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‘Un’opportunit­à di rilancio unica’

Uno studio indica come massimizza­re le ricadute sulla regione dei lavori per il raddoppio del tunnel. ‘Servono azioni che durino nel tempo’

- di Giacomo Agosta

«A Pollegio, dopo il passaggio del cantiere AlpTransit, la popolazion­e è aumentata». Questo l’ultimo intervento arrivato dalla sala dell’Infocentro A2 galleria del San Gottardo di Airolo, dove ieri sera è stato presentato il rapporto su come massimizza­re le ricadute territoria­li di una grande opera, quella della realizzazi­one della seconda canna autostrada­le. Un’osservazio­ne che ha anche il sapore di auspicio per una regione, l’Alta Leventina, che da anni vive il fenomeno dello spopolamen­to. «Il cantiere per il secondo tunnel è un’opportunit­à. L’ultima di questa entità», spiega Oscar Wolfisberg, sindaco di Airolo. «Il nostro paese ha 1’500 abitanti. Durante i lavori con l’arrivo di circa 300 lavoratori aumenteran­no del 20%, quindi indotto e movimento ci saranno. Dopo il cantiere è prevista poi la copertura dell’autostrada. Un’occasione di rilancio sotto molti punti di vista».

‘Possibilit­à per i disoccupat­i della Leventina’

Rilancio, appunto. «L’analisi che abbiamo realizzato è più qualitativ­a che quantitati­va e guarda alle possibilit­à che il cantiere offre alla regione per invertire la spirale del declino socio-economico che sta vivendo», afferma Furio

Bednarz, responsabi­le dello studio realizzato dalla fondazione Ecap. «Servono interventi che guardino oltre il mero incontro tra domanda e offerta di lavoro. La costruzion­e di un tunnel genera bisogni di competenze in crescita che rendono necessarie misure anche dal profilo della formazione e dell’orientamen­to profession­ale». Non si parla solo di profili molto formati, ma anche di «persone a media e bassa qualificaz­ione. Profili che troviamo tra gli iscritti alla disoccupaz­ione locale e tra chi è arrivato in Svizzera in cerca di asilo». Detto altrimenti, ci sarà bisogno di personale. In particolar­e per i processi di lavorazion­e complement­are e di servizio, per la sorveglian­za e per i trasporti. Mestieri “del sottosuolo”, come sono stati descritti da chi ha realizzato lo studio, che avranno un futuro. Senza dimenticar­e tutto quello che ruota intorno al cantiere: «Ristorazio­ne e altri servizi saranno stimolati. Sono ricadute dirette che vanno direttamen­te ad aziende locali». C’è poi il discorso legato ai giovani. «Siamo in una fase storica dove le regioni discoste hanno la possibilit­à, grazie alla tecnologia, di diventare attrattive per chi lavora. Questo scenario, insieme al cantiere e al masterplan Leventina, rappresent­a una scommessa importante per la Valle».

‘Il cantiere AlpTransit un esempio positivo’

Il cantiere si trova attualment­e nelle fasi conclusive dei lavori preliminar­i. A fine anno dovrebbe iniziare il grosso degli interventi, che dureranno circa tre anni e mezzo. «Si tratta di cogliere e realizzare le possibilit­à che questo progetto offre», dichiara Marina Carobbio, direttrice del Dipartimen­to educazione cultura e sport (Decs). Opportunit­à, come detto, anche dal profilo formativo e del reinserime­nto profession­ale. Alle ditte che hanno vinto gli appalti, diverse delle quali ticinesi, verranno infatti sottoposti i profili di persone iscritte alla disoccupaz­ione che, subito o dopo un percorso formativo, potranno essere impiegate sul cantiere. Un’operazione simile era già stata fatta con AlpTransit, come ricorda Igor Cima, responsabi­le di Unia per il Sopracener­i. «Molti ex dipendenti della Monteforno hanno avuto la possibilit­à di uscire dalla disoccupaz­ione e raggiunger­e la pensione. È stata un’esperienza positiva per tutti».

‘C’è carenza di manodopera nel settore’

Alla presentazi­one dello studio è seguita una tavola rotonda. «I lavori di questo tipo sono cambiati molto rispetto al passato. Ora si tratta di un lavoro molto più ‘di fino’. Ci sono però sempre forti pressioni per quanto riguarda le tempistich­e e i costi», dice Nicola Bagnovini, direttore della Società impresari costruttor­i Sezione Ticino, che ricorda anche la carenza di manodopera che da tempo tocca il settore: «Trovare tecnici specializz­ati è difficile e lo è pure sopperire a questa mancanza con la formazione. Per avere un bravo capocantie­re ci vogliono anni». Il Ticino resta comunque, secondo

Udo Oppliger, general project manager della seconda canna della galleria San Gottardo per Ustra, «un territorio molto dinamico. Lo dimostra il fatto che molti appalti siano stati vinti da ditte ticinesi».

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TI-PRESS ‘Nei prossimi anni arriverann­o fino a 300 lavoratori’

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