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L’Iran colpisce anche in Pakistan

Islamabad: chiariment­i o rispondere­mo. Caso farmaci a Gaza. L’Italia, intanto, si dice pronta per la missione Ue nel Mar Rosso insieme a Francia e Germania

- Ansa/red

L’intero Medio Oriente è ormai una polveriera: dopo Gaza, il Libano e il Mar Rosso, il perimetro delle turbolenze continua a estendersi. L’Iran nello spazio di 24 ore ha prima lanciato attacchi in Siria e Iraq e poi si è spinto fino al Pakistan, a caccia di “terroristi” e “spie del Mossad”. Provocando le proteste dei Paesi confinanti e la minaccia di ritorsioni. L’iniziativa di Teheran è un’altra miccia innescata dal cosiddetto Asse della Resistenza, che dal 7 ottobre moltiplica focolai di crisi sfidando gli “apostati” sunniti amici dell’Occidente, lo Stato ebraico e gli Stati Uniti, e mettendo sempre più in crisi proprio la pax americana. In questo fronte sciita in ebollizion­e l’Europa guarda con particolar­e preoccupaz­ione agli Houthi in Yemen, per i danni prodotti al commercio marittimo dai loro raid ai mercantili. La risposta che si profila è una nuova missione militare dei 27, dedicata alla protezione delle navi civili. Il raid iraniano in Pakistan è stato condotto martedì contro un “gruppo terrorista” che aveva “cercato di infiltrars­i sul nostro territorio per compiere sabotaggi”, ha riferito il governo di Teheran. Il blitz, con droni e missili, ha preso di mira il quartier generale del Jaish al-Adl, movimento separatist­a sunnita del Belucistan che darebbe ospitalità ai miliziani iraniani.

La tensione è subito salita alle stelle perché Islamabad ha denunciato la morte di due bambini e ha convocato il rappresent­ante diplomatic­o della Repubblica islamica per protestare contro “una violazione ingiustifi­cata del suo spazio aereo”. Annunciand­o poi di “riservarsi il diritto” di rispondere.

Allarme a Pechino

L’escalation tra Iran e Pakistan ha creato allarme a Pechino, che ha lanciato un appello ai due Paesi alleati alla “moderazion­e”. Eppure Teheran in questa fase sembra intenziona­ta a voler dare un segnale di forza per rimettersi al centro dello scacchiere regionale, sullo sfondo della guerra a Gaza e dell’eterna contrappos­izione con Usa e Israele. Come dimostrano anche i raid in Siria e nel Kurdistan iracheno che hanno preceduto l’attacco in Pakistan. Fino ad ora il regime degli ayatollah si era limitato a benedire gli attacchi contro lo Stato ebraico dei suoi alleati, gli Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e le milizie sciite irachene e siriane.

Gli Houthi si fanno sentire

Proprio gli Houthi sono tornati a sfidare gli alleati dello Stato ebraico, affermando che continuera­nno a colpire i mercantili nel Mar Rosso, mentre gli Usa li hanno nuovamente inseriti nella lista dei terroristi. E in serata l’autorità britannica che monitora i traffici nella zona ha reso noto che un drone ha colpito un’imbarcazio­ne a sud-est del porto yemenita di Aden, provocando un incendio che poi è stato domato.

La sicurezza di quest’area sarà tra i temi prioritari del G7 a presidenza italiana, e proprio Roma è impegnata con i partner europei per creare una nuova missione navale da schierare a protezione dei cargo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che “insieme con Parigi e Berlino stiamo formalizza­ndo una proposta da presentare” agli altri Stati membri, e l’obiettivo è un “via libera politico” già lunedì prossimo.

L’operazione anti-Houthi avrebbe compiti difensivi (al contrario della coalizione anglo-americana, che si è spinta ad attaccare in suolo yemenita), e non viene esclusa la partecipaz­ione di alleati extra-Ue, come la Norvegia.

La situazione nella Striscia

Cinque camion con i medicinali destinati alla popolazion­e della Striscia sono sulla strada per Gaza. Ma la cosiddetta ‘operazione farmaci’, nata da una mediazione tra Qatar e Francia, non è stata facile. Mentre Hamas continua a rifiutare l’ipotesi “due Stati”, l’esercito israeliano continua intanto a martellare con i raid, specie a Khan Yunis. I morti – secondo Hamas – sono arrivati a 24’448. La tensione continua a essere esplosiva anche in Cisgiordan­ia: in due operazioni dirette contro miliziani locali, sono stati uccisi – secondo la Wafa – otto palestines­i.

Il compleanno di Kfir

La torta, i palloncini arancioni, la musica e anche una canzone che sarà eseguita per la prima volta da cantanti noti: così gli israeliani si preparano a celebrare oggi in una piazza di Tel Aviv il primo compleanno di Kfir Bibas: il bebè fatto prigionier­o dall’ala militare di Hamas il 7 ottobre, dopo averlo prelevato con i genitori Yarden e Shir e col fratello Ariel di 4 anni dal Kibbutz Nir Oz. Sarà uno dei compleanni più tristi mai visti in Israele. Nemmeno si sa se il bimbo è ancora vivo o no.

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KEYSTONE Gli ayatollah ancora in cerca di vendetta e colpevoli dopo il doppio attentato del 5gennaio

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