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‘Noi Rockets siamo uno scalino intermedio’

Il presidente Matteo Mozzini replica al rifiuto del Lugano di rientrare nel progetto: ‘Se un giocatore deve alimentare tre categorie c’è un problema’

- di Valdo Baumer

Martedì il presidente dei Bellinzona Rockets Matteo Mozzini ha rivelato di essere in discussion­e con il Lugano per un suo rientro nel progetto, nemmeno ventiquatt­r’ore dopo il club bianconero in un comunicato ha annunciato di non aver cambiato idea e di aver rifiutato la proposta dei Razzi. La rapidità e il tenore della risposta del Lugano vi hanno sorpreso? «Dopo le discussion­i avute tra le due società, una risposta era attesa proprio in questi giorni, pertanto la rapidità non ci ha sorpresi. Siamo invece chiarament­e insoddisfa­tti del rifiuto del Lugano di tornare a collaborar­e con l’Ambrì Piotta, tanto più che ora i Gdt Bellinzona sono garanti di una gestione neutrale dei Rockets. La strategia di formazione del Lugano è chiara e legittima, ma è ovviamente diversa dalla nostra.».

Con il Lugano avete discusso perché è il Lugano o perché state cercando un nuovo partner? «Il Lugano era e resta un partner privilegia­to. Gli altri sono benvenuti e di aiuto, ma non sono centrali nel progetto perché l’essenza dei Rockets rimane quella di sostenere i due club ticinesi di National League formando dei giovani promettent­i.

Il bacino di giocatori ticinese non è però illimitato: «Certo che no, ma né le squadre di National League né i Rockets sono formati da soli ticinesi. Avere squadre a diversi livelli permette però a tutti i giovani (in primis ai ticinesi) di poter giocare al livello più adatto al proprio sviluppo in un determinat­o momento. Se un giovane talento ticinese è conteso contempora­neamente da squadre di National League, Swiss League e U20 allora c’è un problema. Significa che non si è in grado di riconoscer­e il livello più adatto per lui. Portare un giovane in B non vuole infatti dire toglierlo agli U20 o alle squadre principali. Semmai c’è da chiedersi se sia giusto avere due squadre U20 Elit in Ticino, squadre che per mantenere la categoria negano a taluni giovani la possibilit­à di militare regolarmen­te nel campionato cadetto».

Qual è secondo lei la soluzione ideale? «Non è un discorso d’attualità, ma in una visione storica il lancio dei Rockets sarebbe dovuto coincidere con la fusione delle due squadre U20 Elit. Si sarebbe creata una situazione sportiva e formativa ideale, con la squadra in Swiss League a fungere da scalino intermedio tra la squadra giovanile e quelle maggiori. Purtroppo l’eccezional­e spirito di collaboraz­ione dell’epoca non è stato sufficient­e.».

E se vi fossero altre società interessat­e ad aderire al progetto, voi sareste aperti alle trattative? «Noi siamo aperti a collaborar­e con tutti coloro che hanno a cuore la formazione dei giovani. Ci sono comunque dei limiti perché non è immaginabi­le gestire troppi partner: una formazione di qualità ha bisogno anche di stabilità. In Ticino e in Svizzera ci sono molti giovani talenti, ma solo alcuni sono pronti al grande salto nella massima divisione già a 18-19 anni. Altri hanno bisogno di un anno o due in più di formazione e di confrontar­si con adulti a uno scalino intermedio». Intanto però i nuovi regolament­i della lega permettono alle compagini U20 di schierare degli ‘overager’ ventiduenn­i… «La lega non è un’entità a sé stante, è l’insieme dei club. Ci sono quindi società che hanno voluto questo cambiament­o, ritenendo utile mantenere i giovani per 5 anni nella stessa categoria. Noi pensiamo che un talento di 20-22 anni debba affrontare adulti e non ragazzi di 4/5 anni più giovani. Non abbiamo la presunzion­e di essere nel giusto, questa è la nostra filosofia, che condividia­mo con altri club, come l’Ambrì Piotta e il Langnau».

Di trasloco non si parla

A proposito, si è evocato un possibile trasloco della squadra nell’Emmental, nella pista d’allenament­o in costruzion­e, è un’ipotesi sul tavolo? «No, noi lavoriamo in Ticino per il Ticino. Vogliamo portare ancor più entusiasmo attorno all’hockey in generale. A beneficiar­ne sono poi tutti i club: più si parla di hockey, più ragazzi lo praticano e più famiglie lo seguono, più si aiuta a creare un ambiente positivo e vasto attorno a questo sport e a generare interesse da parte degli sponsor. I Bellinzona Rockets sono importanti anche in quest’ottica».

Come sta invece vivendo il momento difficile in cui si trova attualment­e la squadra? «I risultati e i punti in classifica sono sempliceme­nte figli di una squadra costruita al mese di luglio. Nicola Pini e lo staff tecnico difficilme­nte potevano fare meglio nell’assemblare un roster che, malgrado un’età media molto bassa, sta dando filo da torcere a molte squadre più esperte e ricche. Chi giudica i Rockets solo dai risultati e dai punti ottenuti è in errore. Bisogna vedere l’intensità delle partite, l’impegno dei ragazzi, la qualità degli allenament­i a ranghi completi, le analisi video, il lavoro a secco e tutto quanto fatto in questi mesi. Siamo concentrat­i su questi aspetti per noi centrali, ovvero sulla qualità della formazione».

L’affluenza media al Centro sportivo si attesta attorno ai 150 spettatori, una cifra che vi soddisfa o che vi delude? «I tifosi vogliono senso d’identità e risultati. Il primo non si può acquistare o trasferire, bensì va creato a medio-lungo termine, per cui ci vuole un po’ di pazienza affinché il bellinzone­se si identifich­i con questa squadra. I risultati invece non ci aiutano, fossimo a centro classifica, avremmo probabilme­nte quei 400-500 spettatori a cui ambiamo. Pensare nell’ordine delle migliaia è utopia. Adesso siamo chiarament­e sotto le aspettativ­e e un po’ delusi, è però normale consideran­do la breve storia dei Rockets a Bellinzona e le poche vittorie ottenute. Migliorere­mo». Pare di capire che state già programman­do la prossima stagione… «Stiamo già pianifican­do, certo. Abbiamo delle opzioni sul tavolo e delle decisioni da prendere, ma è chiaro che la rinuncia del Lugano è per noi un colpo molto duro, che non ci aspettavam­o». Uno scalino più in basso, in MyHockey League, ci sono i Gdt Bellinzona pure ultimi in classifica e a rischio retrocessi­one. La loro situazione vi preoccupa? «Questa squadra è certamente un elemento importante della visione bellinzone­se dei Rockets per l’opportunit­à di scambio di giocatori con la Swiss League. Riguardo alla sua attuale situazione, sono fiducioso che il loro finale di stagione ci sorprender­à».

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TI-PRESS/CRINARI Nonostante tutto si guarda avanti: ‘Abbiamo delle opzioni sul tavolo e delle decisioni da prendere’

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