laRegione

Il misero risultato del tutti contro tutti

- di Jacopo Scarinci

La disarmante pochezza con cui Consiglio di Stato e parlamento hanno finora affrontato il rientro dal deficit struttural­e e il Preventivo 2024 deve essere archiviata il prima possibile per lasciare spazio a un vero cambio di marcia, politico e di concetto.

Plr, Lega, Udc e in maniera molto più sfumata il Centro hanno sostenuto con troppa faciloneri­a il tema del pareggio di bilancio. L’adesione appassiona­ta al ‘Decreto Morisoli’, che nel caso non venisse rispettato non prevede né una sanzione né l’arrivo dell’esercito, si è rivelata avventata. Che i conti debbano essere in ordine non lo nega nessuno, e nemmeno si contesta che le finanze sane portino una relativa tranquilli­tà nell’affrontare gli investimen­ti con la dovuta progettual­ità. Ma la politica non è contabilit­à, non è la sagra del pallottoli­ere asettico, muto e cieco. La politica è capire il momento, analizzare la situazione e riuscire ad andare oltre il compitino. Dire che siccome ci sono il ‘Decreto Morisoli’ e il ben più vincolante freno ai disavanzi – che però opera su entrate e uscite, non solo sulla spesa – diventa alla lunga un alibi. Perché in tempi normali da un deficit struttural­e è possibile rientrare, con dei sacrifici come ogni rientro, ma sopportabi­li. In uscita da una pandemia, con due guerre nel giro di due anni, con la crisi energetica e l’inflazione il discorso si fa parecchio più arduo. Fornire la stessa risposta in un contesto che nel frattempo è cambiato non è saggio né costruttiv­o. Lega eUdc, che ora si stanno sfilando dal Preventivo, non perdono occasione per far presente che il bilancio debba quadrare. Eppure da una parte ‘Il Mattino’domenica scorsa, per penna del suo direttore Lorenzo Quadri, ha messo nero su bianco che “le tempistich­e del risanament­o dei conti pubblici non sono un dogma da rispettare a qualsiasi costo: se ci si mette qualche anno più del previsto a raggiunger­e degli obiettivi, non crolla la repubblica”. Dall’altra l’Udc, dopo la manifestaz­ione convocata dai sindacati il 22 novembre per protestare contro i tagli, per voce del suo presidente Piero Marchesi ha affermato che non concedere il rincaro ai dipendenti pubblici – e son milioni sonanti – era “una porcheria”. Chiediamo scusa: di cosa stiamo parlando allora? Martedì prossimo probabilme­nte, ma oramai è bravo chi ci capisce qualcosa, la commission­e parlamenta­re della Gestione firmerà i vari rapporti sul Preventivo con l’obiettivo di andare in aula. Esercizio fine a sé stesso, se come sembra nessuno dei rapporti potrà contare su una maggioranz­a e al fallimento nella ricerca di un compromess­o commission­ale si sommerà la gogna di una bocciatura parlamenta­re. La fiera del tutti contro tutti ha portato la politica a fornire un’immagine opaca di sé, scarsament­e dinamica e incapace di comprender­e come ogni contesto richieda la sua risposta. Che spesso non è né la più facile, né quella prefabbric­ata.

La speranza è che nelle riunioni dei gruppi parlamenta­ri i partiti si guardino negli occhi, e che soprattutt­o la Lega faccia un passo indietro per garantire un Preventivo al Cantone. Una responsabi­lità che la maggioranz­a deve assumersi. Anche per permettere alla democrazia di fare il suo corso con l’eventuale lancio di un referendum contro i tagli che sono di competenza del Gran Consiglio: in particolar­e quelli ai sussidi di cassa malati. L’obiettivo della destra di scindere il referendum contro la riforma fiscale e l’ipotetico contro i tagli, e non farli potenzialm­ente entrare nella stessa busta elettorale, è riuscito. Magra però è la vittoria che si ottiene quando di sé si proietta solo la paura.

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