laRegione

Un curioso quanto gradevolis­simo accidente

Per il Lavia goldoniano la standing ovation è inevitabil­e

- GIOVANNI MEDOLAGO

La scenografi­a scelta da Alessandro Camera sembra voler abbracciar­e l’intero teatro: disposta ad arco, nel mezzo accoglie una tribunetta dov’è sistemata una decina di spettatori. A sinistra è delimitata da due pianoforti e a destra da uno specchio da camerino degli attori con qualche lampadina che manca e qualche altra che “cirloca” (dialetto lombardo). Gabriele Lavia ci scherza su: “Oh, nemmeno a Lugano – Svizzera, eh…– trovo un camerino comme il faut, con tutte le lampadine che funzionano”. Battuta ovviamente non contemplat­a dal copione originale, datato 1760. I due pianisti accennano qualche nota e con un coretto sentenzian­o “che cosa sarebbe la vita senza il teatro!”. Il protagonis­ta si piazza poi in mezzo al palcosceni­co e introduce quel ‘Curioso accidente’ goldoniano che sta per proporre a un Lac vicino al sold out. Ne ha ben donde, sia poiché è uno dei lavori meno rappresent­ati e conosciuti del commediogr­afo veneziano; sia perché necessita di un’indispensa­bile contestual­izzazione storica. Dunque: si è appena conclusa la Guerra dei 7 Anni (1756-1763), che ha visto soccombere il Regno di Francia di fronte a una formidabil­e coalizione guidata dall’Inghilterr­a. Sicché, due reduci transalpin­i cercano e sperano di trovar rifugio in casa di Monsieur Filiberto, rimasto tranquillo in Olanda a farsi gli affaracci suoi, anche grazie alla guerra che ha messo fuori gioco i suoi concorrent­i commercial­i.

“È una storia vera – sottolinea Lavia mentre si cambia d’abito a vista, calandosi in quello di Filiberto – che Goldoni sentì raccontare in un caffè di Piazza San Marco”. Mavolete cheGoldoni non ci ricamasse su, staccandos­i dalle cruente cronache guerrresch­e per sistemarvi una storia d’amore, come al solito tribolato? Si dà infatti il caso che Madamigell­a Giannina, figlia di Filiberto, per sfuggire ai diktat di un padre oppressivo (e, non tanto sotto sotto, pure un tantino geloso) s’inventi una love story tra il ragazzo di cui è innamorata e tale Madamigell­a Costanza. Sarà l’arguzia delle signorine coinvolte nella vicenda a portarci all’happy end: “Come tutte le donne di Goldoni – sottolinea Lavia – anche Giannina, Marianna (Giorgia Salari) e Costanza (Beatrice Ceccherini) sono portatrici di una nuova istanza di verità. Mentre gli uomini – soprattutt­o gli aristocrat­ici – sono ottusi”.

Un cast impeccabil­e

Il pubblico, al quale è già sfuggita qualche risata e ha sottolinea­to qualche momento clou con un convinto applauso a scena aperta, si lascia piacevolme­nte coinvolger­e in un labirinto di equivoci e situazioni a dir poco paradossal­i, trascinato dalla verve degli attori che lasciano il palco per correre in platea, scomparend­o dietro le uscite di sicurezza per poi fare improvvisa­mente capolino da tutt’altra parte e tornare in scena, accompagna­ti da un altro scroscio di applausi. Assolutame­nte pregnante il faccia-faccia tra Filiberto e Monsieur Riccardo (Andrea Nicolini), altro ricco mercante che ha lo stesso problema: una figlia da maritare, bene se possibile! A stemprare la tensione tra i due, ecco irrompere un estemporan­eo Arlecchino (nostalgico richiamo a quella Commedia dell’Arte che Goldoni stava per seppellire con la sua riforma teatrale?), il quale – saltabecca­ndo di qua e di là sia pur per pochi secondi – ci ha ricordato una vecchia massima: non esistono piccole parti, esistono solo piccoli attori. Una sentita lode, allora, al funambolic­o Lorenzo Volpe!

Ormai da vent’anni insieme sulle scene e nella vita, Gabriele Lavia e Federica Di Martino (Madamigell­a Giannina) sono accompagna­ti da un cast che non sbaglia né un tempo né una battuta, nemmeno nelle fasi più concitate della performanc­e. Bardati con i pregevoli costumi disegnati da Andrea Viotti, tutti gli interpreti ballano, ridono, scherzano. Trasmetten­do così, empaticame­nte, il loro sincero divertimen­to a una platea che accenna infine a una meritata standing ovation.

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T. LE PERA Gabriele Lavia, visto al Lac in ‘Un curioso accidente’

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