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Turista? Sì, ma per la spesa...

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Il turismo della spesa è un grattacapo che da tempo attanaglia i lavoratori del commercio locale. La Confederaz­ione ha recentemen­te proposto di diminuire la franchigia sull'IVA per scoraggiar­e i ticinesi che approfitta­no della convenienz­a oltre confine. Il popolo del web cosa ne pensa?

Il risparmio è tangibile

Ad eccezione di alcuni prodotti “tipicament­e svizzeri” che non si trovano altrove, ho sempre fatto acquisti – soprattutt­o alimentari – in Italia. Il risparmio è sempre garantito anche senza il taxfree che è rilasciato solo se la spesa è almeno di 154 euro. Con quest’ultimo, il risparmio medio, a causa dell’IVA italiana diversific­ata, è di un ulteriore 10/12% da detrarre dalla spesa. Alcuni formaggi svizzeri in alcuni supermerca­ti addirittur­a li ho trovati a prezzi inferiori che in Madre Patria. La mia categoria profession­ale non ha avuto alcuna variazione contrattua­le negli ultimi 24 anni a fronte di aumenti su tutti i fronti dove spicca la sanità, con un’evidente perdita del potere di acquisto del salario. Quindi io dovrei acquistare prodotti alimentari in Svizzera con quale tipo di vantaggio personale? Non esiste alcun do ut des ed è sempre un rapporto unidirezio­nale.

Come ciliegina sulla torta ho trovato del cioccolato svizzero fondente 85% in Italia, prodotto da un marchio argoviese che in Svizzera è venduto a 2,65 chf. mentre in Italia con due marchi diversi era venduto a 1,29 e 1,36 euro. A parte la confezione cartonata il packaging interno in alluminio e lo stampo del cioccolato, e il cioccolato stesso, erano i medesimi. In questo caso chi avrei “aiutato” il supermerca­to che lo vende? O solamente il mio portafogli?

Fabio Peloso, Stabio

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