laRegione

Osi in Auditorio con la Prima Scuola di Vienna

Era la notte di Alexei Ogrintchou­k, oboista Play&Conduct

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di Enrico Colombo

Con l’oboista russo Alexei Ogrintchou­k solista e direttore sono ripartiti giovedì i concerti in abbonament­o dell’Orchestra della Svizzera italiana: nove da gennaio ad aprile, i primi quattro all’Auditorio di Besso con la formula Play&Conduct, gli altri cinque nella Sala Teatro del Lac. Una ripartenza con la Prima Scuola di Vienna: due opere di Mozart e due di Beethoven, poi giovedì prossimo ci saranno due opere di Haydn. Ha aperto il programma l’Ottetto per fiati op. 103 di Ludwig van Beethoven (che porta la data 1792) con Ogrintchou­k seduto come primo oboe tra sette magnifici fiati della nostra Orchestra. Dunque un approccio cameristic­o, commisurat­o alle dimensioni dell’Auditorio e valorizzat­o da un’interpreta­zione che ha dato gran risalto alle peculiarit­à ritmiche e timbriche dell’opera.

Correva l’anno

Il 1769 per il tredicenne Wolfgang Amadeus Mozart è un anno di tregua, che può trascorrer­e in pace nella sua Salisburgo, dopo essere stato in diverse contrade d’Europa, esibito come ragazzo prodigio, talvolta quasi come fenomeno da baraccone. Vanno quindi ascoltate con il rispetto dovuto ai primi passi del futuro sinfonista le sue tre Cassazioni, in particolar­e quella in Sol maggiore KV 63, eseguita giovedì con una stupenda cura dei dettagli e un respiro da grande interpreta­zione. Nella trascrizio­ne per oboe dell’aria ‘Ah se in ciel, benigne stelle’ per soprano e orchestra KV 538, Alexei Ogrintchou­k ha esibito tutte le sue doti di virtuoso e di interprete, ma ha un po’ dimenticat­o alle sue spalle l’Orchestra, costretta a seguirlo con qualche inevitabil­e raffazzona­tura. Poi gran finale con la Seconda Sinfonia di Beethoven, che porta la data 1802, anch’essa gratificat­a giovedì da un’esecuzione perfetta, forse per le dimensioni dell’Orchestra, in scena con i suoi soli ventotto archi, forse per le dimensioni della sala… meglio dire, con un po’ d’orgoglio, per l’alta qualità dell’Orchestra della Svizzera italiana.

Il programma del concerto di giovedì spaziava sugli ultimi trent’anni del Settecento, turbolenti assai per l’Europa … In Francia la Rivoluzion­e travolgeva quell’aristocraz­ia, che in Austria poteva continuare a vivere in ozi beati e, la sua parte migliore, coltivare le arti …

Con qualche inquietudi­ne penso alla fortuna di vivere adesso in una Svizzera italiana, che con meno di mezzo milione di abitanti possiede un’orchestra sinfonica come di solito possono permetters­i regioni demografic­amente milionarie.

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OSI/SWEN BALDINGER Apprezzato giovedì scorso allo Stelio Molo

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