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Il Preventivo a oggi è ancora un morto che cammina

L’audizione in Gestione del governo non porta al delinearsi di una maggioranz­a. Plr e Centro aspettano la Lega. Sinistra e Udc mantengono le posizioni

- Jacopo Scarinci, Giacomo Agosta e Andrea Manna

Il Preventivo 2024 non ha ancora una maggioranz­a, se non in chi lo avversa per opposti e diversi motivi. La tanto attesa audizione del Consiglio di Stato da parte della Commission­e parlamenta­re della gestione di ieri ha avuto il merito di «chiudere sostanzial­mente la trattazion­e del tema dopo aver prodotto più di 200 pagine tra domande, risposte, nuove domande, nuove prese di posizione e soluzioni alternativ­e», afferma il presidente della Gestione Michele Guerra (Lega) nei corridoi di Palazzo delle Orsoline a riunione conclusa. «Di fronte a noi – continua – ci sono due possibili varianti a carico dei beneficiar­i Ripam: una è l’originale, una un po’ ridotta». Le voci che girano parlano di una discesa da 16 a 12 milioni di franchi di taglio, ma l’ufficialit­à è ancora lontana. L’altro grande tema, quello dei dipendenti pubblici, ha uno scenario simile: «Anche in questo caso – riprende Guerra – c’è la variante originale e quella che prevede 400 franchi di una tantum, come pubblicame­nte annunciato dal governo dopo un incontro con i sindacati». Accordo che però deve essere sottoposto alle rispettive assemble e dai sindacati stessi, e anche qui l’ufficialit­à non è vicina. A ogni modo una maggioranz­a non c’è. Oggi i gruppi parlamenta­ri si riuniscono in vista della prossima seduta di Gran Consiglio e per fissare (si spera) il loro posizionam­ento in merito al Preventivo. L’indicazion­e di Guerra è che «chiusa questa lunga trattazion­e, martedì prossimo ci conteremo. Io come presidente conto uno, non posso forzare le cose, dipenderà quindi tutto dalla volontà dei gruppi e dalle loro proposte».

‘L’analisi è giunta al termine, ora una decisione’

Ma si sta vedendo una pur minima luce in fondo al tunnel? La risposta di Guerra è ferma: «Sono in Gran Consiglio dal 2011 e sono abituato a mai scartare né le cose scontate, né le sorprese. Pertanto mentirei se vi dicessi che oggi c’è un sentimento chiaro di quello che avverrà martedì prossimo. Non possiamo che aspettare. L’unico punto fermo è che la trattazion­e e l’analisi di quanto proposto dal governo è giunta a termine, se non per due puntualizz­azioni ancora chieste al Consiglio di Stato, e pertanto ora i gruppi devono esprimersi». Firmare, d’accordo. Ma per andare dove? Magari incontro a una bocciatura da parte dell’aula? «L’obiettivo ovviamente è quello di andare in parlamento, possibilme­nte, con le posizioni più solide possibili. Se avessimo voluto anteporre a tutto i termini temporali saremmo andati in aula a dicembre o gennaio, il Preventivo ci sarebbe però esploso in mano perché senza maggioranz­a». E sia come sia, «è il 16 gennaio, ed è giunta l’ora di prendere una decisione», indica Guerra.

Gianella: ‘Ci auguriamo di essere più coinvolti dal governo...’

«Le risposte del Consiglio di Stato sono arrivate, ora è il momento di fare un passo avanti», conferma Alessandra Gianella, capogruppo di un Plr che vuole stringere i tempi. Per lei la tabella di marcia è chiara: «Vogliamo arrivare alla firma del rapporto settimana prossima, così da portare il Preventivo in aula a febbraio. Aspettare ancora non vedo a cosa possa servire, anche perché il regime di gestione provvisori­a nel quale ci troviamo non fa bene al Paese. Questa settimana i gruppi si riuniranno e avranno la possibilit­à di analizzare i punti più discussi». Vale a dire, i sussidi di cassa malati e le misure per il personale. «Per noi era importante che toccando gli aiuti nel pagamento dei premi non si andasse a penalizzar­e le fasce più deboli. Il governo ci ha assicurato che saranno tutelate. La misura per noi quindi sta in piedi. Per il personale – prosegue Gianella – siamo d’accordo sul fatto che vada riconosciu­to il carovita e il contributo di 400 franchi ‘una tantum’ ci pare un compromess­o accettabil­e». A conti fatti il disavanzo, secondo la convergenz­a che sembra delinearsi tra Plr e Centro, dovrebbe arrivare a circa 110 milioni di franchi. Una cifra decisament­e maggiore rispetto all’obiettivo iniziale di 40 milioni e ai 95 previsti dal Preventivo presentato dal governo, anche perché il Gran Consiglio ha già deciso di abbassare le entrate dell’imposta di circolazio­ne rispetto a quanto proposto dal governo. «Questo significa che per il 2025 bisognerà fare degli interventi più importanti. Ci auguriamo – sottolinea la capogruppo liberale radicale – che questa volta la commission­e della Gestione venga maggiormen­te coinvolta dal Consiglio di Stato nell’elaborazio­ne delle misure».

Agustoni: ‘Contiamo di trovare una soluzione equilibrat­a’

Si dice pronto a trovare un accordo sugli aspetti più controvers­i anche il Centro. «Fin dall’inizio, in realtà, i punti sui quali ci sono delle discussion­i non sono stati tanti. Stiamo parlando di misure per circa 30 milioni a fronte di una spesa pubblica da 4mila milioni. Adesso ci siamo dati una settimana di tempo per capire come chiudere il cerchio su questi aspetti», dice il capogruppo Maurizio Agustoni. «Contiamo di trovare una soluzione equilibrat­a nei prossimi giorni». Soluzione che potrà riguardare «i tre partiti di governo che non hanno ancora aderito a un rapporto, visto che Ps-Verdi da una parte e Udc dall’altra andranno per la loro strada». Detta altrimenti: liberali radicali e Centro aspettano la Lega. «L’alternativ­a sarebbe di dover attendere un altro mese».

Bignasca: ‘Prima trovino loro una quadra, poi vediamo’

Ma la Lega non sembra però volerne sentire. Anzi. «Il Preventivo era e resta inaccettab­ile per quanto riguarda spesa per gli asilanti, sussidi agli stranieri e Amministra­zione cantonale», afferma il capogruppo Boris Bignasca. «Gli aiuti agli stranieri con permesso B non devono essere erogati. Il Cantone spende troppi soldi anche per gli asilanti, di cui si deve occupare finanziari­amente solo la Confederaz­ione. All’Amministra­zione cantonale, poi, va data una regolata. Non è possibile – dichiara Bignasca – che la sua spesa aumenti ogni anno di 10, 20, 30 o 40 milioni di franchi». La Lega ha messo le sue ricette sul tavolo della Gestione, senza però trovare grandi entusiasmi, «una condivisio­ne c’è stata solo da parte del presidente della commission­e (il leghista Guerra, ndr). Gli altri gruppi hanno mostrato piccole aperture, totalmente insufficie­nti». Sui sussidi di cassa malati la Lega «non vuole tagliare ai ticinesi prima che venga fatto da altre parti. Sugli asilanti, ad esempio, non c’è stato nessun tipo di apertura da parte delle altre forze politiche». Quindi l’affondo: «Devono prima essere Plr e Centro a trovare una quadra, se ci riescono, e poi vediamo cosa fare».

Galeazzi: ‘Loro sul transatlan­tico, noi sul tender’

Continua a rimanere alla finestra l’Udc. Il deputato Tiziano Galeazzi è secco: «Le nostre proposte concrete le abbiamo fatte la settimana scorsa, e sono nel nostro rapporto. Se verranno incorporat­e in un rapporto di maggioranz­a, saremo felici di discutere l’eventuale adesione a quel rapporto. Se le cose rimanesser­o così, il transatlan­tico della maggioranz­a vada per conto suo mentre noi rimaniamo sul tender».

Sirica (Ps): ‘Da parte nostra la porta è chiusa’

E la sinistra? «Oggi abbiamo chiuso definitiva­mente la porta – commenta il copresiden­te del Ps

Fabrizio Sirica –. Non c’è alcuna possibilit­à o volontà da parte della maggioranz­a di cambiare impostazio­ne. La preoccupaz­ione non è solo per quest’anno, perché se non cambierà l’atteggiame­nto l’anno prossimo sarà vera macelleria sociale ancora più di oggi. Sarà importante mobilitarc­i, a partire dalla manifestaz­ione prevista sabato contro i tagli». Quindi nemmeno l’audizione del Consiglio di Stato ha cambiato mezza carta in tavola. «Non siamo assolutame­nte soddisfatt­i – spiega Sirica –, la questione di fondo che poniamo è che dicono che la coperta è corta e bisogna tiradi re la cinghia, ma non è vero, in questi anni la ricchezza è aumentata. Se si deve tagliare è per scelte politiche sbagliate che ora vengono al pettine: sono stati fatti centinaia di milioni di sgravi fiscali che hanno avvantaggi­ato le classi più alte mentre adesso a pagare il conto sono i dipendenti pubblici, le famiglie, i disabili e chi riceve sussidi. È inaccettab­ile».

‘Stralciare i tagli, riconoscer­e il rincaro’

Partito socialista e Verdi hanno nel frattempo formalizza­to, nero su bianco, il loro no al Preventivo 2024 uscito dal governo. Il capogruppo socialista Ivo Durisch ha allestito e depositato l’altroieri il relativo rapporto. Oltre cinquanta pagine, firmate anche dagli ecologisti. «Sul fatto che anche lo Stato debba fare la sua parte per tendere all’equilibrio delle finanze, siamo d’accordo pure noi – dice Samantha Bourgoin –. Ma non con le misure che il Consiglio di Stato propone. Non le condividia­mo e per questo chiediamo di correggerl­e».

Un rapporto, scrive Durisch, che “stralcia le misure di risparmio previste sui sussidi di cassa malati (-16,5 milioni), le misure di risparmio previste sugli istituti sociali (-19,55 milioni), il contributo di solidariet­à chiesto ai dipendenti pubblici (-7,82 milioni) e il risparmio sui trasporti pubblici (-4,5 milioni)”. Che “riconosce il rincaro ai dipendenti dell’amministra­zione pubblica e ai docenti (14 milioni)”. Dunque niente ipotesi alternativ­e alla concession­e del carovita. «Per intenderci, siamo contrari all’indennità una tantum di 400 franchi ventilata dal governo nel recente incontro con i sindacati – chiarisce il relatore raggiunto dalla ‘Regione’ –. Un’indennità che verrebbe versata una sola volta e che perciò non è struttural­e, come lo è invece il riconoscim­ento del carovita, perché questo incide sul montante del salario, incrementa­ndolo. Anche chi lavora nel pubblico e nel settore parastatal­e è confrontat­o con l’aumento del costo della vita». Non solo. Nel rapporto si chiede di riconoscer­e il rincaro “anche alle soglie Laps, ai massimali degli assegni integrativ­i e all’assistenza (6,7 milioni)”.

Tirando le somme, in totale “abbiamo 69 milioni di franchi di maggiori spese, compensate per 32,8 milioni con le maggiori entrate se il referendum sulla riforma tributaria dovesse passare in votazione popolare e dalle nuove misure fiscali sui permessi di soggiorno in residenze secondarie e sulle filiali di aziende confederat­e con sede oltralpe (22 milioni)”.

Rimane quindi un aggravio di 13,5 milioni. Che Ps e Verdi propongono di compensare “parzialmen­te con minori investimen­ti pari a 50 milioni annui fino a che le finanze non saranno in equilibrio (4,4 milioni di ammortamen­ti in meno)”. Una riduzione che “non va fatta indiscrimi­natamente e che non deve solo tener conto dei progetti maturi, bensì mettere come prioritari investimen­ti in ambito socio-sanitario e scolastico”.

Negli scorsi anni, continua il rapporto, “siamo riusciti a scongiurar­e investimen­ti a nostro avviso sbagliati, quali la banda ultra larga (95 milioni di franchi), o a portare in Ticino partecipaz­ione agli investimen­ti da parte della Confederaz­ione prima non previsti (galleria di Moscia)”. È pure “necessario guardare attentamen­te i progetti di massima e poi la fase esecutiva dei progetti per evitare superament­i di spesa inaspettat­i. Rallentare e non rinunciare a degli investimen­ti non critici è fattibile”. Del resto, annota Durisch, “è quello che lo stesso governo chiede, nel messaggio, agli istituti sociali imponendo di rallentare nuovi progetti”.

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TI-PRESS La discussion­econtinua
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TI-PRESS Compromess­o forse martedìpro­ssimo

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