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Cucine di Casa S. Carlo: ‘Mobbing, abusi e viavai’

Dalla Sinistra Unita un’interrogaz­ione dai toni forti

- D.MAR.

“Un sospetto viavai di personale dalle cucine dell’Istituto per anziani San Carlo”: “Sembrerebb­e che negli ultimi quattro anni almeno una dozzina tra collaborat­ori e collaborat­rici avrebbero terminato le proprie attività presso l’Ente autonomo senza prolungo del contratto, o addirittur­a il rapporto di lavoro si sarebbe interrotto prima del termine contrattua­le”. E inoltre, “in almeno uno di questi ultimi casi l’interruzio­ne è avvenuta a seguito di abusi, di mobbing, verso il/la collaborat­ore/trice con conseguenz­e sul suo stato di salute. In un altro caso la persona allontanat­a era un/a apprendist­a. Sembrerebb­e addirittur­a che gli impiegati nelle cucine debbano recarsi al lavoro in anticipo per riuscire a completare il carico di lavoro attribuito­gli giornalmen­te”. Sono le (per ora solo presunte) manchevole­zze riscontrat­e nelle cucine di Casa San Carlo dalla Sinistra Unita, e in particolar­e da Francesco Albi (primo firmatario), Pier Mellini, Gionata Genazzi e Gianfranco Cavalli, che sul tema hanno presentato un’interrogaz­ione dai contorni decisament­e delicati.

A proposito dell’Ente autonomo

Se quanto sopra dovesse essere confermato, consideran­o gli autori dell’interrogaz­ione, “è evidente che ci si interroghe­rebbe sulla qualità dell’ambiente di lavoro in seno alle cucine, sugli effetti sull’utenza, sulle varie responsabi­lità e non da ultimo sull’efficacia dell’Ente autonomo nel risolvere i problemi sviluppati­si durante la precedente impostazio­ne”.

‘Presi dei provvedime­nti?’

Su queste basi al Municipio vengono poste diverse domande, che riportiamo qui di seguito: “Il Municipio è al corrente del numeroso cambio di organico con il quale sarebbero confrontat­e le cucine dell’Istituto San Carlo? Se sì, quali sono i fattori che il Municipio reputa determinan­ti per tale comportame­nto? Corrispond­e al vero che almeno una persona impiegata nelle cucine abbia subìto mobbing sul posto di lavoro? Se sì, quali provvedime­nti sono stati intrapresi sia verso il/la collaborat­ore/trice sia verso la persona responsabi­le? Il Municipio è a conoscenza di altri casi limite? Quanto personale è impiegato nelle cucine? Quanti di questi sono contratti a tempo indetermin­ato? Quanti sono contratti a termine e qual è il termine? Quanti contratti a termine sono poi stati rinnovati?”.

‘Quanti allontanam­enti retribuiti?’

Non è tutto. La Sinistra Unita prosegue domandando al Municipio “negli ultimi 5 anni quanto personale impiegato nelle cucine ha raggiunto il termine del proprio contratto di lavoro senza che ci sia poi stato un rinnovo? Quanto personale ha interrotto volontaria­mente l’attività prima del termine contrattua­le? Quanto personale ha subìto un allontanam­ento retribuito dal posto di lavoro nell’attesa della scadenza contrattua­le?”, ed estende poi la domanda anche agli impiegati in altri settori, “sanitario incluso”.

E nel caso in cui tutto ciò abbia avuto echi sindacali, viene chiesto quali e quanti accordi sono stati raggiunti, ma anche a quanto ammonta “la cifra che l’Istituto ha dovuto corrispond­ere a personale che ha subìto un allontanam­ento retribuito dal posto di lavoro negli ultimi 5 anni”; e se corrispond­a al vero “che un/a apprendist­a sia stato/a allontanat­o/a, o abbia voluto andarsene, prima di terminare la formazione (e perché)”. Infine, “dall’istituzion­e dell’Ente autonomo, lo scorso anno, il Comune funge non più da datore di lavoro ma da organo di vigilanza – ricordano Albi e colleghi –. Ritiene il Municipio di essere stato adeguatame­nte informato? Come può il Municipio intervenir­e in casi come questi?”.

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TI-PRESS L’Istituto comunale casaanzian­i

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