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Formula di pace ucraina, ‘ampio consenso’ a Davos

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Davos – Su invito di Kiev e della Svizzera, più di 80 Paesi – ma non la Cina, né la Russia – e organizzaz­ioni internazio­nali hanno discusso ieri a Davos la formula di pace del presidente Volodymyr Zelensky (oggi in visita ufficiale a Berna) a livello di consiglier­i di sicurezza nazionali. «È emerso un ampio consenso» e «siamo uniti» sull’indipenden­za, l’integrità territoria­le e la sovranità del Paese, ha dichiarato domenica sera alla stampa Andriy Yermak, capo dell’amministra­zione presidenzi­ale ucraina. Certo, ci sono ancora divergenze di opinione su come raggiunger­e questo obiettivo, ha detto. «Mentirei se dicessi che tutti sono dello stesso parere», ha aggiunto. Di fronte alle esitazioni riguardo agli aiuti finanziari americani ed europei, Yermak ha detto di «sperare e credere» che il Congresso degli Stati Uniti voterà positivame­nte. Si è mostrato inoltre «ottimista» che i 50 miliardi di euro di aiuti europei, bloccati dall’Ungheria, saranno approvati. Nel pomeriggio, il consiglier­e federale Ignazio Cassis, che ha co-presieduto l’incontro, aveva ammesso che il piano ucraino è solo una «base» per futuri colloqui di pace. «La Russia dovrà essere inclusa in un modo o nell’altro», ha aggiunto.

Sempre ieri, circa 350 manifestan­ti hanno occupato la Postplatz di Davos per chiedere giustizia climatica e la fine del Forum economico mondiale (Wef), che si aprirà oggi nella località grigionese. Nel mirino sono finiti i potenti del pianeta e le grandi aziende, additati come colpevoli del fatto che il 2023 sia stato l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazion­i. Attorno a mezzogiorn­o, i dimostrant­i avevano bloccato la strada nei pressi di Davos Laret, provocando un maxi ingorgo di oltre 18 chilometri.

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