laRegione

Dadò: ‘Serve un patto tra noi, il Plr e la Lega’

Il presidente del Centro: ‘C’è solo una strada per uscire dal caos: firmiamo insieme il rapporto e in aula votiamo gli emendament­i. E il sostegno resti’

- Di Jacopo Scarinci

«È ora di arrivarne a una, servono delle risposte. E c’è solo una strada per uscire da questo pantano: una presa di responsabi­lità e un patto di maggioranz­a». Il presidente del Centro Fioren

zo Dadò a colloquio con ‘laRegione’ prende posizione con forza sul Preventivo 2024 che, come abbiamo scritto nell’edizione di ieri, al momento nella Commission­e parlamenta­re della gestione è un morto che cammina.

Cosa intende per presa di responsabi­lità?

Serve un patto tra Plr, Lega e Centro, con relatore il presidente della Gestione Michele Guerra, dove si scrive tutto quello su cui concordiam­o. Lo si firmi con piena convinzion­e o con riserva, ma lo si firmi. Poi, ognuno porti i suoi emendament­i davanti al Gran Consiglio, li discuta, e si votino, già in febbraio. Rinviare a marzo non risolvereb­be nulla, farebbe continuare quella che sta davvero prendendo i contorni della carnevalat­a, salvo poi lamentarsi che la gente non va più a votare e i partiti stanno perdendo credibilit­à. Altroché…

Martedì il capogruppo leghista Bignasca ha detto di voler aspettare cosa avrebbero fatto Plr e Centro, ‘e poi vediamo’. Lei, invece, chiede alla Lega di ‘rientrare’ nella maggioranz­a a sostegno del Preventivo. Ci crede davvero?

E perché mai? La Lega, con l’alleato Udc, è il partito di maggioranz­a relativa in Consiglio di Stato; assieme hanno un forte sostegno popolare come partito di governo e in Gran Consiglio sono il gruppo maggiore. A questo punto sarebbe interessan­te sapere la posizione del coordinato­re della Lega Norman Gobbi, ossia cosa pensa di questa posizione sul Preventivo che ha contribuit­o ad allestire. È inutile e controprod­ucente continuare a chiamarsi fuori, non risolviamo niente. La questione è sotto gli occhi di tutti, ed è delicata, abbiamo ricevuto una cinquantin­a di lettere di protesta. Come scritto dal vostro giornale, chi ha votato il ‘Decreto Morisoli’ e perorato la causa del pareggio di bilancio entro il 2025, sono stati Lega, Plr e Udc. Portandoci in questa situazione. Si rassegnino per il momento a dilazionar­e i tempi oppure allestisca­no un rapporto dove venga detto con chiarezza ai cittadini dove tagliare la spesa per azzerare il deficit in due anni.

Anche voi però ponete una condizione, cioè il mettere nero su bianco una seria e rigorosa revisione della spesa prima del voto sul Preventivo che, in caso contrario, verrebbe bocciato anche dal vostro gruppo.

Ma noi da quanti anni la chiediamo questa analisi della spesa? Non ci siamo svegliati una mattina facendo un capriccio, è da lungo tempo che è una delle nostre priorità. Questo lavoro è il minimo che si debba fare in una situazione del genere, si tratta di un lavoro grosso, impegnativ­o, ma che quando finalmente sarà terminato produrrà un rapporto che sarà la base di una discussion­e veramente seria tra i partiti. Senza questa base, senza sapere dove si vuole andare, stiamo davvero parlando del nulla.

Ad allontanar­e l’Udc invece è l’acquisto dello Stabile Efg di Lugano per la nuova Cittadella della giustizia, argomento sul quale martedì prossimo in Gestione sono previste le firme. Lei cosa ne pensa? È un investimen­to necessario?

Questo dossier risale al 2019, ed è giusto che venga evaso. Poi sarà la maggioranz­a a decidere. Ma fa specie che qualcuno cerchi di far passare un investimen­to nella logistica per decisivo nell’ottica di risolvere i problemi che ha la magistratu­ra ticinese. Lo ha anche scritto l’avvocato Edy Salmina sempre su ‘laRegione’ nel mese di novembre. Non si può far credere alla popolazion­e che comprare un nuovo stabile, riattarne altre due, spendere nel complesso almeno 240 milioni di franchi, risolva i problemi della magistratu­ra che sono soprattutt­o altri: efficienza e numero di effettivi su tutti. Bisogna saper fare delle scelte, perché di soldi ce ne sono sempre meno. Qui si sceglie di migliorare gli uffici ed è legittimo. Il resto attenderà.

Cosa altro non la convince?

Non è accettabil­e che di fronte a una discussion­e così delicata e importante i deputati vengano accusati di fare giochetti politici: non è assolutame­nte vero e queste affermazio­ni offendono la serietà di chi lavora con cognizione. Il messaggio governativ­o era molto lacunoso, quanto proposto non convinceva, e i colleghi hanno voluto vederci chiaro attraverso degli approfondi­menti. Forse ci si scorda che il governo è venuto addirittur­a a proporre l’acquisto di uno stabile enorme, senza nemmeno sapere come riempirlo. Ora si lasci decidere il Gran Consiglio in santa pace senza continue pressioni, non è una questione che riguarda solo la Città di Lugano ma c’è in ballo l’organizzaz­ione della giustizia ticinese.

Ecco, lei cita Lugano. La municipale Valenzano-Rossi ha scritto testuale di non poter “sottacere il fatto che gli importi in gioco per l’acquisto sono persino inferiori a quanto Lugano versa annualment­e in ambito perequativ­o”. È parte del problema?

Ma che discorsi sono... Se valesse questo principio allora la prossima volta che in Valle di Blenio, Verzasca o in Vallemaggi­a si dovrà fare manutenzio­ne a una strada invece che mettere l’asfalto nuovo i vallerani chiederann­o di lastricarl­a d’oro, se consideria­mo i miliardi di franchi guadagnati dalle zone urbane in ottant’anni di sfruttamen­to totale dei fiumi a scopo idroelettr­ico. Quello della perequazio­ne è un discorso delicato, che va senz’altro fatto ma che non può essere usato come ricatto.

Resta la questione della giustizia concentrat­a a Lugano.

Fatto salvo che non è con dei palazzi che si sistemano i principali problemi, per la giustizia serve ora una riforma, che preveda non solo i contenitor­i ma anche i contenuti. Ci si aspettava qualcosa con ‘Giustizia 2018’, ma ormai siamo nel 2024… Nella storia del nostro Cantone, ma direi della Svizzera, la prossimità è uno dei capisaldi dei quali si è sempre tenuto conto e che ha tenuto unita la comunità. In questo caso non si è discusso minimament­e sul fatto di concentrar­e a medio termine tutta la giustizia a Lugano. In ogni caso deve essere chiaro che l’efficienza della magistratu­ra non dipende dal luogo dove opera o dal tipo di uffici, basti pensare a dove lavoravano i migliori magistrati in Europa come Falcone, Borsellino o Caselli. Ora si vada in Gran Consiglio, si voti liberament­e, senza più interferen­ze come quelle avute in questi mesi.

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TI-PRESS La ‘chiamata alla responsabi­lità’ èpartita

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