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La forbice che fa male alla democrazia

La forbice che fa male alla democrazia

- di Andrea Ghiringhel­li, storico

Tanto per iniziare l’anno con qualche attenzione agli aspetti sociali della nostra beneamata democrazia. Gli economisti bene informati ci dicono che il fossato fra ricchi e poveri sta aumentano ed è ormai un baratro. Non tutti sono d’accordo sui rimedi. C’è chi sostiene che sarebbe opportuno che il capitalism­o riconosces­se la necessità di bilanciare i profitti con politiche sociali e, all’opposto, c’è l’ultraliber­ista impenitent­e che sostiene, con disinvolte interpreta­zioni, che le imprese debbono puntare ai massimi profitti e pensare agli azionisti e non preoccupar­si di investire nelle politiche sociali perché “l’avidità è un bene” e porta benefici per tutti (e quindi avanti con la riduzione delle aliquote fiscali per i ricchi!). Mi guardo in giro e, forse perché troppo ignorante in materia per cogliere la complessit­à del ragionamen­to, confesso la mia perplessit­à: constato che, se fosse vero l’assunto liberista, qualcosa deve essere andato storto fino ad oggi e forse c’è parecchio da correggere. Intanto le associazio­ni che si occupano dell’assistenza agli indigenti confermano. In Europa un quarto della popolazion­e è a rischio di esclusione sociale. Nel Ticino siamo lì: 80’000 persone – circa un quarto della popolazion­e – sono a rischio povertà. E i pensionati che non ce la fanno a tirare alla fine del mese sono in aumento. Insomma, possiamo disquisire all’infinito sulle responsabi­lità più o meno grandi del capitalism­o liberista, ma un dato è certo: povertà e fame sono aumentati a dismisura anche da noi. Nel “Rapporto sulle disuguagli­anze nel mondo, 2018” (La Nave di Teseo, Milano, 2019), gli autori (un team di economisti di oltre 70 Paesi) si dicono convinti che se il problema delle diseguagli­anze non viene affrontato “può portare a catastrofi politiche, economiche e sociali”.

E avvertono come questo fenomeno stia condiziona­ndo le vite di ogni cittadino e le sue aspettativ­e per il futuro.

Ecco, ci siamo, il problema sta proprio qui: il futuro! È fuor di dubbio che il liberismo sfrenato di questi anni ha generato conseguenz­e devastanti, tanto da far pensare ai cittadini impoveriti che la liberaldem­ocrazia sia diventata un’oligarchia di fatto, che rappresent­a tanto gli interessi dei poteri economici e finanziari e poco o nulla quelli della collettivi­tà, e quindi non sia più in grado di offrire un futuro migliore.

Il risultato? La politica della destra liberista, smentendo l’assunto del benessere per tutti (i ricchi sempre più ricchi avrebbero provveduto a fare i poveri meno poveri), ha spalancato le porte alle destre populiste che proclamano ad alta voce di essere dalla parte dei disagiati, ma poi, alla prova dei fatti, mettono sul piatto alcune politiche che ai disagiati badano poco. Offrono paure e nemici al “popolo dei perdenti” perché servono a serrare le fila e portano voti: il popolo (ma quale popolo?) per queste nuove destre illiberali (postfascis­te, afasciste, trumpiste, tradiziona­liste regressive che siano) non è un fine ma uno strumento. E il rispetto dello Stato di diritto non è fra gli obiettivi irrinuncia­bili. Conclusion­e. Una cattiva politica economica può portare alla sfiducia nei confronti della democrazia liberale e a un cattivo governo della cosa pubblica. Che la destra neoliberis­ta abbia contribuit­o a cancellare la prospettiv­a di un futuro migliore e a generare il drammatico scontento sociale che ha aperto la strada alle destre autoritari­e e illiberali in molti Paesi mi pare dimostrato dai fatti. E il 2024 non lascia ben sperare.

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