Offer’ è tanto un omaggio a quel particolar­e film e alle condizioni che ne hanno permesso la riuscita che alla Paramount stessa e ai dirigenti di quell’epoca. Agli uomini pazzi di Hollywood negli anni Settanta e al loro modo di guardare al cinema al tempo stesso cinico, calcolator­e e ingenuo. Sarà un’operazione compiaciut­a, ma ‘The Offer’ resta un ammirevole monumento (anche solo per dimensioni: dieci episodi da un’ora) all’idea che il cinema e i film contino davvero qualcosa nella vita delle persone. È anche un autoritrat­to di Al Ruddy da giovane, sicurament­e indulgente e nostalgico ma potente. Grazie anche alla grande interpreta­zione di Miles Teller, il giovane batterista torturato dal maestro in Whiplash, a cui è stata affiancata, forse per rendere il tutto meno antiquato e machista, la sempre fantastica Juno Temple, la finta bionda-sciocca, in realtà profonda e geniale, di Ted Lasso, che qui interpreta la finta-sciocca assistente, in realtà coraggiosa e geniale, di Al Ruddy. Così come è fenomenale, e somigliant­e in modo inquietant­e all’originale, Dan Fogler: seduto in mutande con davanti Patrick Gallo, sembra di vedere sul serio Francis Ford Coppola e Mario Puzo al lavoro sulla sceneggiat­ura originale del film, che dovranno letteralme­nte rubargli mentre ancora ci stavano lavorando, per mandare avanti la macchina produttiva.

L’outsider

Il primo punto di interesse di ‘The Offer’ è proprio nella figura di Ruddy. La sua è la storia di un outsider: informatic­o infelice, trova il modo di infilarsi in una riunione con la Cbs e proporre una serie tv comica ambientata in un campo di prigionia nazista (Gli eroi di Hogan). Insoddisfa­tto anche dalla television­e, riesce a entrare nelle grazie di Robert Evans (interpreta­to dall’attore inglese Matthew Goode), capo della Paramount, che gli affida ‘Il Padrino’come progetto a basso budget, in cui nessuno crede molto (ma già che avevano i diritti del libro perché non provarci). ‘The Offer’ diventa così anche la storia dell’amicizia tra due uomini molto diversi tra loro, entrambi però rappresent­ativi di un mondo quasi esclusivam­ente maschile, di cui verrebbe quasi da provare nostalgia guardando la serie. Ruddy è di poche parole, determinat­o, coraggioso, furbo; Evans è un edonista elegante e sempre al limite con l’autolesion­ismo. Ruddy deve convincere Evans – risalendo la cascata come un salmone, stando attento a non farsi mangiare dagli orsi, tutti quelli sopra di lui nella scala gerarchica – praticamen­te di ogni cosa: di coinvolger­e Puzo nella scrittura, di prendere Al Pacino e Brando come vorrebbe Francis Ford Coppola, di girare una parte del film in Sicilia costi quel che costi. Deve, soprattutt­o, tessere i legami con la mafia di Los Angeles e di New York, in particolar­e con Joe Colombo, gangster e fondatore della Lega dei diritti civili degli italoameri­cani. All’inizio gli fa sparare contro la macchina, come avvertimen­to, ma alla fine costruiran­no una specie di amicizia, con tanto di scena triste quando Colombo finirà vittima di un attentato e Ruddy lo andrà a trovare in ospedale.

Impresa creativa

Il secondo punto di interesse di ‘The Offer’ sta nella ricostruzi­one storica, curata nei dettagli, di una delle più grandi imprese creative del Novecento. Le difficoltà apparentem­ente insormonta­bili, le intuizioni necessarie a superarle, e i compromess­i. Chiunque guardi ‘The Offer’ sa già come finirà la storia: ‘Il Padrino’ si farà, nonostante le ostruzioni di Frank Sinatra, nonostante la Mafia newyorkese e i membri del Congresso americano fossero contrari, nonostante le invidie e le incompeten­ze interne alla Paramount. In una delle ultime puntate, un dirigente preoccupat­o di monetizzar­e al massimo un film che ha già provato a rovinare in ognimodo, spinge affinché in sala ci vada una versione ridotta di mezz’ora (senza le scene girate in Sicilia, senza l’esplosione dell’auto con sopra la moglie di Al Pacino) e come materiale promoziona­le ritiene possa essere una buona idea usare un poster in cui ‘Il Padrino’ sembra una commedia, con una testa di cavallo disegnata sopra e lo slogan “Take the cannoli”. Anche qui: noi spettatori sappiamo già che non andrà così. Sappiamo che il film uscirà nella versione lunga quasi tre ore, con il poster che riprende la copertina del libro, lo sfondo nero e la mano bianca che tiene i fili della marionetta. Eppure la straordina­rietà di ‘The Offer’ è proprio il modo in cui riesce a creare suspense su ogni aspetto, da una parte raccontand­o Ruddy come un eroe omerico, dall’altra dando tridimensi­onalità a quelli che sarebbero semplici aneddoti da Wikipedia. Ad esempio Frank Sinatra, offeso dalla presenza di un cantante ispirato a lui nel libro, personaggi­o poi sparito dal film proprio per tranquilli­zzare il famoso e potente (vicino alle famiglie mafiose) cantante italoameri­cano. Oppure, avete presente la prima scena del ‘Padrino’ in cui Don Vito Corleone, Marlon Brando, farfuglia mentre accarezza un gatto grigio che tiene sulle ginocchia? Be’, il gatto non era nella sceneggiat­ura, si trattava di un randagio che girava per il set con cui Brando si è messo a giocare, Francis Ford Coppola ha deciso di continuare a girare sfruttando, come spesso capita con i capolavori, la mano del caso.

Anteprima per ‘famiglie’

La sottotrama da gangster-movie scorre parallela a quella della produzione del film. I dirigenti della Paramount e gli scagnozzi italoameri­cani che gestiscono i sindacati sul set rappresent­ano diverse forme del capitalism­o, i primi più eleganti e formali dei secondi ma altrettant­o spietati. Il problema dell’America non sono i criminali immigrati dall’Abruzzo e dalla Sicilia, ma la brutta lotta economica che ispira e modella gli uomini che la abitano. In questo senso ‘The Offer’ rende più esplicito quello che era anche il tema di fondo del ‘Padrino’. Nel 1972, recensendo il film appena uscito, Pauline Keal sul New Yorker sottolinea­va come dei gangster venisse fuori una versione poco spaventosa: le vittime dei Corleone non erano persone comuni, ma sempre altri mafiosi o poliziotti corrotti. In ‘The Offer’vediamo come Ruddy abbia dovuto mantenersi in equilibrio tra le esigenze creative di Puzo e Coppola e i criminali di NewYork, che andavano convinti del fatto che non si trattasse di un progetto offensivo nei loro confronti. A Joe Colombo è bastato che dal copione venisse espunta la parola “mafia” per approvare il progetto e, anzi, farsene sostenitor­e davanti ai capi delle altre famiglie. Quando il film poi è stato proiettato in esclusiva per i membri delle cosche newyorkesi, in anteprima persino sul lancio hollywoodi­ano, si chiuderà nell’ovazione di scagnozzi e loschi figuri, evidenteme­nte felici di vedersi rappresent­ati come personaggi drammatici piuttosto che come volgari psicopatic­i. Se il ‘Padrino’, nel tentativo di rendere più universale la storia che raccontava, sembra quasi rendere omaggio al mondo che descrive come crudele e brutale, ‘The Offer’arriva dopo il successo dei film di Scorsese e dopo l’operazione simpatia dei Soprano: i gangster sono buffi, tutto sommato umani, a tratti persino dolci. Sono, soprattutt­o, parte del passato, della storia, o così ci piace pensare.

Corsi e ricorsi

Quest’anno ricorre il cinquantes­imo anniversar­io della seconda parte della trilogia del ‘Padrino’, che stavolta, a differenza della prima, darà l’Oscar anche a Francis Ford Coppola. Ma la seconda parte non è prodotta da Ruddy e, per questo, difficilme­nte ci sarà una seconda stagione di ‘The Offer’. Sempre inquieto, una volta portato a termine il ‘Padrino’, Ruddy ha preferito andare avanti per la propria strada (scrivendo e producendo ‘Quella sporca ultima meta’, un film sul football americano), come se la parte facile, il sequel, non gli interessas­se. ‘The Offer’non è stata accolta benissimo, anche se è scritta e recitata straordina­riamente bene. Ha raccontato una storia unica che, però, non a tutti fa piacere ricordare. Quello del ‘Padrino’ è un mondo al tempo stesso vicino e lontano nel tempo, quasi solo maschile, minaccioso e prevaricat­ore anche quando non ci sono le armi di mezzo. È come se temendo di provare nostalgia anche per gli aspetti “sbagliati” di quell’epoca, si perdesse di vista la straordina­rietà dell’impresa e quello che di buono esce dal suo racconto.

Tipo il fatto che anche uno dei film commercial­mente e artisticam­ente meglio riusciti di sempre, un capolavoro immortale capace di parlare a uomini e donne di generazion­i diverse, con alcuni degli attori più carismatic­i della storia del cinema, avrebbe potuto non vedere la luce, o sarebbe potuto essere molto diverso, se non ci fossero state persone con una visione precisa e con il coraggio per difenderla a ogni costo. Quasi a costo della propria vita. In epoca di bingwatchi­ng, soggetti scelti con gli algoritmi (e chissà prima o poi scritti da intelligen­ze artificial­i), ‘The Offer’ ci ricorda l’importanza di prendere sul serio l’arte, e che la creatività può essere più forte dell’avidità e della violenza.

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PARAMOUNT Dieci episodi da un’ora: ilcast
 ?? KEYSTONE ?? A destra, Don Corleone (MarlonBran­do)
KEYSTONE A destra, Don Corleone (MarlonBran­do)
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KEYSTONE Albert Ruddy, quellovero

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