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L’Iowa incorona Trump, Re Sole d’America

Vittoria schiaccian­te nelle primarie che lascia poche speranze a Ron DeSantis e blocca sul nascere il tentativo di smarcarsi di Nikki Haley, terza

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di Roberto Scarcella

I caucus in Iowa incoronano anche oltre le aspettativ­e Donald Trump, ormai una specie di Re Sole dell’area conservatr­ice. “L’État, c’est moi”, diceva Luigi XIV, che almeno non aveva questo fastidioso impiccio di doversi far votare dai suoi e poi da tutti quanti. “Lo Stato sono io” è anche il motto nemmeno troppo sotterrane­o dell’ex presidente, che una volta in sella ha già espresso il desiderio di fare il dittatore per un giorno con purghe nell’amministra­zione, l’instaurazi­one di nuove leggi senza bisogno di ulteriori passaggi democratic­i e un potere illimitato, per ricomincia­re con regole nuove, le sue.

Agli elettori conservato­ri – evidenteme­nte – piace così, visto che il 65% dei repubblica­ni dell’Iowa ha ammesso che voterebbe per Trump anche se dovesse risultare colpevole nei processi in corso. Una fiducia cieca che mostra le crepe di un Paese, di un sistema e di un partito ormai cannibaliz­zato dal tycoon, corpo estraneo che ha finito con l’inghiottir­e tutto.

Il primo round delle primarie repubblica­ne ha parlato chiaro, Trump ha preso il 51% dei voti, lasciando i due rivali più accreditat­i a una trentina di punti di distanza, a tal punto da rendere più interessan­te la corsa al secondo posto. L’ha spuntata il governator­e della Florida Ron DeSantis su Nikki Haley, frenando gli entusiasmi di chi vedeva l’ex rappresent­ante alle Nazioni Unite come una rivale credibile dell’uomo che all’Onu l’aveva messa, nel 2017, dopo i sei anni da governatri­ce della Carolina del Sud. Tornando ai numeri, se sommassimo i voti a Ron De Santis e Nikky Haley, ne mancherebb­ero comunque altri 12mila (su un totale di votanti poco superiore ai 110mila). È tutto qui. Insomma, per non vedere Trump rivaleggia­re (ancora) con Biden dovrebbe succedere un terremoto sociopolit­ico perfino superiore a quello che nel 2008 portò Obama a sbaragliar­e Hillary Clinton e poi il repubblica­no John McCain.

La cabala, i giudici, i ribaltoni

Ci si può affidare alla cabala, ma non siamo al Lotto: infatti, da qualche tempo, il vincitore in Iowa non ha poi mai portato a casa la nomination. Ma erano contesti diversi; ci si può affidare ai giudici, e qui la partita si fa molto più controvers­a, anche se i tempi sono davvero stretti e una condanna a nomination ottenuta rischiereb­be di fare ancor più danni; ci si può affidare ad Haley, stella già cadente del firmamento repubblica­no, cometa che rischia di non passare più, a differenza della sua quasi omonima. Haley sperava almeno in un secondo posto per poi cercare la spinta definitiva con il voto nel suo Stato, la Carolina del Sud (il 24 febbraio), passando per le primarie di martedì prossimo in New Hampshire, in cui si è spesa molto e pare essere molto apprezzata, ma non abbastanza per Trump, che nei sondaggi porta a casa il 43% contro il 30,6% di Haley. DeSantis sarebbe fermo al 5,4%, condannato al ruolo di comprimari­o, di satellite costretto a girare attorno a pezzi più grossi in una galassia politica troppo grande per lui: c’è già chi parla di un suo ritiro ai primi di febbraio se dovessero andar male le campagne in New Hampshire e Nevada, anche se la voglia di confrontar­si almeno con il SuperTuesd­ay (il 5 marzo, giorno in cui le primarie si tengono in contempora­nea in 15 Stati, più le Samoa americane) e con il voto nella sua Florida (19 marzo) c’è. Qualche buon risultato potrebbe dargli un po’ di spazio negoziale con Trump, ma allo stesso tempo uscire troppo tardi potrebbe essere un autogol. Qualcuno si è già fatto da parte dopo la prima sberla: è il caso di Vivek Ramaswamy, il cui 7,7% lo ha portato a più miti consigli, uscire dall’arena e dare fin da subito l’appoggio a Trump. Il Re Sole ha mostrato di non dimenticar­e chi l’ha aiutato a spianargli la strada verso la Casa Bianca (anche se poi con qualcuno ha rotto lungo la strada). Ramaswamy, 38 anni, figlio di due immigrati indiani, è considerat­o un attivista anti-woke: in pratica tutte le preoccupaz­ioni sociali, razziali e ambientali del cosiddetto mondo “woke” sarebbero solo un ostacolo alla crescita economica del Paese. Le sue posizioni estreme, spesso coincident­i con quelle di Trump sono state un ostacolo alla sua affermazio­ne politica, ma se la sua fosse una manovra per entrare nelle grazie del tycoon, tra non molto sapremo se ha funzionato o meno.

Il ticket segreto

Altri due abbandoni prematuri, quelli di Chris Christie (addirittur­a prima del voto in Iowa) e Asa Hutchinson, più moderati potrebbero portare voti ad Haley. Ma non è detto, intanto sarebbero pochi, e poi che Haley sia davvero moderata è tutto da vedere. Lo è in politica estera, ma sul fronte interno, anche qui, le differenze con Trump sono minime, con l’ex presidente meno spericolat­o (soprattutt­o in economia). Insomma, se hai l’originale (e bisogna vedere se i giudici permettera­nno di averlo), perché affidarsi a una sua copia o perfino a chi, per alcuni, passa a una sua emanazione? Haley è diventata nota al grande pubblico con la nomina all’Onu e nonostante oggi giochi a fare la dura nei confronti di Trump (e di Biden), dichiarand­o che d’ora in poi farà dibattiti solo con i veri rivali per la Casa Bianca e non con i candidati minori, molti prevedono già un ticket che la porti a Washington come vice di Trump (che continua a ripetere che il suo secondo è già scelto, senza però farne il nome).

Meglio che nel 2016

Per capire però davvero quanto le primarie in Iowa siano state favorevoli a Trump bisogna tornare al voto di otto anni fa, quando il futuro presidente arrivò secondo, con il 24,3% delle preferenze, schiacciat­o tra Ted Cruz, il vincitore con il 27,6% e Marco Rubio (23,1%). Le preferenze per Trump furono quasi 45mila, ma con circa 70mila votanti in più tra i delegati. Insomma, Trump, in termini percentual­i, ha quasi raddoppiat­o i consensi. E di Rubio e Cruz, nel frattempo, nessuno più si ricorda. Ci ricorderem­o di Haley e DeSantis?

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KEYSTONE La strada per la Casa Bianca inizia indiscesa

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